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LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AL CARDINALE AGOSTINO CASAROLI
IN OCCASIONE
DEL 50° DI ORDINAZIONE SACERDOTALE

 

Al venerato fratello Agostino Cardinal Casaroli
Segretario di Stato

Nel giorno gioioso, in cui ella celebra il cinquantesimo di sacerdozio, desidero porgerle i miei più fervidi auguri. Se è mia consuetudine esprimere ai signori Cardinali ed ai Vescovi i miei sentimenti di affetto e di felicitazione quando essi festeggiano la nascita del loro sacerdozio, particolarmente volentieri faccio questo per lei, che è mio primo collaboratore. Ella è infatti, a capo della Segreteria di Stato, il cui compito è quello di aiutare da vicino il Papa nel governo della Chiesa universale; ella ha anche l’ufficio di Prefetto del Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa, e fa le mie veci nel governo civile della Città del Vaticano: uffici e dignità ai quali giustamente ella è stato elevato, avendo dimostrato per lungo tempo a questa sede apostolica la ricchezza del suo ingegno, la sua diligenza, la sua abilità in questioni che richiedono singolare prudenza, specie nel campo dei rapporti internazionali.

Ella ha consacrato queste doti, insieme con tutte le sue energie, al servizio della Santa Sede con operosa dedizione e profondo senso del dovere; e non per qualche tempo, ma per l’intera sua vita sacerdotale. È superfluo rilevare la singolarità della circostanza provvidenziale di essere stato chiamato a servire così da vicino e per un tempo tanto lungo quella sede, che in qualche modo è il cuore di tutta la Chiesa.

Il raggiunto traguardo nella vita sacerdotale offre gradita occasione per rievocare con brevi cenni la via da Lei percorsa fino a questo momento.

Castel San Giovanni, nella diocesi di Piacenza, è il luogo dove ella è nato e dove è cresciuto in una famiglia molto religiosa, che fu “come il primo seminario” (Optatam Totius, 2) della sua vocazione ecclesiastica. Compiuti gli studi in istituti di quella diocesi, specialmente nel Collegio Alberoni, ha atteso, a Roma, allo studio del diritto e della diplomazia.

Il 27 maggio del 1937, con profonda gioia ella ha potuto ascendere al sacerdozio, “onore e dignità incomparabilmente grandi”, per usare una espressione di sant’Epifanio (cf. S. Epiphanii. Adv. octog. haeres., Panarium, 59, 4: PG 41, 1023). Adv. octog. haeres, Panarium, 59, 4; PG 41, 1023). Il ricordo di quel giorno è stato sempre vivo in lei, ma ora, dopo cinquant’anni, si farà certo sentire con maggiore intensità, e la ricolmerà di spirituale dolcezza, inducendola ad esprimere a Dio, datore di ogni bene, tutta la sua gratitudine.

Poco dopo l’ordinazione sacerdotale ella è entrato nel servizio della Santa Sede, e precisamente nell’allora I sezione della Segreteria di Stato. In pari tempo ha seguito un corso di perfezionamento presso la Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale, che le fu di grande utilità per i compiti che l’attendevano. In seguito, dal 1947, nel fedele servizio alla Santa Sede, ha intrapreso i suoi primi viaggi per il mondo. Ma ben presto è stato chiamato a “salire più in alto”: Papa Giovanni XXIII, mio predecessore di venerata memoria, la nominò Sottosegretario della Sacra Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari. In virtù di tale incarico ella ha guidato la Delegazione della Santa Sede, che a Vienna prese parte alla conferenza delle Nazioni Unite sulle relazioni diplomatiche e, due anni dopo, all’analoga conferenza sulle relazioni consolari. Spesso, poi, ella si è recato nei paesi dell’Europa orientale, facendo sì che, per il bene della Chiesa, si riprendessero con essi nuovi contatti. In particolare mi è caro ricordare i viaggi da lei compiuti nella mia Polonia, dove per la prima volta l’ho incontrato e conosciuto.

