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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN GRUPPO DI VESCOVI DELLA REGIONE SUD-OVEST
DELLA FRANCIA IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Venerdì, 24 settembre 1982

 

Cari fratelli nell’Episcopato.

1. Nell’accogliervi, Vescovi della regione designata Sud-Ovest della Francia, accolgo tutte le vostre diocesi, a dire il vero molto diverse, che si avvicinano alla costa atlantica, passando per la grande città di Bordeaux. E al di là delle vostre persone, penso a tutti i sacerdoti che costituiscono il vostro presbiterio, ai fratelli, alle religiose, ai laici che hanno a cuore l’impegno di costruire la Chiesa con voi. Sono proprio le loro fatiche e le loro speranze che vi portano qui a Roma: voi desiderate che la loro fede sia confermata, sulle orme di quella dell’apostolo Pietro, che il loro zelo evangelizzatore sia stimolato dall’esempio e dall’intercessione dell’apostolo Paolo, e che, grazie a questa visita “ad limina Apostolorum” dei loro Pastori, essi si sentano ancora di più in comunione con la Chiesa dei primi secoli, con tutta la Chiesa d’oggi, la Chiesa universale di cui voi portate con me la sollecitudine. A ciò contribuiscono questi contatti, questi scambi che avete con me e con i responsabili dei Dicasteri romani.

2. Ho parlato di speranza, perché è proprio la grazia che bisogna implorare sulle vostre care diocesi. La speranza non è un ottimismo ingenuo; del resto l’analisi lucida delle situazioni religiose continua a mostrare, ai vostri occhi, una avanzata dell’incredulità o per lo meno dell’ateismo pratico, negli ambienti operai delle grandi città come negli ambiti universitari, senza contare certe zone rurali da lungo tempo poco cristianizzate. Allo stesso tempo, l’avvenire potrebbe apparire ancora più compromesso se l’accesso dei bambini alla catechesi diminuisse, se la vocazione sacerdotale si facesse rara. Anche coloro che mantengono, come dire, una certa “memoria” cristiana avranno difficoltà a trasmetterla nel clima attuale, e non ci si saprebbe decidere a vederli rimanere ai margini di una minoranza viva che ha fatto il suo aggiornamento e si volge con vigore verso l’avvenire. D’altra parte, voi vedete anche dei segni incoraggianti. Ma, in ogni modo, sperare è ben altra cosa che calcolare, sul piano sociologico, le possibilità umane, o anche riunire i nostri mezzi umani. Significa credere che anche in una situazione difficile, è sempre possibile un ritorno di vitalità ecclesiale proprio a causa della forza che il messaggio cristiano ha in se stesso, a motivo della grazia che accompagna la sua accoglienza sincera, la sua espressione nella preghiera e la sua messa in pratica nella vita. Il problema pastorale è quello di fare in modo che il vero messaggio del Vangelo sia innanzitutto inteso nelle condizioni concrete in cui vivono i nostri contemporanei.

Per assicurare questo, bisogna senza dubbio immaginare e mettere in opera uno stile di presenza, dei mezzi e dei metodi d’apostolato che tocchino questi nuovi complessi umani con le mentalità dei loro ambiti di vita, e che tengano conto d’altra parte dei mass-media onnipresenti che permettono ugualmente di esprimere ciò che è stato scoperto con la fede nelle comunità vive dei credenti, a misura umana. Occorrono senza dubbio anche forze apostoliche nuove, alcune delle quali voi vedete sorgere, persone e gruppi pieni di disponibilità e di ardore. Vi incoraggio a cercare e a promuovere una tale pastorale, con il discernimento che è proprio del Vescovo. Non bisogna forse rinnovare e rendere pienamente efficaci i mezzi classici di ministero e di apostolato di cui dispongono i Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, e i laici? Tale sarà oggi il tema del mio incontro con voi.

3. Cari fratelli nell’Episcopato, avete molto a cuore il vostro triplice carico apostolico: quello di insegnare, “che è importante più degli altri, per quanto essi siano importanti”, seguendo l’espressione del Concilio (Christus Dominus, 12), vale a dire di annunciare voi stessi il mistero di salvezza e di vegliare sulla qualità della sua presentazione; quello di presiedere alla preghiera del Popolo di Dio e di vegliare affinché i sacramenti gli siano proposti e somministrati come si deve; quello d’essere il padre e il pastore di tutti, vegliando sulla condotta e l’unità del clero e dei laici. Ed io conosco quale zelo voi mettiate, quanto tempo, quante sere consacriate all’incontro sul posto, personalmente o in piccoli gruppi, nelle parrocchie o nei movimenti. Tra le attività del vostro ministero, metterò in rilievo solamente due realizzazioni pastorali, che ho già notato con soddisfazione, alle quali voi dovete ridare un posto determinante, con un nuovo volto.

