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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
A JOSEPH AURÈLE PLOURDE, ARCIVESCOVO DI OTTAWA,
IN OCCASIONE DEL V° CONGRESSO INTERNAZIONALE
DI STUDIO SUL DIRITTO CANONICO

 

Al mio venerabile fratello, Joseph Aurèle Plourde,
arcivescovo di Ottawa.

Avendo ricevuto notizia del congresso della “Consociatio Internationalis Studio Iuris Canonici Promovendo”, che si terrà tra poco a Ottawa, le scrivo per chiederle di esprimere a tutti i partecipanti l’assicurazione del mio profondo interesse pastorale e della mia vicinanza nella preghiera.

Sono lieto di sapere che il tema scelto per il congresso è il nuovo Codice di diritto canonico. È certamente molto opportuno che, poco dopo la promulgazione della nuova legislazione della Chiesa, si facciano sforzi particolari per promuovere una più piena comprensione del suo significato e della sua importanza. Non dubito che tutti voi vi stiate già impegnando a far ciò nelle vostre Chiese e comunità locali, rendendo così un contributo unico e importante. Questo congresso vi sarà certamente d’aiuto in questo impegno, aiutandovi ad allargare la vostra conoscenza del contenuto del nuovo Codice e approfondendone l’apprezzamento quale strumento al servizio della Chiesa tutta, di ogni individuo e di ogni comunità locale.

La Chiesa è l’edificio di Dio, di cui Cristo è la pietra angolare; da questo fondamento la Chiesa riceve la sua stabilità e coesione (cf. Lumen Gentium, 6). È giusto allora dire che la legittimità e il significato dei vari elementi della vita della Chiesa e della sua struttura consistono nella relazione di questi elementi con la volontà di Cristo, fondatore e capo del corpo. In questo senso il presente Codice, che enuncia i principi essenziali e dichiara le norme necessarie per l’adeguato ordinamento della società ecclesiale, dev’essere visto come un dono prezioso, un dono di Cristo alla sua Chiesa: un dono che deve essere ricevuto da tutta la comunità ecclesiale con gioia e gratitudine. Dunque le leggi della disciplina canonica suscitano una risposta che è nutrita da una visione di fede e riscaldata dall’amore.

Inoltre, il nuovo Codice di diritto canonico incarna le direttive e l’autentico spirito del Concilio Vaticano II che suscitò una risposta tanto generosa nell’intera comunità cattolica e fu anche ben accolto da altre Chiese cristiane e comunità ecclesiali. È mia speranza e preghiera - un desiderio che si confà alla natura specifica del ministero pastorale universale del Vicario di Cristo - che il nuovo Codice entri sempre più pienamente nella vita del popolo di Dio, contribuendo così a quella continua riforma di cui la Chiesa ha bisogno e che il Concilio ha così ardentemente sostenuto (cf. Unitatis Redintegratio, 6).

In quest’occasione vorrei ricordare ciò che ho affermato nella costituzione apostolica Sacrae disciplinae leges a proposito del ruolo del Codice:

“Il Codice di diritto canonico è estremamente necessario alla Chiesa. Poiché, infatti, essa è organizzata come una compagine sociale e visibile, ha anche bisogno di norme: sia perché la sua struttura gerarchica e organica sia visibile) sia perché l’esercizio delle funzioni a lei divinamente affidate, specialmente quelle della sacra potestà e dell’amministrazione dei sacramenti, possa essere adeguatamente organizzato; sia perché le scambievoli relazioni dei fedeli possano essere regolate secondo giustizia, basata sulla carità, garantiti e ben definiti i diritti dei singoli; sia, finalmente, perché le iniziative comuni, prese per una vita cristiana sempre più perfetta, attraverso le norme canoniche vengano sostenute, rafforzate, promosse”.

Se il Codice è necessario per la Chiesa, quanto importanti sono i giuristi canonici che sono informati a fondo della nuova legislazione, che possono aiutare a interpretarla con precisione e in conformità con gli insegnamenti del Concilio Vaticano II e che possono poi applicarla con equità e carità. Questa è la grande sfida e responsabilità propria di coloro che nel 1984 rendono un servizio vitale alla Chiesa studiando la legge canonica, collegandola in modo più preciso alla vita e alla missione della Chiesa.

Una vera comprensione del ruolo dei giuristi canonici all’interno della comunità ecclesiale può derivare soltanto da un’appropriata considerazione dello scopo della legge stessa e del Codice che la racchiude. Come puntualizza la sopra menzionata costituzione apostolica, lo scopo del Codice è di “creare un tale ordine nella società ecclesiale che, assegnando il primato all’amore, alla grazia e ai carismi, renda più agevole contemporaneamente il loro organico sviluppo nella vita sia della società ecclesiale, sia anche delle singole persone che ad essa appartengono”. In questo senso il Codice è uno “strumento indispensabile” della vita e della vitalità della Chiesa.

Lavorare per l’adeguata applicazione del Codice equivale a lavorare per la costruzione della Chiesa stessa. Significa lavorare per la salvezza del mondo. Significa giocare un ruolo straordinariamente costruttivo nella continuazione della missione redentiva di Cristo stesso. I giuristi canonici devono essere consapevoli delle loro gravi responsabilità nel compito di consolidare la vita della Chiesa a ogni livello, secondo lo spirito del Vangelo, superando difficoltà e bandendo il lassismo nell’osservanza di una disciplina che, in ragione della sua ordinazione alla vita e alla missione della Chiesa, è veramente sacra e salvifica.

Desidero perciò esprimere la mia ammirazione per l’inestimabile contributo che i giuristi canonici stanno rendendo alla missione pastorale e apostolica della Chiesa. Come ho affermato in altre occasioni, il nuovo Codice è l’ultimo importante documento del Concilio. Con la sua promulgazione abbiamo raggiunto un nuovo stadio nell’impegno di realizzare quell’interiore rinnovamento che il Concilio intendeva e per il quale continuiamo a lavorare e pregare. Che tutti i canonisti perseverino nel lavoro vitale che sta loro di fronte, quali generosi servitori sempre desiderosi di seguire la guida dello Spirito Santo, come servitori fedeli che cercano di porre pienamente i loro talenti e doni al servizio della volontà del Padre.

Con questi sentimenti prego affinché lo Spirito di verità e di amore rafforzi coloro che sono radunati ad Ottawa per questo importante congresso. Su tutti loro, invoco la grazia e la pace di nostro Signore Gesù Cristo e di cuore impartisco la mia benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 10 agosto 1984.

IOANNES PAULUS PP. II

 

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