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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DI SIVIGLIA E GRANADA
IN VISITA "AD LIMINA APOSTOLORUM"

30 gennaio 1982


Signor Cardinale e cari fratelli nell’Episcopato.

1. È per me motivo di vera gioia incontrarmi oggi con questo vostro numeroso gruppo, composto dai Pastori della zona sud della Spagna e in particolare delle province ecclesiastiche di Siviglia e Granada.

Si tratta approssimativanente della quarta parte di tutta la cara nazione spagnola; una nazione di ricca storia cristiana e precristiana, e di venerabile tradizione ecclesiale, che risale all’era apostolica.
Per questo, incontrarmi con voi nell’occasione della vostra visita “ad limina”, e nel pensare alle comunità, il cui palpito di fede cristiana portate sino a qui, mi viene in mente quel pensiero paolino di tanta risonanza comunitaria: “Ringrazio il mio Dio ogni volta che io mi ricordo di voi, pregandolo sempre con gioia per voi in ogni mia preghiera, a motivo della vostra collaborazione alla diffusione del Vangelo, dal primo giorno fino al presente, e sono persuaso che colui che ha iniziato in voi quest’opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” (Fil 1,3-6).

Sono questi i sentimenti che assorbono il mio spirito in questo incontro personale, come Vescovo di Roma e successore di Pietro, con i fratelli e pastori di una parte del gregge di Cristo.

Negli incontri individuali con voi vado acquisendo una conoscenza sempre più profonda della vostra Chiesa locale, che mi facilita il compimento di quella missione ricevuta dal Maestro: “Conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32). In questo modo, rivedendo l’allegria e le preoccupazioni, le realizzazioni e le speranze, e rinvigorendo lo sforzo di costruzione incessante della Chiesa di Cristo, siamo in comunione verso una sempre maggior fedeltà a lui.

2. Il momento attuale è particolarmente importante per il Popolo di Dio delle vostre circoscrizioni ecclesiali, giacché la situazione specificatamente religiosa e i fattori ambientali socio-culturali, economici e politici, pongono alla fede dei vostri fedeli, e non lo faranno in minor grado nel prossimo futuro, molteplici sfide alle quali noi come pastori non possiamo essere insensibili. Questa situazione richiederà che voi abbiate chiari discernimenti, sicure opinioni prese a partire dal Vangelo e valenti iniziative che siano idonee ad orientare validamente le coscienze dei vostri diocesani.

Il cammino che si apre alla vostra responsabilità di guide del Popolo di Dio è molto ampio. Senza alcun dubbio, non ci mancherà la grazia promessa dal Maestro ai suoi Apostoli, e il vostro fervore vi suggerirà ogni giorno le risposte che dovrete dare agli interrogativi posti dalle anime che in voi confidano. In questa occasione desidero da parte mia limitarmi ad attirare la vostra attenzione su alcuni punti concreti, che particolarmente giudico opportuno segnalare alla vostra sollecitudine pastorale.

3. Desidero prima di tutto riferirmi alla religiosità popolare, che il mio predecessore Paolo VI chiamava anche “pietà popolare” o “religione del popolo” (cf. Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 48), e della quale ho trattato io stesso, facendomi eco delle conclusioni del quarto Sinodo dei Vescovi nell’esortazione apostolica Catechesi Tradendae (cf. Giovanni Paolo II, Catechesi Tradendae, 54) e in altre occasioni (cf. Giovanni Paolo II, Homilia in Templo Nuestra Señora de Zapopan habita, 2 et 5, die 30 ian 1979; Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II [1979] 288-289 et 291-292).

Alla vostra situazione concreta possono applicarsi tante delle riflessioni lì contenute. In effetti, i vostri popoli, che affondano le loro radici nell’antica tradizione apostolica, hanno recepito poi numerose influenze culturali, che hanno dato loro caratteristiche proprie. La religiosità popolare che da qui è sorta, è frutto della presenza fondamentale della fede cattolica, con un’esperienza propria del sacro, che comporta a volte l’esaltazione ritualista dei momenti solenni della vita dell’uomo, una tendenza devozionale e una dimensione molto festosa.

