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LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AL PATRIARCA DI CILICIA DEGLI ARMENI


Al Venerabile Fratello
Sua Beatitudine Hemaiagh Pietro XVII Ghedighian
Patriarca di Cilicia degli Armeni

Compiuto ormai felicemente il settantaseiesimo anno della Tua vita, hai voluto notificare, Venerabile Fratello Nostro, che sei dispostissimo ed eseguire scrupolosamente la volontà del Concilio Vaticano II, a rimettere, cioè, alla Sede Apostolica, la rinunzia all’ufficio pastorale di Patriarca di Cilicia degli Armeni, poiché hai giudicato prudente beneficio il parere del medesimo Concilio circa l’ultima età dei pastori già in cura d’anime, come stabiliscono il Decreto Christus Dominus e la Lettera emanata Motu Proprio “Ecclesiae Sanctae”.

Noi, insieme con i Fratelli nell’Episcopato e con il Popolo di Dio, non possiamo non lodare tanta magnanimità, con la quale Tu, guardando al solo bene spirituale di tutta la Chiesa Cattolica dell’Armenia, ci chiedesti vivamente di accogliere quella decisione di rinunziare.

In questo giorno pertanto, nel quale ricorre l’undicesimo anno della Tua ordinazione episcopale, acconsentiamo alla Tua deliberazione, sì che, rimossi i gravi oneri connessi con l’autorità del Patriarca, Tu possa serenamente attendere alle cose dell’anima e fare la volontà di Dio nel servizio dei fratelli.

Come uomo di Dio destinato dal cielo alla preghiera e al sacrificio nel continuare d’ora in poi la Tua Opera pastorale nella Chiesa pellegrinante, Ti allieterai con il salmista: “Saldo è il mio cuore... canterò e salmeggerò” (Sal 56,8).

Come già facemmo in occasione del Tuo giubileo sacerdotale, così anche ora desideriamo, Venerabile Fratello Nostro, attestare di nuovo i sentimenti dell’animo, molto lieto e riconoscente per i benefici che Ti sono stati concessi da Dio, e che Tu hai copiosamente elargiti ai fratelli nell’Episcopato e al clero di codesto Patriarcato, anzi a tutti i fedeli.

Sappiamo bene che continuerai con gioia la tua attività pastorale là dove avrai deciso di lavorare anche in seguito nella vigna del Signore, per quanti vorranno essere formati dallo Spirito Santo e guidati dalla tua azione pastorale.

Ma ci è gradito al presente ricordare pubblicamente la tua profonda erudizione nelle cose religiose e nella cultura dell’animo, la tua sempre risoluta voglia di agire, l’adempimento dei gravi incarichi e anche le chiare virtù che continuano ad ornare la tua vita. Ci è pure gradito elogiare la tua feconda attività nell’apostolato e l’assidua tutela della fede e dei costumi, l’amore di padre e la sollecitudine per le persone: cose che ti hanno reso simile a Cristo, Maestro divino e Buon Pastore.

Su di Te perciò, venerabile fratello nostro, invochiamo abbondanza di doni celesti e grazie divine, unitamente al conforto del Santo Paraclito e all’aiuto della Vergine Maria Immacolata, Regina degli Armeni e Madre della Chiesa.

Intanto, mentre preghiamo il Dio delle misericordie, perché ti colmi di tutti i beni e ti illumini con la luce del suo volto, e ti conservi in salute nel tuo ministero dedito alla preghiera, ti impartiamo di cuore la nostra Apostolica Benedizione.

Dai Palazzi Vaticani, il 30 maggio, l’anno 1982, quarto del nostro pontificato.

GIOVANNI PAOLO PP. II

 

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