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LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II
AL CARDINALE CAMILLO RUINI PER L’INAUGURAZIONE
DELLA XLII SETTIMANA SOCIALE DEI CATTOLICI ITALIANI

 

Al Venerato Fratello Cardinale Camillo Ruini,
Presidente della Conferenza Episcopale Italiana  

1. In occasione della XLII Settimana Sociale, che si svolgerà a Torino dal 28 settembre al 2 ottobre c. a., desidero porgere a Lei, al Cardinale Giovanni Saldarini, Arcivescovo di Torino, ai Relatori, al Comitato Scientifico Organizzatore dell’Assise ed a tutti i partecipanti il mio cordiale saluto, ed esprimere rinnovato apprezzamento per l’iniziativa che riunisce qualificati esponenti della cultura, impegnandoli nell’approfondimento di specifici aspetti della vita sociale, economica, politica alla luce dei valori cristiani. In tale prospettiva, il tema prescelto – “Identità nazionale, democrazia e bene comune” – si rivela di particolare rilievo nella ricerca della giusta risposta a fondamentali quesiti circa il vero bene della società.

Il dibattito che le Settimane Sociali sollecitano a livelli diversi diventa così fonte di arricchimento per la cultura e la prassi politica dell’Italia, contribuendo alla costruzione di una società rinnovata.

Indispensabile, a tal fine, è il richiamo alla preminenza dei valori spirituali e morali. Tale richiamo non mancherà di echeggiare durante i lavori della Settimana Sociale, in piena sintonia con la principale preoccupazione della Chiesa, la quale – come ho ricordato nell’Enciclica Centesimus annus – “quando annuncia all’uomo la salvezza di Dio, quando gli offre e comunica la vita divina mediante i sacramenti, quando orienta la sua vita con i comandamenti dell’amore di Dio e del prossimo... contribuisce all’arricchimento della dignità dell’uomo” (n. 55).

2. La società italiana sta attraversando un processo di forte trasformazione sociale ed economica, unito a una fase di revisione profonda della propria identità civile e politica.

È necessario che in tale processo ci si interroghi sulla dimensione nazionale unitaria in cui, storicamente, è venuta via via riconoscendosi una società da sempre articolata e diversificata come quella italiana. Essa si trova oggi, non diversamente da quanto accade in altri Paesi, dinanzi a problemi nuovi che richiedono un aggiornamento delle sue istituzioni. Nelle attuali circostanze, una solida formazione cristiana può offrire orientamenti sicuri per favorire il “cambiamento” e per superare le nuove, e spesso tragiche, situazioni di insicurezza, di ingiustizia e di emarginazione.

Secondo il pensiero sociale cristiano, la Nazione, cioè “quella grande società alla quale l’uomo appartiene in base a particolari legami culturali e storici” (Laborem exercens, 10), costituisce una realtà umana di valore fondamentale, avente diritto ad una propria identità e ad un proprio sviluppo. Se in una Nazione, ed è il caso attuale dell’Italia, la politica è in crisi, è questa stessa a dover essere restituita al suo ruolo; così come al loro ambito e al loro ruolo vanno restituiti la società civile, il mercato e le istituzioni. Quando si riscontra una caduta del senso dello Stato, è questo stesso che deve essere rafforzato.

3. Il momento critico che la Nazione italiana sta attraversando deve essere per i cattolici come per tutti i cittadini responsabili, un tempo di impegno generoso e forte.

Una serena valutazione del cammino percorso dall’unità d’Italia ad oggi mette in evidenza quanto di positivo è stato compiuto per superare limiti e difficoltà. In particolare, non si può negare che negli ultimi cinquant’anni è stata assicurata la partecipazione di tutti i cittadini alle scelte politiche e alla elezione dei propri governanti. La crescita della coesione nazionale, peraltro, dipende dalla sempre più ampia partecipazione popolare e non da disegni di “oligarchie”, statuali di vertice. L’identità nazionale, infatti, deve basarsi sulla valorizzazione della vitalità presente nella “periferia”, oltre che sui poteri centrali. Ciò è richiesto da valori irrinunciabili, quali la dignità della persona umana, il diritto alla partecipazione effettiva di tutti, la possibilità di sviluppo integrale di tutto l’uomo e di ogni uomo, l’esplicito riconoscimento dei diritti umani (cf. Centesimus annus, 47).