Tutti questi fattori, che sono presenti e che caratterizzano in parte la religiosità del vostro popolo, meritano la vostra continua attenzione, rispetto e cura – benché abbiate a ciò dedicato il vostro studio in vari momenti –, unite alla vostra incessante vigilanza, affinché gli elementi meno perfetti si vadano progressivamente purificando, e i fedeli possano giungere ad una fede autentica e alla pienezza di vita in Cristo.

In modo particolare, dovrete stimolare e canalizzare le tre devozioni peculiari, che sono state da secoli, e continuano ad esserlo tuttora, oggetto della predilezione nella religiosità popolare della vostra gente. Mi riferisco alla devozione a Gesù Cristo nel mistero della sua passione e nel sacramento dell’Eucaristia, così come alla devozione alla sua Madre santissima nei suoi misteri di dolore, di gioia e di gloria.

4. Intimamente in relazione con questo, e come soluzione graduale di ciò che è stato indicato anteriormente, desidero raccomandare qui la necessità di una evangelizzazione intensa e accurata dei vostri fedeli. Nei documenti prima citati e nelle conclusioni della Conferenza di Puebla, alla quale tante volte mi sono riferito, dedicata precisamente allo studio di questo tema, troverete validi orientamenti in questo compito.

Occorre agire in modo da ottenere un’evangelizzazione che impegni tutta la Chiesa e le sue strutture, con la testimonianza del Vangelo, con la predicazione viva e adeguata, con la liturgia della Parola ben preparata, con la catechesi nelle parrocchie, nelle famiglie, nell’ambito della scuola e delle altre istituzioni o comunità, con una attiva presenza nell’importante campo dei mezzi della comunicazione sociale che possono moltiplicare tanti sforzi, con il contatto personale e con l’intensa preparazione ai Sacramenti e alla loro debita celebrazione (cf. Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 41-47; Giovanni Paolo II, Catechesi Tradendae, 67-70).

Si potrà così ottenere che la religiosità popolare venga irrobustita nei suoi elementi validi e completata nel suo complesso, in tal modo che si arrivi alla solidità della vita cristiana.
5. Perché questa evangelizzazione desiderata possa essere una realtà, sempre più consolatrice, dovrete aver cura con particolare diligenza, degli agenti di evangelizzazione, che condividono con voi questo compito: i sacerdoti, i religiosi, le religiose e le altre persone consacrate con titolo speciale al Signore e alla Chiesa.

Per questo affrontate con fermezza e comprensione le situazioni difficili dei vostri sacerdoti, siate molto vicini ad essi, affinché, vivendo con gioia e fedeltà la loro consacrazione a Cristo e alla Chiesa, superino gli ostacoli che trova il ministero nel nostro tempo e le tentazioni che possono insinuarsi nell’abbandono, nella delusione o mancanza di entusiasmo.

Trattateli come fratelli, nell’amicizia e intimità vera, appoggiandoli in ogni momento, confortandoli e facendo loro sentire, con il vostro atteggiamento nei loro confronti, che essi, oltre ad essere i vostri più preziosi collaboratori, costituiscono quella porzione della Chiesa che merita le primizie del vostro tempo e delle vostre energie.

In modo analogo, ricercate la collaborazione e l’appoggio dei religiosi, con vivo apprezzamento per il loro stato e nello spirito del documento sulle relazioni tra Vescovi e religiosi emanato dalle Sacre Congregazioni per i Vescovi e per i Religiosi e gli Istituti secolari. Tutto ciò servirà ad un migliore coordinamento e potenziamento delle forze vive della Chiesa, con il valido apporto di tutte le anime consacrate.

So che in occasione del Giovedì santo del 1978 avete indirizzato un documento speciale ai Sacerdoti. Vi esorto a continuare a perseguire quei propositi manifestati in quella occasione, specialmente dedicando una sollecitudine particolare alle vocazioni al sacerdozio, tanto necessarie nelle vostre diocesi e in tutta la Chiesa, e delle quali, grazie a Dio, si va notando un promettente incremento in alcune parti della vostra zona ecclesiale.

