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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL'ASSEMBLEA DELLA CEI

 

Carissimi fratelli nell’episcopato!

1. Non potendo essere presente di persona fra di voi, in occasione dell’annuale assemblea generale, che nei prossimi giorni vi vedrà raccolti in profonda comunione di intenti a riflettere sulle necessità e sulle attese delle Chiese affidate alle vostre cure pastorali, desidero rivolgervi il mio cordiale saluto al momento di lasciare Roma per il mio viaggio pastorale in Estremo Oriente e nell’Oceania. La lontananza fisica non mi impedirà di sentirmi spiritualmente a voi unito nell’affetto e nella preghiera, ringraziando “continuamente il mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della scienza” (1 Cor 1, 4-5).

Molti sono i problemi che la vostra assemblea intende affrontare, come ho potuto rilevare scorrendo il programma dei lavori. La molteplicità degli impegni pastorali ai quali, carissimi fratelli, dovete dare orientamento e sostegno e la complessità di questo nostro tempo, percorso da grandi speranze ma segnato altresì da gravi contraddizioni, esigono il vostro vivo e deciso impegno collegiale nella prospettiva del vero bene della Chiesa e della stessa comunità civile.

Il Signore vi conceda di poter celebrare la vostra assemblea in spirito di fede, mossi dalla sincera volontà di vivere in pienezza la comunione fra di voi, così da fare della Conferenza un segno efficace e credibile di comunione missionaria di tutta la Chiesa italiana.

2. Mi è caro, innanzitutto, profittare di questa solenne circostanza per manifestarvi il mio apprezzamento e la mia gratitudine per la generosa collaborazione alla felice riuscita dell’Anno Giubilare della Redenzione. Ciascuno di voi ha recato il suo prezioso contributo mediante la predisposizione nelle rispettive diocesi di adeguate opportunità per l’acquisto dell’indulgenza giubilare e promuovendo, altresì, l’organizzazione di pellegrinaggi alle basiliche romane e alla Sede di Pietro, così che più chiara apparisse la comunione di ogni Chiesa particolare con la Chiesa di Roma, che Cristo ha voluto come principio e fondamento dell’autentica e vitale unità di quanti credono in lui. Vi sono pure riconoscente per la sollecitudine con cui avete corrisposto all’invito che a suo tempo vi rivolsi, ad unirvi a me nel solenne atto di affidamento del mondo alla materna protezione della Vergine santissima.

3. Spetta ora a noi, pastori a cui Cristo ha affidato la sua Chiesa, di impegnarci a fondo per far sviluppare i germi che lo Spirito ha deposto, nel corso dell’Anno Giubilare straordinario, nel cuore dei fedeli.

Tra questi germi vorrei ricordare, in primo luogo, i confortanti sintomi di ripresa nella pratica del sacramento della Penitenza, grazie al quale molte anime hanno ritrovato la gioia della pace con Dio e della riconciliazione con i fratelli. In ordine a questa primaria urgenza pastorale occorrerà impegnarsi ancora e sempre, in linea anche con le indicazioni della recente assemblea del Sinodo dei vescovi, perché questo umanissimo e insieme divino strumento di ripresa spirituale, “escogitato” dall’amore misericordioso del Redentore, possa esercitare - oggi come in passato - tutta l’intrinseca efficacia risanatrice nella vita personale e sociale dei cristiani.

In questo quadro di spirituale rinnovamento vanno visti pure i vari argomenti proposti alla considerazione di questa assemblea. Prima di tutto c’è la preparazione del secondo convegno ecclesiale sul tema: “Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini”. Annunciato da tempo e accolto con grande speranza dentro e fuori della Chiesa, tale convegno dovrà essere un’espressione significativa di autentica comunione ecclesiale. A questo fine ci si dovrà preoccupare che sin dalle primissime fasi della preparazione e nella stessa composizione degli organi, ai quali essa verrà affidata, siano rispettate le esigenze della comunione, curando da un lato che l’episcopato abbia il posto che gli compete per istituzione divina e, dall’altro, che ogni espressione delle molteplici realtà ecclesiali, in sintonia con le legittime autorità, si trovi debitamente rappresentata.