4. I numerosi problemi che si presentano oggi in Italia esigono un cambiamento motivato, atto a realizzare il bene di tutti. Sulla base del bene comune, infatti, si sviluppa il senso dell’identità nazionale e trova progressivo compimento la democrazia. L’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa al riguardo può illuminare il futuro della Nazione italiana. Il bene comune richiede un cambiamento radicale di orientamento: un’etica non individualistica, ma sollecita della partecipazione e della condivisione.

Per orientare in tal senso le riforme sociali occorre tenere in particolare considerazione i principi di sussidiarietà e di solidarietà. Il primo richiede che una società di ordine superiore non interferisca nella vita interna di una società di ordine inferiore, privandola delle sue competenze ma la sostenga in caso di necessità, e la aiuti a coordinare la sua azione con quella delle altre componenti sociali in vista del bene comune (cf. Centesimus annus, 48; CCC 1883-1885.1894); il principio di sussidiarietà comporta, pertanto, una concreta riflessione sul rapporto tra centralismo nazionale e autonomie locali.

La solidarietà, poi, è un atteggiamento che consente, ai singoli e alla società, di elaborare una vera cultura dei diritti e dei doveri, soprattutto di quelli concernenti la partecipazione alla vita civile e di quelli legati ai ruoli di direzione e di governo della cosa pubblica.

Sul fondamento della trascendente dignità di ogni uomo è possibile costruire una nuova cultura, nella quale sia offerto in modo più vivo ad ogni singolo cittadino il senso del vivere insieme agli altri mediante una fitta trama di interazioni positive tra i vari livelli della convivenza civile: da quelli personali, di categoria e di gruppo, a quelli più ampi che investono la dimensione nazionale e gli interessi generali.

La solidarietà dà concretezza alla “determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia il bene di tutti e di ciascuno perché tutti siano veramente responsabili di tutti” (Laborem exercens, 38). Ciò comporta un impegno personale per la giusta distribuzione dei pesi derivanti dalla conduzione della comunità; per una politica dell’occupazione e un modello di sviluppo e di benessere sociale che sappiano superare la logica del puro mercato.

5. Ai nostri giorni si rileva una certa difficoltà ad accogliere la nozione di bene comune e le conseguenze che logicamente ne derivano. È utile e necessario che i cattolici sappiano individuare le forme più efficaci per riaffermare questo “principio” fondamentale al convivere sociale di ogni singola Nazione e del mondo intero.

A tal fine, essi dovranno impegnarsi a promuovere – come ha ribadito il Concilio Vaticano II – l’insieme di quelle condizioni di vita sociale che consentano ai singoli cittadini di conseguire nel miglior modo possibile la propria realizzazione. Ciò suppone, in particolare, che sia data a ciascuno la possibilità di far sentire la propria presenza e la propria voce in seno alle istituzioni (cf. Gaudium et spes, 6).

Ancor prima di formulare proposte per l’impegno concreto, è necessario un approfondimento dei problemi che l’attuale situazione sociale pone ad ogni uomo di buona volontà; un approfondimento di alto profilo dottrinale e culturale, basato sia sulla conoscenza scientifica delle questioni sia sul loro esame alla luce dell’insegnamento della Chiesa in materia.

6. Come per la “integrazione europea”, tema della XLII Settimana Sociale, così per lo sviluppo di un’autentica “identità nazionale”, ispirata alla democrazia ed orientata al bene comune, è necessario promuovere una cultura più ricca, nella quale ogni dimensione dell’uomo trovi riscontro ed attuazione. Infatti, “tutta l’attività umana ha luogo all’interno di una cultura e interagisce con essa... Per una adeguata formazione di tale cultura si richiede il coinvolgimento di tutto l’uomo... Per questo, il parino e più importante lavoro si compie nel cuore dell’uomo, e il modo in cui questi si impegna a costruire il proprio futuro dipende dalla concezione che ha di se stesso e del suo destino” (Centesimus annus, 51).

Bastano questi cenni sommari per sottolineare l’importanza, in questo momento storico, della XLII Settimana Sociale, e per richiamare ciascuno al senso del proprio impegno per il futuro dell’Italia.

Spiritualmente presente, assicuro la mia preghiera per un fruttuoso svolgimento del convegno, mentre, invocando su tutti i partecipanti la luce dall’Alto, volentieri imparto l’implorata benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 21 settembre 1993.  

IOANNES PAULUS PP. II

 

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