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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL MOVIMENTO CRISTIANO LAVORATORI

Domenica, 19 dicembre 1982

 

Cari fratelli e sorelle!

1. È con gioia tutta particolare che oggi porgo il mio benvenuto e il mio cordiale saluto a tutti voi, Responsabili e Membri del Movimento Cristiano Lavoratori, che celebrate quest’anno il decimo anniversario della sua fondazione e che siete qui presenti tanto numerosi.

Desidero esprimervi il mio sincero affetto e la mia stima.

Pensando al cammino compiuto in questi dieci anni dal vostro Movimento, il primo sentimento che nasce nel cuore è un sentimento di gratitudine verso il Signore, che ha illuminato e sostenuto uomini coraggiosi, i quali, superando ogni difficoltà, hanno saputo garantire, con la loro fede e la loro azione tenace, la presenza della Chiesa nel mondo del lavoro.

Ma oggi, tra i sentimenti di noi tutti, c’è anche quello dell’esultanza, perché, in certo qual modo, il Movimento Cristiano Lavoratori, ha saputo “salvare” quei valori che furono all’origine dell’impegno sociale dei lavoratori cristiani nella società italiana fin dal secolo scorso, da quando cioè, dopo la Rerum Novarum del mio predecessore il Papa Leone XIII, ha avuto impulso la loro presenza, con le loro associazioni, nel mondo del lavoro.

Dieci anni costituiscono un periodo breve ed il vostro Movimento, sorto nel 1972, potrebbe apparire, ed in parte lo è, come una iniziativa nuova. In verità, andando in fondo alla vostra vera storia, si può scoprire che esso affonda le radici nella storia del movimento cattolico, che sorse in Italia dopo l’unità e che, sotto varie forme associative, ha espresso la presenza dei cattolici nella società italiana.

Siete dunque un Movimento “nuovo” in quanto “formalmente” siete espressione di recenti vicende e di esigenze emerse alla fine degli anni sessanta; ma non bisogna dimenticare che venite da lontano e che lontano dovete portare il vostro impegno di cristiani in mezzo ai lavoratori.

2. Compito di un Movimento come il vostro è, innanzitutto, quello di essere testimoni di Cristo nel mondo del lavoro. Si tratta di un compito ecclesiale, in cui tutta la comunità cristiana deve sentirsi impegnata, ma in modo particolare dei lavoratori che sono animati dalla fede cristiana. Il mondo del lavoro ha bisogno di Cristo! E come Pastore, sento il dovere di rinnovare un pressante appello a tutto l’ambiente dei lavoratori: Aprite le porte a Cristo ed alla sua potenza salvifica, spalancate le porte del vostro cuore e della vostra intelligenza al messaggio di Cristo, che è annuncio di salvezza, di liberazione e di vera promozione umana.

Cari fratelli e sorelle, il vostro Movimento assume la configurazione di movimento ecclesiale, proprio quando pone tra le sue primarie finalità quella di portare in mezzo al mondo del lavoro questo messaggio. In particolare, i lavoratori cristiani devono portare nel mondo del lavoro quel messaggio sociale, ricco di valori e di proposte, che scaturisce dallo stesso insegnamento evangelico, e che la Chiesa da sempre, ma specialmente in questo ultimo secolo, dalla Rerum Novarum alla Laborem Exercens, offre come strumento di autentica promozione sociale. L’apporto di questa dottrina opera soprattutto sul piano dei principi di ordine morale, ma senza di essi la cosiddetta questione sociale non potrà mai trovare una soluzione adeguata.

3. Il compito di ogni lavoratore cristiano, così come di ogni associazione di lavoratori, è quello di essere portatore, annunciatore e testimone di quello che ho voluto chiamare nella menzionata enciclica il “Vangelo del lavoro” (Giovanni Paolo II, Laborem Exercens, 6.7.25.26).

Alla luce di questo Vangelo l’operaio delle officine o lavoratore dei campi, l’impiegato e il professionista, o comunque ogni uomo che svolge una attività, scopre che “il fondamento per determinare il valore del lavoro umano non è prima di tutto il genere di lavoro che si compie, ma il fatto che colui che lo esegue è una persona” (Ivi. 6). È su questo principio che si fonda il vero significato e valore del lavoro e la dignità del lavoratore.

Il lavoro dell’uomo - qualunque lavoro, materiale o intellettuale -, è un atto della persona umana; ogni lavoro ha il suo valore umano ed ogni lavoratore ha la sua dignità di persona umana.

