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GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica 22 Ottobre 2000

 

1. "Il figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita in riscatto per molti" ( Mc 10,45).

Queste parole del Signore, carissimi Fratelli e Sorelle, risuonano oggi, Giornata Missionaria Mondiale, come lieta notizia per tutta l’umanità e come programma di vita per la Chiesa e per ciascun cristiano. Lo ha ricordato all'inizio della Celebrazione il Cardinal Jozef Tomko, Prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, informando della presenza stamane in questa Piazza dei Delegati di 124 Nazioni, che hanno partecipato al Congresso Missionario Mondiale, e degli studiosi di varie Confessioni convenuti per il Congresso Missiologico Internazionale. Ringrazio il Cardinale Tomko per l'indirizzo augurale rivoltomi e per tutto il lavoro che, insieme con i Membri della Congregazione da lui presieduta, svolge a servizio dell'annuncio del Vangelo nel mondo.

"Il figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la vita in riscatto per molti". Queste parole costituiscono l'auto-presentazione del Maestro divino. Gesù definisce se stesso come colui che è venuto per servire e che proprio nel servizio e nel dono totale di sé fino alla croce rivela l’amore del Padre. Il suo volto di «servo» non diminuisce la sua grandezza divina, ma la illumina di una luce nuova.

Gesù è il "grande e sommo sacerdote" (Eb 4,14), è il Verbo che "era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste", (Gv 1,2). Gesù è il Signore, che "pur essendo di natura divina non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo" (Fil 1,6-7); Gesù è il Salvatore, al quale "possiamo accostarci con piena fiducia". Gesù è la Via, la Verità e la Vita (Gv 14,6), il pastore che ha dato la vita per le pecore (Gv 10,11), il capo che conduce alla vita (At 3,15).

2. L'impegno missionario scaturisce come fuoco d’amore dalla contemplazione di Gesù e dal fascino che egli emana. Il cristiano che ha contemplato Gesù Cristo non può che sentirsi rapito dal suo fulgore (cfr Vita consecrata, 14) e testimoniare la sua fede in Cristo unico Salvatore dell’uomo. Quale grande grazia è questa fede che abbiamo ricevuto come dono dall’alto, senza alcun nostro merito (cfr Redemptoris missio, 11)!

Questa grazia diventa a sua volta fonte di responsabilità. E' grazia che ci rende annunciatori e apostoli: ecco perché dicevo nell'Enciclica Redemptoris missio che "la missione è problema di fede, è l’indice esatto della nostra fede in Cristo e del suo amore per noi" (n.11). E ancora: "Se il missionario non è un contemplativo, non può annunciare Cristo in modo credibile" (n.91).

È fissando lo sguardo in Gesù, il missionario del Padre e il sommo sacerdote, l’autore e il perfezionatore della fede (cfr Eb 3,1: 12,2), che impariamo il senso e lo stile della missione.

3. Egli non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita per tutti. Sulle orme di Cristo, il dono di sé a tutti gli uomini costituisce un imperativo fondamentale per la Chiesa ed è insieme un'indicazione di metodo per la sua missione.

Donarsi significa innanzitutto riconoscere l’altro nel suo valore e nei suoi bisogni. "L’atteggiamento missionario inizia sempre con un sentimento di profonda stima di fronte a ciò che c’è in ogni uomo, per ciò che egli stesso, nell’intimo del suo spirito ha elaborato riguardo ai problemi più profondi e importanti; si tratta di rispetto di tutto ciò che in lui ha operato lo Spirito, che soffia dove vuole" (Redemptor hominis, 12).

Come Gesù ha rivelato la solidarietà di Dio per la persona umana assumendone totalmente la condizione, eccetto il peccato, così la Chiesa vuole essere solidale con "le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono" (Gaudium et spes, 1). Essa si avvicina alla persona umana con la discrezione e il rispetto di chi ha un servizio da compiere e crede che il primo e più grande servizio è quello di annunciare il Vangelo di Gesù, far conoscere il Salvatore, colui che ha rivelato il Padre ed insieme ha rivelato l’uomo all’uomo.

