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LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AL
CARDINALE LUIGI DADAGLIO
PRESIDENTE DEL COMITATO CENTRALE PER L’ANNO MARIANO
IN OCCASIONE DEL CONVEGNO INTERNAZIONALE
DI STUDIO SULLA «REDEMPTORIS MATER»

 

Al venerato fratello
il signor Cardinale Luigi Dadaglio
Presidente del Comitato Centrale per l’anno mariano.

1. “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15).

Con queste parole pronunciate da Gesù all’inizio del suo ministero pubblico mi rivolgo a lei ed ai carissimi fratelli e sorelle partecipanti al convegno internazionale dedicato allo studio dei contenuti e delle prospettive dottrinali e pastorali dell’enciclica Redemptoris Mater. L’incontro, organizzato dalla Pontificia Accademia Mariana Internazionale sotto gli auspici del Comitato centrale per l’anno mariano, si inserisce nella serie di iniziative che, allo scopo anche di preparare la Chiesa e l’umanità al Giubileo cristologico del duemila, si propongono di approfondire sempre più la conoscenza del mistero di Maria (cf. Redemptoris Mater, 4).

2. Nel linguaggio neo-testamentario la “pienezza del tempo” coincide con la venuta del Regno di Dio nella persona e nell’opera di Gesù Cristo, alla quale deve corrispondere l’adesione di fede dell’intero Popolo di Dio. Questa risposta corale trova il suo apice ed il suo punto di riferimento in Maria che con il “fiat” dell’annunciazione e di tutta la sua vita si fa modello di un “sì” pienamente libero e totalmente disponibile. Senza la sua accettazione dell’iniziativa divina la storia della salvezza non avrebbe avuto il decorso che noi conosciamo.

La Madre del Signore riveste un ruolo particolare nel cammino storico della comunità dei credenti, essendo a lei spettato di generare nel tempo l’eterno Figlio di Dio. Essa però non costituisce un principio parallelo a quello di Cristo e della Chiesa, bensì, con Cristo e con la Chiesa, è manifestazione dell’attività salvifica di Dio nella storia; è luogo di incontro tra il divino e l’umano, tra la grazia e la fede; è paradigma del comportamento dell’uomo verso Dio: con la sua vicenda pur unica e irripetibile, Maria ci invita agli atteggiamenti di figliolanza, di discepolato e di apertura allo Spirito.

3. Ella diventa così una sorta di “esegesi vissuta” del Vangelo. Il suo mistero potrebbe essere spiegato anche a partire dalla frase programmatica di Gesù, a cui ho fatto riferimento: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15).

“Convertitevi”: Nell’Immacolata Concezione di Maria, Dio pone in atto la sua volontà salvifica di ristabilire lo stato della giustizia primordiale. Già dall’inizio della sua esistenza la Madre del Messia fu avvolta dall’amore redentivo e santificante di Dio. La sua elezione è frutto della grazia: in lei si manifestano in maniera singolare l’iniziativa mirabile del Padre, l’azione santificante dello Spirito e la redenzione perfetta compiuta da Cristo. Anche se appartiene alla schiera dei redenti, di tutti gli uomini bisognosi di salvezza (cf. Lumen Gentium, 53), essa non conobbe una storia senza Dio. Divenne così per grazia l’immagine della nuova umanità, l’icona della Chiesa futura, “senza macchia e ruga” (Ef 5, 26), creazione purificata e trasparente davanti a Dio. Tutto in lei è pura grazia e solo grazia (“sola gratia”).

“Credete al Vangelo”: Essendo vergine, Maria pronuncia il suo “sì” alla maternità. La fede è la ragione profonda della sua verginità: dalla fede verginale e dal grembo verginale il Figlio di Dio fece il suo ingresso nella storia umana. Mediante questa fede Maria accolse il “Figlio della promessa” e il suo grembo divenne il luogo in cui la povertà umana è resa capace di aprirsi al divino e di collaborare così alla propria salvezza. La sua fede è insieme responsabile adesione e fiducioso abbandono all’azione divina: “Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1, 37): Una fede attiva nella sua passività, passiva nella sua attività (“sola fides”). Se credere significa “abbandonarsi” alla Parola di Dio, riconoscendo quanto siano imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie, “Maria, che per l’eterna volontà dell’Altissimo si è trovata, si può dire, al centro stesso di quelle «inaccessibili vie» e di quegli «imperscrutabili giudizi» (cf. Rm 11, 33) di Dio, vi si conforma nella penombra della fede, accettando pienamente e con cuore aperto tutto ciò che è disposto nel disegno divino” (Redemptoris Mater, 14).

