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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI RAGAZZI E AI GIOVANI RIUNITI NELLA BASILICA VATICANA

Mercoledì 7 febbraio 1979

 

Carissimi ragazzi e ragazze!
Carissimi giovani!

Eccoci di nuovo qui, nella Basilica di San Pietro, per la consueta udienza settimanale. Anche quest’oggi siete venuti numerosi per incontrarvi con il Papa, e io vivamente apprezzando questa attestazione di fede e di ossequio filiale, vi ringrazio sentitamente e vi saluto con affetto. La vostra giovinezza, la vostra vivacità, la vostra gioia, sono un grande tonificante e una spinta ad un sempre più intenso impegno nel servizio delle vostre anime.

1.Il primo pensiero che desidero esprimervi oggi riguarda, come è ovvio, il mio recente viaggio nell’America Latina, la quale rappresenta quasi la metà della popolazione cattolica della terra. Penso che l’avrete potuto seguire, almeno in parte, alla televisione o sui giornali.

Il mio animo è pieno di ricordi incancellabili: questo viaggio stupendo, anche se faticoso, è stato una vera grazia del Signore, impetrata certamente dai miei venerati Predecessori, di cui porto il grande nome: Giovanni XXIII, Paolo VI e Papa Giovanni Paolo I. Essi mi hanno accompagnato nel lungo e consolante pellegrinaggio da Santo Domingo a Città del Messico, da Guadalajara a Puebla, da Oaxaca a Monterrey, in un gioioso e incalzante programma di impegni e di cerimonie.

È stato un incontro con milioni e milioni di persone, che spinte dalla fede e dalla speranza si sono strette intorno al Vicario di Cristo. È stato, soprattutto, un continuo incontro di preghiera e di meditazione. Ho potuto parlare a vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose, seminaristi, operai, universitari, studenti, campesinos, indios, ammalati, emarginati, bambini, come pure a responsabili delle Nazioni e dei Governi. Ho parlato negli stadi, nelle piazze, nelle strade, nei grandi Santuari, nelle Cattedrali, tra le montagne degli Indios, nei “barrios” dei poveri, negli ospedali. Dappertutto le folle si sono strette attorno al Papa come un giorno si stringevano attorno a Gesù.

E in questo momento, vorrei rivolgere un paterno pensiero a tutti i giovani e fanciulli, così ardenti e allegri, che ho incontrato. In particolare, mi è caro ricordare i bambini ammalati di Città del Messico e i piccoli Indios di Cuilapan.

2.Il secondo pensiero riguarda l’assemblea dell’Episcopato latinoamericano, riunita nella città di Puebla. Ho avuto la fortuna di inaugurare personalmente questa terza Assemblea il sabato 27 gennaio, quando ho presieduto la concelebrazione nel santuario della Madonna di Guadalupe, e poi domenica 28 gennaio, pronunciando il discorso di inizio dei lavori nella cappella del Seminario Maggiore a Puebla.

Si tratta – come è noto – della terza riunione dell’Episcopato dell’America Latina: la prima ha avuto luogo a Rio de Janeiro nel 1955; la seconda a Medellín nel 1968.

A Puebla sono presenti ventuno Cardinali, sessantasei arcivescovi, centotrenta vescovi, quarantacinque religiosi e religiose, trentatré laici e laiche, quattro diaconi, quattro campesinos, quattro indigeni e cinque osservatori non-cattolici.

Tale Assemblea ha come argomento di discussione un problema molto importante: “L’evangelizzazione nel presente e nel futuro dell’America Latina”. La raccomando perciò vivamente alle vostre fervorose preghiere.

3.Vorrei concludere le notizie ora esposte con un pensiero circa la “collegialità episcopale”, di cui a lungo parla il Concilio Vaticano II nella Costituzione Lumen Gentium.

Voi sapete che Gesù scelse i dodici Apostoli e solo a loro conferì i suoi poteri per l’adempimento della loro missione: annunziare la verità, salvare e santificare le anime, guidare la Chiesa.

A capo dei dodici stabilì Pietro, come fondamento della Chiesa e Pastore universale di tutte le anime, con l’incarico di “confermare i fratelli”, avendo dal Signore una speciale assistenza per non errare nella dottrina circa la fede e la morale. La missione e i poteri degli Apostoli sono passati ai Vescovi; la missione e i poteri di Pietro sono passati al Papa, e cioè al Vescovo di Roma, suo successore.

Vedete come, nella volontà e nel progetto di Gesù, la Chiesa è un corpo solo, tutto unito e ben compaginato: i Vescovi formano una unità, una “collegialità” con Pietro, e cioè con il Papa, come Capo.

