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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL PONTIFICIO COMITATO DI SCIENZE STORICHE

Lunedì, 20 dicembre 1982

 

Fratelli carissimi!

1. Sono lieto di accogliere e di salutare in voi i membri del Pontificio Comitato di Scienze Storiche. La vostra visita idealmente continua e conclude i lavori condotti nella riunione plenaria di stamane nella vostra sede. Essa mi permette di conoscere ognuno di voi, di vedere all’opera questo organismo della Santa Sede, che da quasi trent’anni svolge un silenzioso e fedele servizio nel campo internazionale degli studi storici.

So che la vostra istituzione risale al 1954, quando fu voluta dal mio venerato predecessore Pio XII, che la inserì nel quadro della sua vasta azione di pontificato nel dopoguerra, perché vi fosse una presenza della Santa Sede negli organismi internazionali che la sollecitavano, e perché conducesse avanti un programma di politica culturale in favore degli studi storici. Pio XII volle creare questo organismo, affidato alla presidenza di Monsignor Paschini, il quale aveva il prestigio di un lungo e qualificato insegnamento di storia della Chiesa al Pontificio Ateneo Lateranense e che mi è caro qui ricordare, a vent’anni dalla sua morte. Non era però un organismo nuovo nella Curia romana, perché aveva il suo precedente nella Commissione cardinalizia per gli studi storici, voluta da Leone XIII con la lettera Saepenumero Considerantes del 18 agosto 1883, Commissione a cui egli stesso volle presiedere per un certo tempo e che portò nuovo impulso alle ricerche storiche, per le quali il Papa aveva liberamente messo a disposizione gli Archivi Vaticani.

2. Il nuovo organo della Santa Sede ebbe modo di farsi conoscere e apprezzare nel X Congresso Internazionale di Scienze Storiche, nel 1955, di cui una seduta ebbe luogo in Vaticano, dove era stata apprestata una Mostra dell’Archivio, curata dal Prefetto Monsignor Angelo Mercati, membro del Comitato Pontificio. Il memorabile discorso tenuto allora da Pio XII ai congressisti (7 settembre 1955) rappresenta un alto documento del suo magistero, ripreso poi dal Concilio Vaticano II. E io faccio mie le parole, con le quali egli, prendendo occasione da quell’incontro con un’assemblea tanto qualificata, definì la posizione della Chiesa di fronte alla storia ed agli storici:

“L’Eglise catholique est elle-même un fait historique; comme une puissante chaîne de montagnes, elle traverse l’histoire des deux derniers millénaires... L’Eglise croit pouvoir attendre de l’historien qu’il s’informe en tout cas de la coscience historique qu’elle a d’elle-même, c’est-à-dire de la manière dont elle se considère comme un fait historique et dont elle considère sa relation a l’histoire humaine” (AAS 47, [1955] 672-682).

Né meno importante, anche per il vostro Comitato che aveva avanzata la richiesta degli studiosi, fu l’annuncio di un allargamento della consultazione dell’Archivio Vaticano.

Nello spirito del suo Fondatore, il Pontificio Comitato di Scienze Storiche ha prestato la propria collaborazione nel “Comité international des sciences historiques”, con la partecipazione alle sue Assemblee Generali e la preparazione dei Congressi Internazionali. A questi è intervenuto con una propria rappresentanza e vi ha contribuito con relazioni e comunicazioni nelle sedi di varie città dove furono tenuti ogni quinquennio dal 1960 al 1980, mentre ora si appresta al Congresso di Stuttgart del 1985. Né si è limitato a questo suo ufficio istituzionale. In quanto Sotto-Commissione della “Commission internationale d’histoire ecclésiastique comparée”, ha preso parte ai suoi Congressi, di cui l’ultimo fu a Varsavia nel 1978. D’altronde, il Comitato ha preso anche proprie iniziative, come gli incontri di Bari, di Braunschweig e di Lovanio fra il 1969 e il 1972. Mi piace infine ricordare il recente incarico, affidato dalla Sacra Congregazione per i Vescovi al Comitato, per una revisione delle sedi episcopali residenziali e titolari dell’“Annuario Pontificio”.

3. Mi compiaccio del fatto che il Comitato si è allargato negli ultimi tempi, sia nelle sue competenze, sia nella sua composizione. Infatti è entrato a far parte di tre Commissioni internazionali (per gli studi bizantini, per la storia dei movimenti sociali, per la storia della seconda guerra mondiale) ed ha assunto tra i suoi membri studiosi rappresentanti di diversi paesi e continenti (Europa, Medio Oriente, Africa, Stati Uniti, America Latina). In tale modo esso si colloca, di fronte agli altri Comitati nazionali, su di un piano diverso, che bene riflette il carattere soprannazionale della Santa Sede. Sarà compito del Comitato di coltivare tale sua indole universalistica, a beneficio degli studi storici.

D’altra parte, l’aumento di competenze e di aree geografiche del Comitato viene a beneficio della Santa Sede, che potrà sempre più avvalersene come suo organo di consultazione. Voi risponderete al vostro ufficio, se farete conoscere alla Santa Sede quali sono i progressi nel campo degli studi storici che direttamente la riguardano, e quali le vie idonee affinché possa dimostrare concretamente di essere disponibile ad ogni legittima richiesta, che giovi al progresso delle scienze storiche. Rimane valida anche oggi l’affermazione di Leone XIII nella lettera Saepenumero, sopra ricordata, e di cui si avvicina il centenario: “Siquidem rem historicam, sacris quam profanis rebus veterum iudicio propiorem, studiose Ecclesia vel ab initio coluit” (AAS 16 [1883] 49-57).

4. Vi esorto, pertanto, a proseguire con rinnovato impegno il vostro cammino di ricercatori, in spirito di fedeltà sia alla Chiesa che alla verità storica. E il mio incoraggiamento si unisce al mio ricordo al Signore, dal quale invoco su di voi le più elette grazie celesti per un sempre più proficuo servizio al Vangelo e alla cultura. Sono lieto di confermare questi voti, impartendo a ciascuno di voi la propiziatrice benedizione apostolica.

 

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