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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA LOMBARDIA
IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"

 15 gennaio 1982

 

Venerabili e amati fratelli,
Vescovi delle Chiese che sono in Lombardia.

1. Ringrazio il Signore con tutto il cuore per la gioia intensa che l’incontro con voi mi procura. Ho atteso nella preghiera la vostra venuta, anticipandola con il desiderio vivo di vedervi uno per uno e tutti insieme, “per comunicarvi qualche dono spirituale perché ne siate fortificati, o meglio, per rinfrancarmi con voi e tra voi mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io” (Rm 1,11-12).

Adoriamo insieme Cristo che ci ha scelti per servire il suo Vangelo. Adoriamolo perché ci ha fatti strumenti del suo amore misericordioso, per dare luce e consolazione agli uomini d’oggi, la cui salvezza, come per gli uomini di ieri e di sempre, si trova unicamente nella verità a noi fatta conoscere dalla divina Rivelazione, che in lui si è compiuta.

Qui, in questa Sede Apostolica che presiede alla Chiesa nella carità, a questa Cattedra del Vicario di Cristo, alla quale il Signore per l’imperscrutabile sua volontà ha chiamato l’umile mia persona, voi siete venuti per comunicare i problemi, le gioie, le ansie, le sofferenze della vostra missione pastorale. Io vi accolgo con affetto fraterno, nel desiderio di offrirvi il conforto e la comprensione, che vi aiutino a continuare nella vostra missione di “ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio” (cf.1Cor 4,1).

2. Voi siete Vescovi in una regione italiana, la Lombardia, nella quale l’annuncio del Vangelo e l’edificazione della Chiesa risalgono ai primi secoli cristiani. Siete quindi eredi e custodi di una tradizione religiosa di inestimabile valore. A questa tradizione è doveroso attingere costantemente, perché essa, lungi dall’essere un freno, è quasi una forza che spinge in avanti. Basti citare il nome di sant’Ambrogio e di san Carlo per evocare un patrimonio di dottrina e di esperienza pastorale capace anche oggi, pur in tempi tanto diversi, di illuminare le menti e sorreggere le volontà di coloro che ne debbono continuare la missione.

Nel nostro secolo ben tre sommi Pontefici ebbero i natali e l’educazione nella vostra regione: Pio XI, Giovanni XXIII e Paolo VI, tutti e tre di grande e venerata memoria. Noi crediamo che lo Spirito Santo guida la Chiesa di Dio, e nella fede possiamo pensare che non manca di un significato provvidenziale il fatto che in poco più di mezzo secolo il ministero di Pietro sia stato affidato a tre Papi di origine lombarda.

Questo fatto suggerisce pensieri che riguardano in modo particolare la vostra regione e che ne evocano la lunga storia. È storia di una popolazione seria e laboriosa; ma è soprattutto storia della progressiva penetrazione del Cristianesimo nella mentalità e nel costume, nei quali si è venuto costituendo quel nucleo di valori essenziali a cui generazioni e generazioni di lombardi hanno nel tempo ispirato la loro vita. Non è difficile elencarne alcuni tra i più importanti: l’onore per il matrimonio; il culto della famiglia; la sollecitudine per l’educazione dei figli; l’impegno nel lavoro; l’onestà nei rapporti umani; la forza nell’affrontare le difficoltà; l’amore della libertà; la generosità; la partecipazione civile; e soprattutto una fede religiosa e un attaccamento alla Chiesa cattolica, che hanno rappresentato il faro orientatore nella vita della vostra gente.

Dalla vostra storia e tradizione sono venuti i numerosi santi lombardi che la Chiesa venera per il riconosciuto eroismo della loro virtù; sono venuti gli innumerevoli santi noti soltanto a Dio, che ogni giorno, soprattutto nelle famiglie, hanno trasmesso la fede con la preghiera, l’esempio, l’educazione; sono venute larghe schiere di sacerdoti ammirevoli per dedizione alle anime e servizio alla Chiesa, che hanno saputo guidare il loro gregge con dinamismo intraprendente, non disgiunto da saggia prudenza pastorale.

3. Nella vostra regione si trovano tutti i segni che fanno, del nostro tempo, un periodo storico meraviglioso per ciò che l’umanità è riuscita a costruire, ma anche un’epoca segnata da tante inquietudini che la turbano e la scuotono. La scienza, la tecnica, il lavoro, l’inventiva hanno seminato la terra lombarda di fabbriche; prodotto e diffuso ricchezza; richiamato un numero altissimo di persone dalle zone più povere dell’Italia; reso possibile un tenore di vita fino ad una generazione fa quasi impensabile. Ma tutto ciò ha inciso profondamente sul costume e sulla mentalità, con conseguenze spesso negative proprio in ordine a quei valori, che la tradizione cristiana aveva per secoli difeso come il bene più prezioso anche sul piano civile.