“Il Regno di Dio è vicino”: Come Genitrice del Figlio di Dio Maria dona al mondo colui che è il Regno di Dio in persona. Il Figlio di Dio diventa il Figlio dell’uomo grazie anche alla partecipazione di una donna che diventa la Madre del Figlio di Dio “nato da donna, nato sotto la legge” (Gal 4, 4). Nell’ordine attuale della provvidenza non si può pensare il Dio incarnato senza la Vergine Maria. Ma la sua maternità supera la sfera puramente biologica, perché è una maternità resa possibile nella fede, una maternità misteriosa nella quale Dio Padre si rivela come tale all’umanità. Maria dona al mondo il Redentore, dalla cui redenzione essa stessa dipende, perché nessuno si salva da se stesso: è Cristo il salvatore di tutti (“solus Christus”).

“Il tempo è compiuto”: In Gesù Cristo Dio ha posto la pienezza di ogni cosa, ed egli nel suo tempo ha accolto tutti i tempi e tutte le generazioni. Anche nella Vergine Assunta in cielo si incontrano il “già adesso” della salvezza e il “non ancora” della pienezza; l’elezione da parte di Dio comporta la salvezza completa. Là dove c’è la totalità della grazia, c’è anche la totalità della salvezza: in Maria si incontrano così la grazia e la gloria. E poiché la grazia e la fede sono state straordinarie, anche la glorificazione è stata straordinaria. L’esistenza di Maria fu la risposta completa al disegno salvifico di Dio, e proprio mediante questa piena e incondizionata disponibilità di Maria il Verbo ha fatto il suo ingresso nella storia, che è diventata storia della salvezza (“totus Christus”).

4. Maria santissima, guardata alla luce della parola programmatica di Gesù (cf. Mc 1, 15), ci si manifesta con le sembianze della donna credente, discepola esemplare del Cristo. Maria è l’icona perfetta del volto di Dio, non secondo la natura come suo Figlio (cf. Col 1, 15), bensì secondo la grazia come “serva del Signore” (Lc 1, 38). In Maria, Immacolata e Assunta, la Chiesa canta la piena vittoria della grazia, e nella singolare santità di lei si riconosce pienamente come la sposa immacolata dell’Agnello (cf. Ap 19, 7). Con lei, vergine e madre, la comunità dei cristiani canta la vittoria della fede, e si manifesta come sacramento, segno e strumento di salvezza, luogo d’incontro tra Dio e l’umanità.

Tanto la Chiesa quanto Maria sono al servizio della salvezza: non una accanto all’altra, ma in un rapporto reciproco. E poiché la Chiesa esiste da Abele il giusto (cf. Lumen Gentium, 2), così anche Maria non è stata mai fuori di essa. La Chiesa si comprende come comunità dei credenti e nel Nuovo Testamento la Madre del Signore appare come la credente per eccellenza: “Beata perché ha creduto” (cf. Lc 1, 45). La Chiesa, quale comunità messianica di salvezza, trova in Maria un esempio sublime di fede e di carità ed a lei ispira la sua missione: “Come Maria è al servizio del mistero dell’incarnazione, così la Chiesa rimane al servizio del mistero dell’adozione a figli, mediante la grazia” (Redemptoris Mater, 43).

L’esistenza esemplare della Madre di Gesù diventa paradigmatica per la Chiesa, che trova in essa un modello di fede, di speranza e di perfetta unione con Cristo (cf. Lumen Gentium, 58). L’incondizionata disponibilità di Maria nel compiere la volontà di Dio è modello per la comunità escatologica chiamata a seguire senza compromessi il Cristo, in tutta la sua storia: dal presepio fino al Calvario, alla risurrezione, alla gloria.

Per tutti i cristiani Maria è così figura che suscita e rinnova la speranza, assicura la forza liberatrice della grazia, illumina la condizione dell’uomo e lo invita a donarsi con fiducia a Dio e a lasciarsi accogliere dal suo infinito amore.

Questi pensieri desidero proporre a tutti gli studiosi radunati per codesto convegno internazionale, mentre formo cordiali auspici che i loro interventi offrano a vantaggio di tutta la Chiesa un valido contributo per una conoscenza sempre più profonda del mistero di Maria, Madre del Redentore e modello di fedeltà per i credenti.

Con tali voti ben volentieri imparto a lei, signor Cardinale, ed a tutti i partecipanti a codesto incontro la benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 22 Maggio 1988. 

IOANNES PAULUS PP. II

 

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