4. La Chiesa vuole annunciare Gesù, il Cristo, figlio di Maria, seguendo la via che Cristo stesso ha preso: il servizio, la povertà, l’umiltà, la croce. Essa deve, pertanto, resistere con forza alle tentazioni che l’odierno Vangelo ci lascia intravedere nel comportamento dei due fratelli, che volevano sedere "uno alla destra e uno alla sinistra" del Maestro, ma anche degli altri discepoli che si mostrarono non insensibili allo spirito della rivalità e della competizione. La parola di Cristo traccia una linea netta di divisione tra lo spirito del dominio e quello del servizio. Per un discepolo di Cristo essere il primo significa essere "servo di tutti".

E' un capovolgimento di valori che si comprende solo volgendo lo sguardo al Figlio dell’uomo "disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire" (Is 53,3). Sono le parole che lo Spirito Santo farà comprendere alla sua Chiesa in rapporto al mistero di Cristo. Solo a Pentecoste gli Apostoli riceveranno la capacità di credere nella "forza della debolezza", che si manifesta nella Croce.

E qui il mio pensiero va ai tanti missionari che, giorno dopo giorno, nel silenzio e senza l’appoggio di alcuna potenza umana, annunciano e prima ancora testimoniano il loro amore per Gesù, spesse volte fino al dono della vita, come è accaduto anche recentemente. Quale spettacolo si apre di fronte all'occhio del cuore! Quanti fratelli e sorelle spendono generosamente le loro energie sulle frontiere avanzate del Regno di Dio! Sono Vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, laici, che ci rappresentano Cristo al vivo, lo mostrano concretamente come Signore che è venuto non per essere servito, ma per servire e dare la vita per amore del Padre e dei fratelli. A tutti va il mio grato apprezzamento insieme con un caloroso incoraggiamento a perseverare con fiducia. Coraggio, fratelli e sorelle! Cristo è con voi.

Ma accanto a coloro che s'affaticano in prima linea nella missione "ad gentes", deve essere l’intero popolo di Dio, ciascuno con il suo contributo, come hanno bene intuito e sottolineato i fondatori delle Pontificie Opere Missionarie: tutti possono e debbono partecipare all'evangelizzazione, anche i piccoli, anche gli ammalati, anche i poveri con il loro obolo, proprio come quello della vedova additata ad esempio da Gesù (cfr Lc 21,1-4). La missione è opera di tutto il popolo di Dio, ognuno nella vocazione alla quale è stato chiamato dalla Provvidenza.

5. Le parole di Gesù sul servizio sono anche profezia di un nuovo stile di rapporti da promuovere non solo nella comunità cristiana, ma anche nella società. Non dobbiamo mai perdere la speranza di far nascere un mondo più fraterno. La competizione senza regole, il desiderio di dominio sugli altri ad ogni costo, la discriminazione operata da alcuni che si credono superiori agli altri, la sfrenata ricerca della ricchezza, sono all’origine di ingiustizie, violenze e guerre.

Le parole di Gesù diventano allora invito ad invocare la pace. La missione è annuncio di Dio che è Padre, di Gesù che è nostro fratello maggiore, dello Spirito che è amore. La missione è collaborazione, umile ma appassionata, al disegno di Dio che vuole un’umanità salvata e riconciliata. Al vertice della storia dell’uomo secondo Dio vi è un progetto di comunione. Verso questo progetto deve portare la missione.

Alla Regina della Pace, Regina delle Missioni e Stella dell’evangelizzazione chiediamo il dono della pace. Invochiamo la sua materna protezione su tutti coloro che generosamente collaborano alla diffusione del nome e del messaggio di Gesù. Ella ci ottenga una fede tanto viva e ardente da far risuonare con forza rinnovata agli uomini del nostro tempo la proclamazione della verità di Cristo, unico Salvatore del mondo.

Alla fine desidero ricordare le parole che ho pronunciato ventidue anni fa in questa Piazza: "Non abbiate paura! Aprite le porte a Cristo!"

 

 

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