Quindi per mezzo dei Vescovi si ascende agli Apostoli e dagli Apostoli si giunge a Gesù e, per mezzo di Gesù, si arriva alla Santissima Trinità.

Per essere sicuri di amare veramente Gesù, bisogna essere uniti al proprio Vescovo. Giustamente la Costituzione Lumen Gentium, afferma che nella persona dei Vescovi, coadiuvati dai sacerdoti, è presente in mezzo ai credenti il Signore Gesù Cristo (cf. Lumen Gentium, 28).

Perciò, cari giovani e ragazzi, amate il vostro Vescovo, che è padre, amico e maestro; pregate per lui e con lui; ascoltate la sua parola e realizzate le sue iniziative; rendetegli bello e consolante il ministero pastorale. L’incontro con il Vescovo sia sempre una gioia e una festa, perché è un incontro con Gesù!

Con tale voto vi affido all’amore materno della Madonna di Guadalupe e tutti di cuore benedico.

Al pellegrinaggio della diocesi di Senigallia

Un particolare saluto va ai partecipanti del pellegrinaggio della diocesi di Senigallia, guidato dal Vescovo Monsignor Odo Fusi Pecci, e organizzato a conclusione del centenario della morte del Santo Padre Pio IX. Voi siete concittadini di un mio grande Predecessore, che con la sua personalità e il suo lungo e travagliato pontificato segnò un’epoca cruciale della storia della Chiesa e della storia d’Italia. La sua memoria valga a fare di tutti noi dei membri sempre più responsabili nell’ambito della comunità cristiana, e costantemente sensibili alla volontà di Dio, che si manifesta nei segni dei tempi.

A un gruppo di ammalati

Un saluto particolarmente cordiale desidero poi rivolgere a tutti gli ammalati qui presenti. Carissimi, sappiate che la vostra sofferenza, unita a quella di Cristo, diventa mezzo prezioso di redenzione e di salvezza, a benedizione anche dei vostri fratelli. In ogni giorno della vostra vita vi accompagni la grazia e la pace del Signore. È questo il mio augurio e la mia preghiera per ciascuno di voi, mentre di cuore vi benedico.

Alle coppie di giovani sposi

Desidero rivolgere, ora, un cordiale e paterno benvenuto a tutti gli sposi novelli qui presenti, e in particolare a coloro che, appartenendo al Movimento dei Focolari, hanno partecipato ad un corso di spiritualità familiare, tenuto a Rocca di Papa. Siete venuti dal Vicario di Cristo per ricevere la sua benedizione sulla vostra unione, che l’Apostolo San Paolo chiama “grande sacramento” (cf. Ef 5,32), paragonandola all’unione, intima e profonda, di Cristo Signore con la sua Chiesa. La comunione di vita, infatti, da voi accettata con libero e responsabile consenso, è stata voluta dal Creatore stesso, per cui essa non può essere soggetta all’arbitrio umano, ma deve uniformarsi al divino disegno che, proprio per il bene dell’uomo, l’ha stabilita unica e indissolubile. Aprite l’animo a serena fiducia: nella misura in cui vivrete la vostra unione in filiale e orante rapporto col Signore, non vi potranno mancare gli aiuti per svolgere la vostra sublime missione e vi sarà dato anche su questa terra di assaporare le vere gioie, quelle del cuore, che nessuno potrà sottrarvi. Vi accompagni nel vostro fidente cammino la mia Benedizione.

All’Orchestra “Staatsoper” di Monaco di Baviera

Un particolare saluto di benvenuto va oggi all’“ Orchestra Staatsoper di Monaco ”, che tiene una rappresentazione straordinaria qui a Roma. Questo prezioso scambio culturale, che supera i confini naturali, possa servire a un arricchimento reciproco e approfondire la comprensione e l’unione tra i popoli.

Al “Circo Americano”

Oggi abbiamo tra noi anche la comunità del “ Circo Americano ”, la quale, dopo una tournée di tre anni fuori d’Italia, è ora ritornata a Roma. So che, tra i suoi molti componenti di varie nazioni, ci sono anche alcuni cittadini polacchi. Ebbene a voi e a tutta questa grande famiglia circense, diretta dal Signor Enis Togni, va il mio sincero saluto e l’augurio cordiale che la vostra itinerante professione artistica contribuisca veramente a distribuire gioia e serenità agli uomini, che incontrate sul vostro cammino. Mentre volentieri ci disponiamo ad assistere al breve spettacolo, che gentilmente avete voluto offrirci, vi assicuro che sempre vi accompagna la mia particolare Benedizione.



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