Cristo vi ha scelto e vi ha mandato ad annunciare le meraviglie del suo amore tra uomini e donne che vivono le contraddizioni del nostro tempo, con le possibilità di bene che in esso sono cresciute, ma anche con le forme antiche e nuove di male che l’accompagnano. La solitudine, che rode il cuore dell’uomo e spesso lo trascina alla disperazione, viene sperimentata in modo particolare proprio nel mezzo di società ricche. Vi è chi cerca di superare la solitudine con la droga, l’erotismo, il materialismo pratico, la stessa violenza; ma il male non lo si vince mai con un altro male.

Noi sappiamo che soltanto Cristo conosce il cuore dell’uomo e che soltanto dalla sua Parola zampilla l’acqua viva capace di saziare la sete dell’uomo. Ed è Cristo, solo Cristo che abbiamo la missione di annunciare e di testimoniare con la nostra vita. Essere pastori di anime significa oggi come non mai saper capire l’affascinante e tremenda realtà dell’uomo; cogliere il bisogno profondo d’amare e di essere amato, che egli racchiude in se stesso; valutare le sue aspirazioni alla giustizia e alla pace. Compito primario della nostra paternità spirituale è di trasmettere la fede in Cristo, perché in essa ogni uomo trovi il significato ultimo e unificante della sua vita in ogni manifestazione e direzione.

4. La vostra regione non è importante soltanto per il lavoro e l’organizzazione di esso. È importante anche per il grande rilievo che vi hanno la cultura e l’educazione, con le innumerevoli istituzioni che ne sono al servizio. Ciò fa onore ai Lombardi. La parte esercitata dai cattolici è di notevole ampiezza, e per questo motivo vi esprimo la mia più viva compiacenza e il più cordiale sostegno.
Ben quattro vostre città sono sedi universitarie: Milano, Pavia, Brescia, Bergamo. La scuola di ogni ordine e grado vi è diffusa in modo capillare. Esistono biblioteche prestigiose, pinacoteche, conservatori musicali, scuole d’arte, centri e istituti culturali. Si stampano in Lombardia giornali e periodici di livello nazionale. Vi hanno sede case editrici di grande fama e importanza. Tutto questo pone un problema pastorale di fondamentale rilievo per le Chiese particolari lombarde, ma anche per tutta la Chiesa italiana a causa dell’influenza che la cultura, travalicando ogni confine, esercita nella formazione di un comune pensiero morale e nella crescita dell’intelligenza.

Se “la cultura è ciò per cui l’uomo in quanto uomo diviene maggiormente uomo” (Giovanni Paolo II, Allocutio ad UNESCO habita, 7, 2 iun 1980: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III, 1 [1980] 1640), appare di evidenza immediata la cura che dobbiamo avere per la cultura e la sua diffusione. Ne va del destino dell’uomo, e la Chiesa pertanto ne è direttamente responsabile. Tutto ciò che fate per assistere coloro che operano nelle diverse istituzioni culturali e nella scuola, e per non far mancare una forte, seria, operosa presenza culturale cattolica risponde alle più decisive attese dell’uomo e alle più gravi responsabilità della Chiesa.

In un contesto sociale come quello lombardo, compito della cultura dovrebbe essere l’offerta di un contributo d’insostituibile importanza per la comprensione del nostro tempo.

La cultura cattolica non deve mancare. La verità di Cristo, custodita e insegnata in modo autentico dal Magistero della Chiesa, illumina l’esperienza umana e permette di conoscerla a fondo. Ne deriva la possibilità, per la stessa ragione umana, della determinazione di criteri e di principi, che ispirano valutazioni e orientamenti, per essa altrimenti impervi. Anche chi non ha fede dovrebbe almeno riconoscere che il contributo della cultura cattolica alla comprensione dell’uomo arricchisce la ricerca e la conoscenza comune.

La fede non mortifica la ragione e non esclude affatto ciò che dalla ragione viene conquistato. Ma la cultura che la fede genera, quando è sinceramente vissuta, non è soltanto ragione. Nasce dalla vita cristiana, e della vita cristiana porta il sigillo. Diventa mentalità; esige coerenza; riconosce il primato della contemplazione; si dilata nella carità; si fa attenta con speciale inclinazione ad ogni uomo e da tutto l’uomo. Là dove la causa dell’uomo esige un impegno particolare perché ciò che l’uomo produce non si ritorca contro di lui, il compito di una cultura cattolica è fondamentale per motivi non soltanto religiosi, ma anche civili e sociali.

