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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL CONGO
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Sabato, 23 ottobre 1982

 

Cari fratelli nell'episcopato,

1. So quanto la vostra gioia sia profonda nel compiere la vostra visita “ad Limina”, di venire alla fonte dell’unità ecclesiastica, di vedere e sentire il Successore di Pietro. Credetemi, la mia felicità è grande almeno quanto la vostra! È sicuramente una grazia permanente per il Vescovo di Roma amare di uguale affetto tutte le Chiese locali disseminate in tutto il mondo e di servirle, alla maniera di Cristo e sulle tracce di numerosi e santi Papi. Rendiamo grazie insieme per questo incontro fraterno! Che il Signore lo renda fruttuoso per la diocesi della Repubblica Popolare del Congo, dove, il 5 maggio 1980, mi fu data la possibilità di vivere ore indimenticabili, sia alla cattedrale di Brazzaville che sulla spianata del Boulevard des Armées.

2. Innanzi tutto, vorrei assicurare voi, e attraverso voi, la vostra diocesi, che condivido profondamente le gioie e le speranze che suscitano nel vostro cuore la preparazione e lo svolgimento delle feste che segneranno, il 28 agosto 1983, il centenario dell’annuncio e della diffusione del Vangelo nel vostro paese, ad opera di quei pionieri ormai celebri che furono Mons. Carrie e Mons. Augouard. Approvo calorosamente il progetto della vostra Conferenza episcopale di festeggiare questo avvenimento sotto il segno del Rinnovamento, sul piano della fede, della preghiera, della vita familiare, nell’impegno sociale. Come Cristo ordinò a Pietro e ai suoi compagni, io vi ridico oggi: “Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete . . .” (Gv 21, 6). Gli ostacoli non mancano, voi lo sapete meglio di chiunque. Se si possono paragonare a delle correnti contrarie, a dei venti taglienti, a delle onde pericolose, bisogna avanzare, bisogna faticare per le generazioni future, procedendo sicuramente in altro modo che i primi evangelizzatori del Congo, ma ispirandovi sempre al loro coraggio e alla loro fede a prova di tutto.

3. La Chiesa intera gioisce di sapere che il 40% della popolazione totale del vostro paese ha ricevuto la grazia del battesimo, anche se non tutti quei battezzati, per motivi diversi, hanno sviluppato al massimo questa grazia iniziale. Questo popolo cristiano beneficia del ministero episcopale di tre Pastori usciti dal suo grembo, dell’impegno sacerdotale di una cinquantina di preti congolesi, della testimonianza evangelica di una sessantina di religiose del paese. La Chiesa intera gioisce anche di sapere che i laici cristiani, coraggiosamente impegnati in diversi movimenti d’apostolato, aumentano un po’ alla volta in numero e sono sempre meglio formati. Ma potrebbe un albero crescere e fruttificare se fossero tagliate le radici? Con questo, penso a quelli che hanno piantato il Vangelo nel secolo scorso e in questo nella vostra regione. Quei lavoratori del Signore venivano da altri luoghi. È vero! Ma non è forse sempre stato così dall’inizio del cristianesimo? Sono sempre delle comunità cristiane che fanno nascere altre comunità cristiane, con le ricchezze e i limiti di tali operazioni. Resta il fatto che ogni popolo attinge delle forze, spesso una rinascita, e sempre la sua unità quando conserva fedelmente la memoria di coloro che gli hanno trasmesso il meglio di sé con il dono della vita, l’attaccamento a degli ideali di valore, a una cultura originale. Tutta la Chiesa locale deve ugualmente riconoscere e amare la propria storia, serbare rispetto e riconoscenza al lavoro già compiuto da altri, lavoro che ha sempre lo scopo di aprire gli animi e i cuori alla persona e al messaggio di Gesù Cristo.

4. I vostri rapporti mi hanno lasciato vedere dove si situano le vostre difficoltà e le vostre inquietudini. Ho sentito che misurate con realismo un cedimento dei valori morali quali il rispetto della persona, il rispetto del bene pubblico, lo spirito civico, il senso della solidarietà e della condivisione. Ho sentito anche le vostre sofferenze davanti all’indifferenza religiosa di numerosi battezzati, alla seduzione di un materialismo pratico, che non vede più l’utilità, ne, sfortunatamente, il valore, delle verità rivelate dal Cristo e fedelmente proclamate dalla Chiesa che ha fondato per “insegnare a tutte le nazioni”.

