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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL'AZIONE CATTOLICA DI SENIGALLIA

18 ottobre 1980

 

Cari fratelli e sorelle!

1. Vi esprimo il mio compiacimento nell’accogliere oggi in quest’aula il vostro pellegrinaggio che rappresenta l’intera diocesi di Senigallia. Il mio cordiale saluto va innanzitutto al vostro Vescovo e mio confratello, che vi ha guidati a Roma dal successore di Pietro. E saluto tutti voi qui presenti, con particolare riferimento ai numerosi e cari ragazzi ed ai giovani catechisti parrocchiali. A tutti va il mio benvenuto paterno e affettuoso, nella certa speranza che l’odierno incontro sia davvero un’occasione propizia per rinnovare la nostra comune fede in Cristo Signore ed il nostro vicendevole amore, come le vicine tombe dei gloriosi apostoli ci stimolano a fare.

2. So che il motivo del vostro pellegrinaggio è dato dal 90° anniversario della nascita di santa Maria Goretti, nata a Corinaldo, una parrocchia della vostra diocesi, dove apprese i primi elementi della fede ed ebbe le prime esperienze di vita parrocchiale, anche se poi dovette seguire la famiglia nel suo trasferimento nella campagna pontina del Lazio. Voi avete inteso di rendere così omaggio alla singolare figura di una santa, la quale, se da una parte costituisce un vanto della vostra comunità diocesana, dall’altra brilla come esempio di virtù valido e proponibile alla società intera.

Maria Goretti, infatti, fu una martire della castità, cioè di uno specifico comportamento morale virtuoso, che nella storia del cristianesimo è sempre stato altamente onorato, anche se nel nostro come in altri tempi vi sono stati inferti molti attentati per deprezzarne il valore. Certo, il messaggio che proviene dalla storia di Maria Goretti non è di ordine manicheo, di svalutazione del corpo e della sessualità, poiché è propria della rivelazione biblica tutta una profonda e sana teologia del corpo. Si tratta, piuttosto, di un messaggio concernente sia la dignità personale a semplice livello umano, la quale va difesa da ogni sopruso e da ogni violenza, sia la consacrazione delle proprie energie anche fisiche al Signore ed alla Chiesa, nell’obbedienza radicale alla legge di Dio. Il cristiano non coltiva la castità o qualsiasi altra virtù soltanto per se stessa, facendone un fine isolato o un ideale assoluto. San Paolo ci ammonisce: “Se anche dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova” (1Cor 13,3). La castità è un valore nobilissimo, se viene ordinata a Cristo Signore e inserita in tutto il contesto della tipica vita cristiana, alla quale lo Spirito Santo conferisce il proprio timbro fondamentale e inconfondibile, avendo tra i propri frutti anche “il dominio di sé” (Gal 5,22), preceduto e contornato da molti altri.

3. Perciò, l’invito che viene da Maria Goretti a tutti noi, ed in particolar modo ai giovani ed alle giovani, è di curare in profondità la propria identità battesimale e di inserire nel quadro di questa formazione, come una delle sue componenti, anche la coltivazione nutrita e gelosa della propria integra dignità non solo cristiana ma pure umana, di cui la castità è una espressione di prima importanza.

In questo senso, cari fratelli e sorelle, non dovete far altro che proseguire e intensificare tutte le attività di vita diocesana, che già vi contraddistinguono. Sono informato, infatti, che è fiorente tra voi l’Azione Cattolica Ragazzi, con le sue varie e feconde iniziative pedagogiche, che stimolano ad esperienze comunitarie di gioia e di impegno, e preparano ad una vita di responsabilità sia ecclesiale che civile.

Un settore decisivo, da voi curato, è pure quello dei catechisti. Ad essi voglio ricordare l’estrema serietà di questa funzione, tanto determinante per la crescita dei giovani nella fede. Tutto ciò che viene fatto per i catechisti e dai catechisti è certamente degno delle più elette grazie e ricompense celesti. Sicuramente la forza di Maria Goretti affondò le proprie radici anche in quell’insegnamento catechistico, che ebbe la fortuna di ricevere nella propria famiglia.

E a voi, genitori, e non solo a quelli qui presenti, va il mio pressante ed incoraggiante invito a dedicare la vostra intelligenza cristiana alla famiglia ed ai figli. Maria Goretti, partita analfabeta da Corinaldo, trovò proprio nel papà e nella mamma la scuola migliore, poiché essi si erano formati con l’assidua partecipazione alla catechesi parrocchiale ed alla vita liturgica del paese d’origine. Si tratta di un esempio, che ben s’inquadra nella cornice dell’attuale Sinodo dei Vescovi, il quale proprio in questi giorni sta studiando i vari aspetti e problemi della famiglia nel mondo contemporaneo.

4. Sono lieto, pertanto, di augurare a tutti voi ogni bene nel Signore, al quale vi assicuro il mio ricordo nella preghiera, affinché “vivendo” la verità nella carità, cerchiamo di crescere in ogni cosa verso di lui, che è il Capo” (Ef 4,15). Sia lui ad accompagnarvi sempre con la sua grazia, di cui vuol essere pegno la mia apostolica benedizione, che di gran cuore imparto a tutti voi ed estendo ai vostri cari e a tutta la diletta diocesi di Senigallia.



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