5. Di alcuni problemi particolari mi pare opportuno parlare oggi con voi, allo scopo di sottolineare l’importanza di una azione pastorale attenta e lungimirante riguardo alla cultura. Il primo è quello della cosiddetta “cultura popolare”, ossia di quell’insieme di principi e valori che costituiscono l’ethos di un popolo, la forza che lo unifica nel profondo e che l’esperienza storica ha fatto maturare talvolta col duro prezzo di grandi dolori collettivi, costituendo un fondamento comune, prima e oltre i diversi indirizzi ideologici e politici. Nessun popolo si forma al di fuori di questo fondamento. Nessuna esperienza politica, nessuna forma di democrazia può sopravvivere, se viene meno l’appello ad una comune moralità di base. Nessuna legge scritta è sufficiente a garantire la convivenza umana, se non trae la sua intima forza da un fondamento morale. Una tale “cultura popolare” è in massima parte opera, nella vostra regione, della fede cristiana e dell’educazione data nei secoli dalla Chiesa. Oggi per diversi motivi essa è minacciata; talvolta sembra in grave pericolo d’essere travolta. Vigilate con grande cura su questo punto: ne dipende il futuro della Chiesa e della stessa società.

Una seconda riflessione riguarda la scuola, soprattutto quella che i ragazzi e le ragazze hanno l’obbligo di frequentare. È tale scuola che contribuisce in grado eminente alla formazione della “cultura popolare”. Anche se riconosciamo l’influenza della cosiddetta “scuola parallela”, ossia dei mezzi di comunicazione di massa, e dei gruppi che spontaneamente si formano tra i ragazzi, la funzione della scuola resta insostituibile. Resta tale, oltre che per i numerosi argomenti addotti dalla pedagogia, anche per l’azione che l’insegnante è in grado d’esercitare sugli alunni. Da qui deriva la fondamentale importanza, nella pastorale scolastica, di ciò che viene programmato e fatto per assistere religiosamente e culturalmente gli insegnanti di ogni ordine e grado, a partire dalle educatrici di scuola materna.

La storia e l’esperienza della vostra regione offrono più di una prova che la fede è stata trasmessa nel popolo ad opera dei genitori, dei sacerdoti e, in molti casi, degli insegnanti. Sono innumerevoli le persone che riconoscono di dovere alla loro maestra e al loro maestro elementare i primi, mai più dimenticati, orientamenti religiosi. I cattolici lombardi furono i primi a comprendere l’importanza del problema negli anni tra il secolo XIX e XX. Si devono alla loro capacità di guardare lontano e alla concretezza e operosità tipiche della stirpe lombarda alcune iniziative di grande rilievo che, proponendosi di “educare gli educatori”, diedero un impulso fondamentale alla educazione cristiana del popolo. Fu in Lombardia che si costituì agli inizi del secolo l’Associazione nazionale dei maestri cattolici, intitolata a Niccolò Tommaseo. Fu ad opera di lombardi che ebbe origine, e continua ad operare, la provvidenziale istituzione della Editrice La Scuola. Fu l’Università Cattolica ad iniziare, appena costituita, corsi di formazione per gli insegnanti. Una tale tradizione vi sospinga a continuare nella ricerca di soluzioni sempre nuove di un problema oggi come ieri di portata veramente storica.

La “cultura popolare” è oggi in larga misura, come ho già accennato, influenzata dai mezzi di comunicazione di massa. Non si può dubitare dell’importanza di tali mezzi nella formazione del costumee dell’opinione pubblica. I cattolici italiani vi hanno già dedicato lodevolmente molta attenzione; ma bisogna moltiplicare gli sforzi affinché tali mezzi non operino in modo da scardinare una moralità di base che fu sempre la forza segreta del popolo italiano. Occorre fare ogni sforzo per aiutare e sostenere il quotidiano cattolico ed anche i settimanali cattolici che nelle vostre diocesi godono di larga diffusione tra il popolo ed entrano nelle famiglie portando la vostra parola e facendo seguire la vita della Chiesa. E altrettanto dobbiamo dire per le emittenti radiofoniche e televisive cattoliche, che operano nella vostra regione: sono mezzi di inestimabile potenza nel portare la voce cattolica in ambienti e luoghi altrimenti inavvicinabili, e meritano ogni possibile aiuto.