A nessuno sfugge come, per la riuscita del convegno, sia innanzitutto necessaria la volontà coraggiosa e unanime di voi tutti, carissimi fratelli, così che siano messe in atto con sicurezza le risorse della Chiesa italiana, siano indicati chiari valori e ragioni di speranza al Paese, siano garantiti autorevolmente gli opportuni approfondimenti sul tema della riconciliazione alla luce dei risultati del recente Sinodo dei vescovi e delle esperienze dell’Anno Giubilare.

Occorrerà, altresì, che ciascuno di voi sia consapevole anche dei rischi che simile iniziativa potrebbe incontrare, e che sia deciso ad affrontarli insieme con i suoi fratelli nell’episcopato per il servizio al Vangelo, alla Chiesa e alla comunità umana.

4. Argomento che non mancherà di essere oggetto di vostra particolare sollecitudine saranno le prospettive che sul piano pastorale provengono dai contenuti dell’accordo tra la Santa Sede e l’Italia del 18 febbraio scorso, che apporta modifiche al Concordato lateranense. In tale importante documento, destinato a incidere per più versi nella vita della Chiesa in Italia negli anni a venire, particolare significato hanno le disposizioni concernenti l’insegnamento della religione nelle scuole pubbliche. La loro efficacia per l’educazione religiosa dei giovani, nell’ambito delle finalità proprie della scuola, dipenderà dal senso di responsabilità che animerà i pastori d’anime, gli alunni e le famiglie, gli insegnanti, ciascuno secondo il suo proprio ruolo. Non può non essere comune preoccupazione di far sì che il maggior numero possibile di giovani, i quali nella scuola ricevono una formazione che è fondamentale per la loro vita, fruiscano, nello stesso ambiente scolastico, di un competente e appropriato insegnamento religioso.

5. Di speciale importanza per questa vostra assemblea, si preannuncia inoltre la revisione dello statuto della Conferenza episcopale. Sarà compito, in particolare, della vostra assemblea definire con maggiore precisione la fisionomia della Conferenza stessa, alla luce de mento conciliare e delle disposizioni del nuovo Codice di diritto canonico, che opportunamente richiamano le impreteribili prerogative della Santa Sede e dei singoli vescovi, pastori delle Chiese particolari.

Questi grandi riferimenti, se ben tradotti nello statuto, potranno dare il necessario impulso a quest’organo dell’“affectus collegialis” dell’episcopato, che è la Conferenza, facendone un sicuro strumento di comunione ecclesiale, nella linea di un sempre miglior coordinamento dell’azione pastorale a servizio del popolo di Dio nel nostro tempo.

6. Non posso qui soffermarmi sugli altri numerosi e gravi argomenti, circa i quali la vostra saggezza, venerati fratelli, è chiamata a pronunciarsi. Su di essi ho avuto occasione di esprimere il mio pensiero in diverse circostanze, sia in precedenti incontri con voi, sia accogliendo gli episcopati di altre nazioni o visitandoli io stesso nei loro Paesi.

Il mio augurio fraterno e cordiale è che la vostra riflessione approdi a conclusioni responsabilmente condivise, così che questa vostra assemblea segni un momento di comunione significativo e contribuisca a rendere sempre più incisiva l’azione che le diverse componenti ecclesiali svolgono nella realtà sociale italiana. Con questi voti elevo a Dio la mia preghiera, implorando per voi quei doni di lungimiranza, di fortezza, di discernimento, che la complessità dei problemi in discussione comporta. Voglia il Signore Gesù esservi largo di lumi e di interiori consolazioni. Glielo chiedo per l’intercessione di Maria santissima, sua e nostra madre. Con questi sentimenti vi imparto volentieri, pegno di intenso affetto, la mia speciale benedizione apostolica.

Dal Vaticano, 1 maggio 1984.

IOANNES PAULUS PP. II



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