Alla luce di questi principi basilari, si può capire perché al lavoro va riconosciuto il primato sul capitale e su ogni bene prodotto; il capitale, in quanto insieme dei mezzi di produzione, è soltanto uno strumento, mentre il lavoro è causa primaria, che si riconduce all’uomo ed alla sua dignità: attraverso il lavoro l’uomo realizza se stesso, scopre la sua vera identità, e nello stesso tempo fa crescere la società, non solo per i beni materiali che sa produrre e mettere a disposizione di tutti, ma soprattutto per i valori morali che arricchiscono la comunità e favoriscono il raggiungimento del vero bene comune.

Ogni cristiano, e specialmente il lavoratore cristiano, deve portare nella società questa concezione del lavoro, perché essa è la chiave per affrontare la soluzione di tutti i problemi inerenti questo àmbito: la retribuzione del lavoro (che esige un giusto salario familiare), le condizioni di lavoro (che devono essere rispondenti alla dignità del lavoratore stesso), le forme di sicurezza sociale (necessarie per garantire il lavoratore nella malattia, nell’invalidità, nella vecchiaia, nella disoccupazione, ecc.).

4. Ma, oltre alla dimensione umana e sociale del lavoro, il lavoratore cristiano è portatore di una dimensione spirituale e teologica del lavoro stesso, che avvicina a Dio, Creatore e Redentore, e fa riscoprire Cristo nostro Salvatore, il quale nella sua vita terrena fu anche “uomo del lavoro” (Giovanni Paolo II, Laborem Exercens, 26). Il lavoro umano, infatti, visto nella sua dimensione spirituale e teologica, è partecipazione all’opera creatrice di Dio, continuazione della creazione. “L’attività umana individuale e collettiva - leggiamo nella Gaudium et Spes -, ossia quell’ingente sforzo col quale gli uomini nel corso dei secoli cercano di migliorare le proprie condizioni di vita, considerato in se stesso, corrisponde al disegno di Dio. L’uomo, infatti, creato a immagine di Dio, ha ricevuto il comando di sottomettere a sé la terra con tutto quanto essa contiene per governare il mondo nella giustizia e nella santità, e così pure di riportare a Dio se stesso e l’universo intero, riconoscendo in lui il Creatore di tutte le cose, in modo che, nella subordinazione di tutta la realtà all’uomo, sia glorificato il nome di Dio su tutta la terra” (Gaudium et Spes, 34).

5. I lavoratori cristiani, dunque, hanno una concezione ricca e profonda del lavoro umano, che non solo esalta la dignità del lavoratore, del lavoro e del mondo del lavoro, ma come naturale conseguenza spinge alla solidarietà tra gli uomini del lavoro ed impegna ad operare tenacemente per la difesa dei diritti dei lavoratori come parte integrante dei diritti umani.

Il vostro Movimento è esso stesso espressione di questa solidarietà tra uomini del lavoro, operando nella realtà italiana alla luce dell’insegnamento della Chiesa.

La solidarietà del vostro Movimento mira soprattutto alla formazione dei lavoratori cristiani: formazione umana, religiosa e sociale. La Chiesa è in grado di fornire ogni elemento per questa formazione, in modo che i lavoratori cristiani diventino capaci di inserirsi nel mondo del lavoro con la propria concezione della vita e della società, e siano così fermento cristiano nel mondo nel quale essi operano.

Vi esorto, quindi, a proseguire in questa essenziale opera di formazione, ad essere sempre fedeli all’insegnamento della Chiesa come scaturisce dal Vangelo; vi esorto ad essere sempre coerenti con la vostra concezione della vita, convinti che, come cristiani, siete depositari di un patrimonio di valori che veramente può far crescere non solo il mondo del lavoro, ma tutta la società. La Chiesa, nella sua missione evangelizzatrice, ha bisogno della vostra testimonianza cristiana: impegnatevi quindi come Movimento e come cristiani ad essere sempre testimoni della vostra fede: siate voi stessi Chiesa nel mondo del lavoro.

Cari fratelli e sorelle, siate certi che il Papa pensa a voi, segue le fatiche e le gioie del vostro generoso impegno, e soprattutto prega per voi, affinché non vi manchi mai la necessaria forza che proviene dal Signore. A lui vi raccomando, mentre sono lieto di impartire a tutti voi e ai vostri cari una particolare, propiziatrice benedizione apostolica.

 

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