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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL CONCORSO «VERITAS»

Sabato, 16 ottobre 1982

 

Carissimi giovani,
figli e figlie dilettissimi!

Questo incontro mi riempie particolarmente di gioia, perché vedo in voi, vincitori dell’Annuale Concorso “Veritas” nelle Scuole Secondarie Superiori d’Italia, studenti sensibili alla problematica religiosa e vibranti per la realtà della vita della Chiesa. Abbiate, perciò, il mio più caro saluto, che si rivolge anche ai benemeriti Insegnanti di Religione che vi accompagnano.

So che il tema da voi trattato lo scorso anno scolastico è stato: “La verità che fa liberi”. E certamente tutti voi l’avete svolto egregiamente, come dimostra il premio ricevuto. Ma vorrei augurare a me e a voi che esso non sia stato soltanto un esercizio scolastico, bensì che sia penetrato nel profondo della vostra mente e del vostro cuore a determinare convinzioni intime e incrollabili.

L’apostolo Paolo ha scritto in una delle sue lettere: “Non abbiamo alcun potere contro la verità, ma per la verità” (2 Cor 13, 8). Ecco ciò che importa riconoscere e confessare: la verità è sempre superiore a tutti noi, e noi siamo posti al suo servizio. Un tale atteggiamento interiore è forse il più importante tra quelli che favoriscono la maturità di una persona, e rende l’uomo sicuro e insieme umile, deciso e insieme comprensivo, temprando un carattere forte, generoso e libero. Infatti, servire la verità distoglie da ogni asservimento umiliante o interessato, poiché essa è sempre al di sopra delle faziosità e al di là dei soprusi. Certamente, voi stessi lo sapete o almeno lo intuite. La verità è come uno specchio tersissimo, un cielo azzurro intenso, un’acqua limpidissima. Essa è il contrario di ogni inquinamento, di ogni ingiustizia, di ogni meschinità. E come non essere sedotti da un simile ideale? Come non lasciarsi afferrare dalla verità e dedicarle tutta la nostra vita? Siate cultori della verità, sempre e dovunque!

Ma che cos’è la verità? Questa domanda, che già Pilato pose a Gesù (cf. Gv 18, 38), riceve la risposta dalle parole di Gesù stesso, quando dice: “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6). Per il cristiano, dunque, la verità non è tanto un’astrazione, qualcosa di intellettualistico, e nemmeno un’idea platonica, ma si identifica con la persona vivente di Gesù Cristo, che ci ha rivelato la volontà di Dio e il suo progetto di salvezza. In lui ogni parziale verità si compie e si compone in unità, e la verità diventa davvero “luce del mondo” (Gv 9, 5). Ecco perché essa ci “fa liberi” (Gv 8, 32): perché ci strappa alle nostre grettezze, illumina le nostre ottusità, ci redime dai nostri peccati.

Carissimi, per tutto ciò amo ripetere a voi le parole dell’apostolo Giovanni: “Non ho gioia più grande di questa, sapere che i miei figli camminano nella verità” (3 Gv 4). Voi conoscete la predilezione che ho per i giovani. Ebbene, uno dei suoi motivi è il fatto che i giovani hanno più degli altri il senso della verità, cioè dell’autenticità. Per questo siete fonte della mia gioia e della mia speranza. Sappiate, perciò, che il Papa vi incoraggia, vi segue, vi ama. Portate anche ai vostri amici, ai vostri compagni, questa assicurazione. E a conclusione del nostro incontro, sono lieto di impartire a tutti voi la mia benedizione apostolica, che estendo di cuore ai vostri Familiari e ai vostri Insegnanti.

 

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