6. Un altro campo, che riveste una grande importanza e che può far sentire una notevole influenza sulle vocazioni, è la famiglia. Vi prego di dedicare ad essa una abnegazione e una sollecitudine perseverante, come ho recentemente indicato nella esortazione apostolica Familiaris Consortio.

Infatti, nella famiglia cristiana, fondata su di una fede viva e su di una autentica religiosità, si basano tante speranze per il futuro. Per questa ragione la Chiesa ha dedicato sempre un particolare interesse a questo tipo di apostolato, la cui importanza non è venuta meno nei vostri ambienti. Ma al contrario va acquistando sempre più un ruolo di maggior rilievo, giacché le circostanze esterne e il nuovo ordinamento legale in campo civile su questo tema, possono sgretolare l’edificio della unità familiare, con non poco danno per la società intera.

Così pure, curate con grande sollecitudine, facendovi aiutare in questo dai vostri sacerdoti e collaboratori, il settore dei Movimenti familiari cristiani, di spiritualità e di apostolato. Non trascurate la preparazione remota, prossima e immediata al matrimonio; fate in modo che i focolari dei vostri fedeli siano altrettante Chiese domestiche (cf. Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 55). E attraverso la famiglia e l’organizzazione diocesana e parrocchiale programmate un intenso apostolato giovanile, che sostenga ed accresca la fede dei vostri giovani, vero tesoro della Chiesa, quali cristiani di oggi che saranno i responsabili del futuro ecclesiale e sociale.

7. Infine, non posso tralasciare di riferirmi, anche se brevemente, al difficile momento della situazione economica e del lavoro nella vostra zona. Il doloroso fenomeno della diffusa disoccupazione di cui soffre la vostra regione, sia nelle campagne come nelle città, esige da voi una testimonianza chiarificatrice e di mediazione, un insegnamento adeguato e un profondo impegno in favore di una maggiore giustizia sociale.

Inoltre, secondo le circostanze, esige un richiamo urgente alla messa in comune dei beni, efficacemente canalizzata attraverso le vostre organizzazioni caritative (cf. Giovanni Paolo II, Laborem Exercens, 18).

Siate certi che le riflessioni che si formuleranno durante la programmata Settimana Sociale della Spagna, dedicata precisamente a questi importanti temi, vi offrirà elementi molto utili al fine di suscitare una reale collaborazione solidale, nell’ambito delle vostre possibilità e competenze, per dare un valido contributo alla progressiva soluzione di questo doloroso fenomeno, che genera in molte persone e famiglie della vostra zona, della Spagna e fuori di essa, tante inquietudini e angustie, con ripercussioni umane e morali estremamente gravi.

Non mancate poi di educare i vostri laici che si sentono più disponibili alla responsabilità che a loro compete in questo campo, perché siano artefici della promozione sociale e richiedano gli opportuni interventi da parte delle autorità pubbliche, senza il cui efficace impegno non si potrà conseguire alcun risanamento di una piaga sociale di tale entità ed estensione.

8. Sono queste alcune delle riflessioni di cui desideravo farvi partecipi, sicuro che, quali prudenti Pastori del vostro gregge, saprete tradurli nei vostri impegni ecclesiali.

Nella carità di Cristo che ci sospinge e ci unisce, ricevete la mia parola con l’animo pronto a proseguire nel vostro generoso servizio alla Chiesa. Fatene a vostra volta parte ai vostri sacerdoti, religiosi, religiose, anime consacrate, seminaristi, padri di famiglia e laici impegnati che collaborano nelle parrocchie, nelle istituzioni e associazioni cattoliche.

Dite loro che il Papa li pensa, li ricorda nelle sue preghiere ed è lieto della loro fedeltà alla Chiesa.

Maria, madre di Gesù e madre nostra, ci ottenga dal Padre la pienezza della vita in Cristo. E di essa sia pegno la benedizione apostolica che a tutti imparto di cuore.

              



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