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DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
AI DIRIGENTI DELL'ISTITUTO INTERNAZIONALE
PER I DIRITTI DELL'UOMO

Giovedì, 22 marzo 1979

 

Signor Presidente, signore, signori.

Vi ringrazio di cuore per la vostra visita! È un segno di deferenza verso il ministero pontificio che mi è stato conferito da poco tempo, e un’occasione per sottolineare gli sforzi che il vostro Istituto e la Santa Sede compiono, a livelli evidentemente differenti e secondo competenze specifiche, per promuovere il rispetto e l’esercizio pratico dei diritti fondamentali della persona umana.

In questo breve incontro, sono felice di esprimere la mia stima all’Istituto Internazionale dei Diritti dell’Uomo, fondato ormai dieci anni fa dal signor René Cassin. Le tre grandi direttive fissate al vostro paziente lavoro sono di una evidente attualità: indicare con saggezza e perseveranza i diritti dell’uomo, far proseguire le ricerche in questo campo, sensibilizzare l’opinione pubblica, con tatto ed opportunità.

Il vostro lavoro interessa la Chiesa cattolica e, devo dire, interessa tutti i cristiani che sono ben consapevoli del carattere sacro di tutta la persona umana, messo in così forte evidenza dalla Bibbia fin dalle sue prime pagine: “Dio creò l’uomo a sua immagine” (Gen 1,27).

In questi giorni in cui ricorre il 40° anniversario dell’elezione di Pio XII alla Sede di Pietro, mi permetto di sottolineare che questo Papa non ha cessato di incitare i cattolici a collaborare attivamente con gli uomini di buona volontà nelle Organizzazioni chiamate a proteggere i diritti dell’uomo, come l’Organizzazione delle Nazioni Unite, e molte altre meritevoli istituzioni. Il 25 aprile 1957, parlando della “comunità mondiale in formazione” ai partecipanti alla XI Assemblea Plenaria della “Pax Romana”, dichiarava: “Un cristiano non può restare indifferente davanti all’evoluzione del mondo... Non solamente può ma deve lavorare per l’avvento di questa comunità”. L’imparzialità della storia obbliga a costatare che Pio XII, in vent’anni, ha fatto fare un considerevole progresso alla riflessione della Chiesa sul carattere inviolabile della persona, la dignità della famiglia, le prerogative e i limiti dell’autorità pubblica, i diritti delle minoranze etniche, il diritto ad esprimere pubblicamente le proprie opinioni, il diritto alla libertà politica, il diritto dei rifugiati, dei prigionieri, dei perseguitati, il diritto all’educazione religiosa, il diritto al culto di Dio sia privato che pubblico (cf. Pio XII, Nuntius radiophonicus in pervigilio Nativitatis D. N. Iesu Christi universo orbi datus, 24 dicembre 1942; AAS 35 [1943] 9). Dai suoi messaggi risulta che la persona umana non può mai essere sacrificata a un interesse politico nazionale o internazionale, comunque sia.

Giovanni XXIII, in seguito, ha largamente sviluppato questi temi, particolarmente nelle sue mirabili encicliche Mater et Magistra e Pacem in Terris. Paolo VI li ha ripresi e approfonditi negli innumerevoli documenti che caratterizzarono il suo pontificato: sia sufficiente menzionare il suo discorso al Corpo diplomatico del 14 gennaio 1978, e anche il messaggio pubblicato il 26 ottobre 1974, congiuntamente ai Padri Sinodali, e consacrato all’impegno della Chiesa per la difesa e la promozione dei diritti dell’uomo. Un tale impegno nasce dal Vangelo in cui troviamo l’espressione più profonda della dignità dell’uomo e il motivo più pressante degli sforzi per promuovere i suoi diritti. E la Chiesa, voi lo sapete, concepisce questo compito nel quadro della sua missione al servizio della piena salvezza dell’uomo, redento da Cristo, come ho appena esposto nella mia prima enciclica Redemptor Hominis.

Queste poche parole siano per voi luce e conforto! È giusto ripeterci gli uni gli altri che l’attenzione prioritaria degli spiriti e dei cuori per la dignità di tutta la persona umana, sul piano dell’insegnamento e dell’azione concreta e multiforme costituisce un’opera che deve realizzare sempre di più l’unanimità di tutti gli uomini di buona volontà.



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