Nel 1967, il Papa Paolo VI, dopo averla insignito della dignità di Arcivescovo titolare di Cartagine, le affidò l’incarico di Segretario della stessa Sacra Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari, che prese poi il nome di Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa. A tali compiti altri se ne sono aggiunti nella Curia romana, oltre a sempre più frequenti viaggi di rilevante importanza, tra i quali vorrei ricordare quelli in Jugoslavia, in Ungheria, in Cecoslovacchia, nelle due Germanie, in Bulgaria e in Russia, dove -nella capitale Mosca –, nel 1971, ella ha sottoscritto a nome della Santa Sede il patto di non proliferazione delle armi atomiche, e in Finlandia dove, a Helsinki, in qualità di Capo della Delegazione della Santa Sede, ha preso parte alla conferenza sulla sicurezza e cooperazione europea. Particolare menzione merita il fatto che alla conferenza straordinaria delle Nazioni Unite sul disarmo, ella ha portato nel mese di giugno del 1978 l’appello di Paolo VI, e poi, nel 1982, il mio per una strategia della pace.

Arricchito di tanti meriti, nel 1979, ella è stato da me chiamato a far parte del Collegio Cardinalizio, e le sono stati affidati i rilevanti incarichi al vertice della Curia romana sopra menzionati. In questa solenne occasione sono lieto di darle atto dell’importantissimo lavoro da lei svolto accanto a me, sempre assistendomi, nel ministero affidatomi, con saggi consigli, ispirati da un costante affetto nei miei riguardi e verso la sede romana. L’ispirazione che la anima e le sue molteplici doti danno la certezza che potrà rendere alla Santa Sede ancora molti servizi.

Varie volte e in diverse nazioni ella ha rappresentato la mia persona in qualità di Cardinale Legato a importanti celebrazioni ecclesiali, fra le quali mi piace ricordare, per la loro singolarità, quelle del luglio 1985 in Jugoslavia e Cecoslovacchia in onore dei santi Cirillo e Metodio.

La conclusione del grave e difficile negoziato per la revisione del Concordato con l’Italia, come già prima, quella delle trattative condotte con la Tunisia, l’Ungheria, la Jugoslavia e la stessa Polonia, segnano momenti significativi del suo servizio ecclesiale.

Né si può dimenticare l’opera da lei svolta, insieme col compianto Cardinale Antonio Samoré, e poi, particolarmente nell’ultima fase, per la felice conclusione della mia mediazione nel “diferendo austral” fra Cile e Argentina.

Tutti questi gravosi incarichi, tuttavia, non le hanno mai impedito di esercitare anche un molteplice e zelante ministero pastorale, dando costantemente prova di essere cosciente del dovere sacerdotale di dispensare i misteri di Dio (cf. 1 Cor 4, 1). Infatti, oltre a svolgere l’apostolato comune ai presbiteri, da lungo tempo ella ha cura de i giovani, principalmente dei carcerati, allo scopo di richiamarli alla virtù con paterne esortazioni e incoraggiamenti. E questa opera di misericordia è da lei compiuta nel nascondimento, evitando di dar nell’occhio alla gente. Come Assistente Ecclesiastico è stato, inoltre, di grande aiuto all’Unione degli Imprenditori Cattolici, che hanno un ruolo importante nell’odierna società, così assetata di giustizia, per il cui conseguimento è necessario porre in atto la dottrina sociale cattolica. Del resto, in tutta la sua vita sacerdotale risplende quella carità cristiana, che l’ha spinto a portare aiuto e sollievo alle famiglie in condizioni disagiate, ai poveri, ai bisognosi.

Nell’esprimerle pertanto i migliori auguri per questa fausta data giubilare, le sono grato per l’attività veramente instancabile con cui si è interamente dedicato alla causa di questa sede apostolica. Vorrei ringraziarla non soltanto a nome mio, ma -facendomi in qualche modo loro interprete -anche a nome dei miei predecessori Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, che ella ha servito con grande diligenza in vari compiti e che ora, felici nell’eternità, le sono certamente riconoscenti e pregano Dio per lei, uniti nella comunione dei santi. Chiedo a Dio di conservarla a lungo in buona salute e di colmarla dell’abbondanza dei suoi doni più belli.

“E poiché i sacerdoti possono a titolo speciale essere chiamati figli della Vergine Maria” (Pio XII, Menti nostrae, AAS 42 [1950] 673), l’amore di questa beatissima Madre la sostenga sempre, le dia forza, la conforti in ogni circostanza di questa vita terrena.

Infine, venerato fratello, in attestazione della mia stima e del mio affetto, le imparto una speciale benedizione apostolica, che desidero estendere a tutti coloro che le sono cari e a quanti partecipano alla gioia del suo giubileo sacerdotale.

Dal Vaticano, il 27 maggio dell’anno 1987, nono del pontificato.

IOANNES PAULUS PP. II

 

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