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PREGHIERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
A SAN FRANCESCO D'ASSISI

 

Guardando con gli occhi dello spirito
la tua figura
e meditando sulle parole della lettera ai Galati,
con le quali ci parla l’odierna liturgia,
desideriamo imparare da te
questa “appartenenza a Gesù”,
di cui tutta la tua vita costituisce
un così perfetto esempio e modello.
“Quanto a me...
non ci sia altro vanto che nella croce
del Signore nostro Gesù Cristo,
per mezzo della quale il mondo per me
è stato crocifisso come io per il mondo” (Gal 6, 14).

Sentiamo le parole di Paolo,
che pure sono, Francesco,
le tue parole.
Il tuo spirito si esprime in esse.
Gesù Cristo ti ha consentito,
così come un tempo
aveva consentito a quell’Apostolo,
che divenne “strumento eletto” (At 9, 15),
di “vantarsi”, soltanto ed esclusivamente,
nella Croce della nostra Redenzione.

In questo modo sei arrivato al cuore stesso
della conoscenza della verità su Dio,
sul mondo e sull’uomo;
verità che si può vedere
soltanto con gli occhi dell’amore.

Ora che ci troviamo davanti a te,
come successori degli Apostoli,
mandati agli uomini dei nostri tempi
con lo stesso Vangelo della Croce di Cristo,
chiediamo: insegnaci, così come l’apostolo Paolo
ha insegnato a te,
a non avere “altro vanto che
nella Croce del Signore nostro Gesù Cristo”.

Che ciascuno di noi,
con tutta la perspicacia del dono del timore,
della sapienza e della fortezza,
sappia penetrare nella verità
di queste parole circa la Croce
in cui inizia la “nuova creatura”,
circa la Croce che porta costantemente
all’umanità “la pace e la misericordia”.

[...]

E per questo il Figlio
"che non aveva conosciuto peccato,
Dio lo trattò da peccato in nostro favore" (2 Cor 5, 21; cf. Gal 3, 13).
Se "trattò da peccato"
Colui che era assolutamente
senza alcun peccato,
lo fece per rivelare l’amore
che è sempre più grande
di tutto il creato,
l’amore che è lui stesso,
perché "Dio è amore" (1 Gv 4, 8.16)” (Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis, 9).

Proprio così hai guardato le cose
tu, Francesco.
Ti hanno chiamato “Poverello d’Assisi”,
e tu eri e sei rimasto
uno degli uomini che hanno donato
più generosamente agli altri.
Avevi quindi un’enorme ricchezza,
un grande tesoro.
E il segreto della tua ricchezza
si nascondeva nella Croce di Cristo.

Insegna a noi,
Vescovi e Pastori del XX secolo
che si sta avviando verso la fine,
a vantarci similmente nella Croce,
insegnaci questa ricchezza nella povertà
e questo donare nell’abbondanza.

(Santa Messa nella Basilica di San Francesco in Assisi, 12 marzo 1982)



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