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VISITA PASTORALE NEL BELICE E A PALERMO

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON GLI AMMALATI NELL'OSPEDALE CIVICO DI PALERMO

Domenica, 21 novembre 1982

 

Carissimi!

Nell’intenso itinerario della mia visita alla città di Palermo, la sosta in questo grande Ospedale civile ha una importanza del tutto particolare. Infatti sappiamo bene come nelle nostre città così piene di vitalità e di dinamismo, così frementi di interessi e di occupazioni, tra botteghe e negozi, tra scuole ed uffici, tra fabbriche e luoghi di divertimento, sorgono anche gli ospedali, a ricordarci la condizione fragile e precaria della nostra vita.

Ebbene, io sono venuto molto volentieri in mezzo a voi, cari ammalati, per porgervi il mio più affettuoso saluto e per dirvi che nelle mie preghiere ricordo specialmente voi, che soffrite, e tutti coloro che si prendono cura di voi. Avrei desiderato passare attraverso tutte le corsie per portare a ciascuno la mia benedizione e una parola di conforto; però il tempo non lo permette. Ma vi abbraccio tutti, ed intendo rivolgermi anche a tutti i degenti negli ospedali di questa Città e dell’intera Isola. Il mio abbraccio è segno dell’amore che Gesù ha per voi, e sottolinea altresì la fiducia che tutti dobbiamo avere nel valore della sofferenza, che Cristo stesso ha voluto provare per la salvezza degli uomini. Logicamente, all’Ospedale si viene per guarire ed io porgo a tutti l’augurio di poter guarire presto, per tornare così alle vostre case, alle vostre famiglie, alla gioia della salute e del lavoro. Nello stesso tempo però vi esorto anche alla pazienza ed alla rassegnazione alla Volontà dell’Altissimo, ben convinti che anche nelle fitte del dolore o nell’amarezza delle delusioni egli è sempre Padre, che ci ama, ci segue e ci avvolge nella trama misteriosa del suo disegno salvifico.

Intendo pure porgere il mio affettuoso saluto al personale dirigente, medico e paramedico, ai religiosi ed alle religiose, a tutti coloro che in qualche modo prestano la loro opera di aiuto ai malati. L’Ospedale è diventato nella città moderna un luogo di importanza centrale, nella sua complessa organizzazione; ed è diventato, si può dire, una sosta quasi obbligatoria per buona parte degli abitanti. Prendo volentieri l’occasione per esortare tutti a fare in modo che ogni Ospedale, luogo di dolore e di speranza, diventi anche luogo di incontro fraterno! Dal momento che i passi della vita possono talora portare anche qui, allora ognuno si faccia un dovere ed un impegno in coscienza di rendere familiare ed amichevole questo ambiente, in cui possono maggiormente esercitarsi le virtù della bontà, della pazienza, della carità umana e cristiana!

In questa ultima domenica dell’anno liturgico, la Chiesa celebra la Solennità di Cristo Re. Questo titolo vuole significare che Gesù, vero Dio e vero Uomo, è veramente la Causa e la Ragione di tutto l’universo, da lui creato come seconda Persona della santissima Trinità, ed è il centro dell’intera storia umana, da lui redenta e salvata mediante il sacrificio della Croce. In questo luogo, dove si sente maggiormente la sofferenza della vita e nello stesso tempo l’indistruttibile anelito alla serenità ed al benessere, la Liturgia con ispirata sapienza ci esorta e ci spinge a confidare totalmente in Cristo, nostro Re, che ha manifestato il suo amore attraverso il dolore. Mediante il Battesimo, anche noi partecipiamo della “regalità” di Cristo. Questa grande dignità si deve esprimere con la disponibilità a servire, secondo il suo esempio (cf. Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis, 21). Infatti Cristo non venne per essere servito, ma per servire (Mt 20, 28).

Mi piace concludere queste mie brevi ma cordiali parole con un pensiero del venerato padre Giacomo Cusmano, Fondatore delle Suore Serve dei Poveri e dei Missionari Servi dei Poveri, eroe della carità, ben noto nella città di Palermo, dove nel secolo scorso esercitò la medicina per quattro anni e, divenuto in seguito sacerdote, consacrò tutta la vita per i malati e per i poveri. La sua idea direttiva era che bisogna “vivere alla presenza di Dio e in unione con Dio; ricevere tutto dalle mani di Dio; far tutto per puro amore e gloria di Dio”. È un magnifico programma che vale per tutti, e per sempre, e che lascio anche a voi, mentre vi raccomando alla Vergine santissima, “Salus Infirmorum”.

Con grande effusione vi do la mia benedizione.

 

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