Ecco perché, fratelli carissimi, colgo l’occasione della vostra visita “ad Limina” per fare da eco ad un punto dei vostri rapporti e per incoraggiarvi fortemente a vedere fra di voi, e anche fra i vostri preti e i vostri laici impegnati, come, in occasione del primo centenario dell’evangelizzazione del Congo, si potrebbero realizzare concretamente delle nuove circoscrizioni ecclesiastiche, che faciliterebbero sicuramente una migliore evangelizzazione del vostro paese. Da parte sua, la Santa Sede non chiede che di ascoltarvi ed aiutarvi. Le diocesi a dimensione umana, dovunque sia stato deciso di istituirle e dopo un inevitabile periodo di delicato rodaggio, hanno progressivamente dimostrato un dinamismo che fa spesso pensare alle giovani comunità al tempo dell’apostolo Paolo. Bisogna ugualmente aggiungere - ma voi ci pensate certamente - che la vostra Conferenza episcopale, arricchendosi di nuovi membri, ci guadagnerebbe sia a livello di fraternità che sul piano delle responsabilità regionali o nazionali da condividere. Che lo Spirito di saggezza ci illumini tutti al fine di proseguire sulla buona strada e per il bene più grande del popolo cristiano che vive sulla terra del Congo!

5. Un’altra grande preoccupazione che faccio mia è quella del numero e della qualità dei vostri collaboratori d’oggi e di domani, i preti ed i seminaristi delle vostre diocesi. Dite loro quanto il Papa conti sulla loro generosità, sul loro attaccamento, già solennemente suggellato dal sacramento dell’Ordinazione, o che sta per esserlo, alla persona di Cristo e alla sua opera di redenzione. Il clero africano ha già dato alla Chiesa molti vescovi e preti di valore. L’Africa - questo grande continente ricco di sviluppo malgrado aree di miseria e sofferenza ancora troppo numerose - avrà sempre più bisogno di vescovi e preti d’élite, di ministri - oso dirlo - veramente appassionati di Gesù Cristo! Attualmente, lo sapete quanto altri episcopati africani, avete ancora bisogno della cooperazione delle Chiese che ieri hanno piantato il Vangelo nel vostro continente e ne hanno curato il radicamento. Non privatevi sconsideratamente della loro presenza. Che ci sia dialogo, fiducia e concerto fra voi e il vostro clero da un lato, e, dall’altro, fra voi e quei missionari, religiosi o religiose venuti d’altrove. I miei viaggi pastorali in Africa mi hanno fatto sentire che è sempre il momento per la cooperazione fra Chiese antiche e Chiese più giovani.

6. Infine, penso ai problemi del laicato cristiano in Congo. Dire che non è facile essere cristiani oggi è un constatazione che non risolve niente. I paesi evangelizzati da lungo tempo hanno le loro ragioni per dirlo. I paesi in via di sviluppo e toccati dal Vangelo in tempi più recenti hanno altri motivi per affermarlo. Le spiegazioni sociologiche non sono da disprezzare. Ma quando mai, dunque, e in quali regioni del mondo l’appartenenza a Gesù Cristo Salvatore e la fedeltà al suo messaggio universale di salvezza sono state facili? Mi sembra sempre più che le civiltà, così diverse in tutto il mondo, debbano tutte fare una scelta se vogliono vivere o sopravvivere nel senso che Cristo Gesù - lo “Ecce Homo” come diceva Pilato senza credere che quell’uomo fosse abitato dalla divinità e portatore di un messaggio divino per ogni uomo e per tutti gli uomini - è non solo il rivelatore qualificato del vero messaggio di Dio, ma anche del vero volto dell’uomo e, dunque, del senso della sua vita personale e sociale. Queste considerazioni di fondo mi conducono ad incoraggiarvi più che mai alla formazione di un laicato africano e congolese capace di rendere conto della propria fede cristiana, e capace d’inserirsi in modo credibile nelle strutture socio-professionali del paese per giocarvi - come dice chiaramente il Vangelo - il ruolo del lievito nella pasta. Sono ancora pochi in questo momento. ma voi mi dite che il loro numero aumenta. È sempre stato che i Pastori debbano investire molto per la formazione dei laici secondo lo spirito del Concilio Vaticano II. Ciò che conta sempre e ovunque, è la qualità. Secondo il celebre filosofo Bergson, la qualità e già la quantità allo stato nascente. Prego con voi perché tutti i movimenti esistenti e di cui mi avete parlato, dai catechisti ai Giovani Testimoni di Cristo, passando per le famiglie cristiane e i Focolari, si caratterizzino per un approfondimento della fede ed un impegno preciso e spesso riconsiderato nel loro ambiente di vita.

7. Che questo incoraggiamento in occasione della vostra visita “ad Limina” e a qualche mese dai festeggiamenti del centenario dell’Evangelizzazione del Congo, siano per voi, per i vostri preti e i vostri seminaristi, per i religiosi e le religiose che cooperano all’attività delle vostre diocesi, e per tutti i vostri cristiani di Brazzeville, di Owando, e di Pointe-Noire, fonte di luce e di fervore, affinché la rinascita sperata diventi realtà, per la gloria del Signore e per la gioia di tutti coloro che hanno contribuito ieri e che contribuiscono oggi all’edificazione della Chiesa e al bene generale del vostro paese.

Benedico di tutto cuore voi, il vostro clero e i vostri fedeli.

 

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