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LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AL CARDINALE SIMON LOURDUSAMY

 

Al Venerabile Fratello Nostro
D. Simon di S.R.C. Cardinale Lourdusamy

Già da un intero anno arde, più del solito e con più forza, un grande fervore missionario in alcune parti dell’Europa cristiana e tra i vescovi nostri fratelli e ministri della Chiesa: dove, cioè, si celebra l’insigne memoria di San Willibrordo - monaco benedettino e apostolo dei Frisoni, primo vescovo di Utrecht e strenuo difensore delle verità cristiane - per il 1250° anniversario della sua morte.

E giustamente è stato nominato “Anno giubilare e missionale di San Willibrordo”, poiché tutta la vita e l’attività di lui - che, nato in Britannia ed educato in Irlanda, aveva operato nella Francia ed era stato ordinato vescovo nella chiesa romana di Santa Cecilia - fu talmente spesa in audaci predicazioni del Vangelo di Gesù Cristo, e così ricca di infaticabili iniziative, che la parola di salvezza da lui proclamata si diffuse ben oltre quei territori e penetrò salutarmente tra le molte altre popolazioni, ed anzi preparò efficacemente alla propria azione missionaria lo stesso Bonifacio, apostolo dei Germani, per un certo tempo suo compagno di lavoro.

Per farla breve: è difficile trovare un popolo, dell’Europa occidentale, che non abbia risentito in qualche modo degli effetti dell’opera missionaria di San Willibrordo.

Nulla di più opportuno, perciò, sarebbe potuto accadere di questa celebrazione anniversaria, poiché sotto la guida dello stesso successore del beatissimo Pietro, la Madre Chiesa ha saggiamente stabilito di dare un nuovo impulso alla rievangelizzazione della vecchia Europa. Né ignoriamo le singole cose che nel corso di questo fortunatissimo anno sono state oculatamente compiute, affinché i frutti del rinnovamento missionario restino molto a lungo tra le stesse comunità cattoliche vicine e lontane. E pertanto desideriamo veramente di cuore che le ultime solenni celebrazioni di quest’anno giubilare, le quali si svolgeranno dal 3 al 5 del mese di giugno in Lussemburgo per concludere dovutamente quell’anno missionale, siano utilizzate per il profitto spirituale ed ecclesiale di tutta l’Europa.

Molto lieti e fiduciosi, perciò, venerabile fratello nostro, noi ti destiniamo nostro inviato straordinario a quelle celebrazioni, dato che un tempo hai conosciuto di presenza la Chiesa lussemburghese, e l’India, tua patria, ha ugualmente conosciuto lo zelo missionario e l’opera efficace di tanti ministri del Vangelo lussemburghesi, tra i quali bisogna ricordare il ragguardevolissimo pastore della comunità di Madurai Giovanni Pietro Léonard. Per la solennità di Pentecoste, perciò, sarai in Lussemburgo al posto nostro per le cerimonie e gli atti pubblici in ricordo di San Willibrordo. Così pure al posto nostro parlerai del suo esempio, anche oggi valido e degno di essere imitato.

Ti congratulerai con gli organizzatori dell’anno giubilare di un tale e così grande successo. Rappresentando la nostra persona in virtù di questa lettera, aggiungerai prestigio alla festa comune e alla memoria perenne di un eminentissimo predicatore del Vangelo, mentre impartirai anche la Benedizione Apostolica a nome nostro, per la quale possa rivivere quel fervore missionario e quell’ardore di animo apostolico che in passato mosse Willibrordo, e ugualmente possa suscitare in quegli stessi luoghi l’avvenire della Chiesa.

Dai Palazzi Vaticani, il 3 di maggio, festa dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo, l’anno 1990, dodicesimo del nostro pontificato.

IOANNES PAULUS PP. II

 

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