6. Un cenno particolare voglio riservare alla scuola cattolica, che nella vostra regione è felicemente diffusa e organizzata. Vi esprimo per essa il mio plauso cordiale. La scuola cattolica non è un fatto marginale o secondario nella missione pastorale del Vescovo. Non la si può interpretare unicamente come una funzione di supplenza nei confronti della scuola statale. Non va nemmeno intesa come un’antitesi alla scuola statale. Essa trova la vera giustificazione nella missione stessa della Chiesa, ed è pienamente comprensibile alla luce dei principi basilari della dottrina cristiana: il primato educativo della famiglia; un progetto educativo in cui si fondano in armonia la fede, la cultura, la vita; la possibilità offerta a tutti di una educazione integralmente cristiana; la libertà oltre che nelle istituzioni, anche delle istituzioni. I cattolici lombardi si batterono vivacemente in passato sia per la loro scuola sia per la scuola statale. Bisogna continuare, sempre più considerando la scuola cattolica come iniziativa della Chiesa particolare, che per mezzo di essa evangelizza, educa, collabora alla edificazione di un costume moralmente sano e forte nel popolo.

Non possiamo dimenticare che in Lombardia, a Milano e a Brescia, si trova l’Università Cattolica del Sacro Cuore, gemma autentica della scuola cattolica in Italia. Furono la genialità e la tenacia, la fede e la passione per l’educazione dei giovani di padre Agostino Gemelli e di altri lombardi a realizzarla circa sessant’anni fa, raccogliendo il voto e il desiderio di tanti cattolici italiani.

L’Università Cattolica del Sacro Cuore è oggi una realtà viva, prestigiosa, apprezzata non soltanto in Italia e non soltanto tra i cattolici. Nella sua triplice funzione – didattica, di ricerca scientifica, di educazione permanente – essa dà un contributo inestimabile alla vita della Chiesa e della società e merita di essere sostenuta con generoso impegno.

Almeno un accenno desidero dedicare anche alle case editrici cattoliche, che sono sorte ed hanno sede nella vostra regione. Sono numerose e costituiscono una ulteriore prova dell’intelligenza e della ricchezza spirituale dei cattolici lombardi. Pur nel rispetto della loro legittima autonomia, vanno seguite, incoraggiate, assistite, affinché la loro attività rappresenti sempre un servizio alla verità e alla formazione cristiana dell’opinione pubblica.

Da ultimo desidero ricordare, nel contesto del fondamentale tema della cultura, il servizio che è chiamata a rendere, in questo campo, la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, a cui convergono sacerdoti, religiosi e laici della Lombardia, del Piemonte e del Veneto. Vi esorto a seguire da vicino l’attività di tale Centro, sostenendolo e, in pari tempo, vigilando affinché sia sempre salvaguardata la purezza della dottrina. Quali responsabili della salvezza eterna dei vostri fedeli, abbiate sempre viva coscienza del compito che vi incombe di garantire che al vostro gregge sia portato l’annuncio della vera fede e siano da esso tenuti lontani gli errori che lo minacciano (cf. Lumen Gentium, 25). Solo una fede alimentata alle fonti genuine della Verità recata da Cristo, potrà consentire l’elaborazione di progetti d’azione, capaci di incidere positivamente sulla vita dei singoli e sulle stesse strutture sociali.

7. Venerabili fratelli, i frutti di una pastorale della cultura non possono essere immediati. Esigono tempo e pazienza. Dobbiamo seminare oggi, se vogliamo che il domani del nostro popolo sia cristianamente più fervido e luminoso. Importante è seminare oggi con generosità e intelligenza.

Occorre farvi aiutare in questo impegno da sacerdoti e laici che alla limpida vita cristiana e alla passione apostolica uniscano una seria preparazione culturale, sicurezza di dottrina e modernità di metodi, insieme con la capacità di vedere a fondo e in avanti. Ciò che fate nel campo della cultura e dell’educazione renderà il cento per uno a gloria di Dio e per la salvezza degli uomini.

Ed ora, a conclusione di questo incontro, nella prospettiva ormai ravvicinata di due grandi appuntamenti quali il Congresso Eucaristico Nazionale del prossimo 1983 e il 400° anniversario della morte di san Carlo Borromeo, che ricorrerà nel 1984, mentre auspico che tali avvenimenti possano costituire momenti significativi di riflessione e di ripresa, imparto di cuore a voi ed alle popolazioni, che qui rappresentate, la propiziatrice benedizione apostolica.

      



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