Si tratta, da una parte, delle “visite pastorali” alle vostre diverse comunità, meglio preparate e più approfondite, che vi permettono, a voi, di conoscere meglio le realtà della loro vita, i loro problemi e i loro impegni apostolici; e alle comunità, di mettersi in rapporto con il Vescovo in persona, con colui che è loro inviato come gli Apostoli, per inserirli, con la loro specificità, nel Corpo unico di Cristo.

D’altra parte, insistete sulle “diverse celebrazioni” che uniscono il Popolo di Dio nella preghiera, a volte anche sul piano diocesano: è infatti caratteristica del Vescovo essere il grande unificatore dei fedeli attorno a Gesù Cristo per invitarli a proseguire su vie convergenti. Sia a Cracovia che a Roma, ho sempre concepito così il mio ruolo di Vescovo.

4. Guardiamo ora insieme al ministero dei vostri sacerdoti. Essi sono tanto più meritevoli in quanto sono sempre meno numerosi, più anziani e obbligati a far fronte a molteplici compiti che li disperdono e li affaticano. Una ristrutturazione dei compiti è in corso, dite, ed io la incoraggio; perché per un certo numero di compiti, religiose o altre persone consacrate, laici, uomini e donne, possono portarvi il loro contributo, se non addirittura prenderli in carico, in stretta unione con i loro parroci o i loro cappellani. Ma in particolare, possano i sacerdoti sapersi anche liberare per consacrarsi a fondo ai ministeri che sono loro propri o che loro spettano ad un titolo particolare, come dispensatori dei misteri di Dio e guide delle anime (Giovanni Paolo II, Epistula ad universos Ecclesiae Sacerdotes adveniente Feria V in Cena Domini anno MCMLXXIX, die 8 apr. 1979: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II [1979] 841 ss): liturgia, predicazione, responsabilità dell’orientamento e della qualità della catechesi dei bambini e degli adulti, formazione alla preghiera e all’azione apostolica. Si tratta di assicurare tutto questo regolarmente e in profondità, nelle diverse comunità o settori affidati spiritualmente ai sacerdoti, a cominciare dalla parrocchia, di cui voi mi dite che sta conoscendo felicemente un rinnovamento come luogo di accoglienza e di evangelizzazione. Quando è così, il terreno del Regno di Dio è preparato e seminato, e i frutti verranno sicuramente presto o tardi, anche se venti di ogni tipo, di tanto in tanto, vi conducono dei germi di zizzania. In ogni caso, attraverso tali ministeri la linfa cristiana di coloro che sono legati, anche in modo imperfetto, con la Chiesa, è nutrita, mantenuta o rianimata; e questi cristiani sono allo stesso tempo preparati a incontrare in maniera missionaria il mondo che non conosce più il suo messaggio e a impegnarsi in un’autentica testimonianza. Queste due pastorali non si escludono; esse si completano. Unisco dunque i miei vivi incoraggiamenti ai vostri per tutti i sacerdoti che assolvono questo ministero, spesso senza giungere a dei risultati; questo esige da essi non solamente una fede e un amore ravvivato senza posa alle sorgenti, grazie alla preghiera e alla lettura personali, ma un vero lavoro di preparazione e di applicazione. Mi limiterò a qualche significativo esempio.

5. Con voi, io auguro che la “liturgia” sia sempre degna, anche con comunità ristrette e povere di mezzi; che essa sia aperta alla partecipazione attiva e cosciente dei differenti membri dell’assemblea, ciascuno secondo il suo rango e la sua vocazione; che essa utilizzi giudiziosamente le diverse possibilità di espressione autorizzate, senza eccedere in una creatività estrosa, improvvisata o mal studiata, che le norme non permettono, proprio perché essa ne sconvolgerebbe il senso; che la liturgia introduca veramente al mistero di Dio mediante la sua atmosfera di raccoglimento, la qualità delle letture e dei canti. So bene - ed è una grande preoccupazione per i parroci - che molti cristiani, adulti e giovani, mancano di convinzione - o di coraggio - sul senso stesso della Messa e la necessità di parteciparvi la domenica per essere coerenti con la fede. Ma almeno facciamo in modo che le nostre Messe lascino trasparire “il mistero della fede” e ne abbiano l’attrattiva.

6. Auguro insieme a voi che i sacerdoti prestino molta cura alla “predicazione”, durante o al di fuori della Messa. Per molti cristiani adulti, che sono praticanti regolari o occasionali, questa sarà spesso la sola occasione di insegnamento religioso, con la lettura di riviste o bollettini cristiani. E anche le brevi omelie che accompagnano gli altri sacramenti del battesimo, del matrimonio, della cresima, o i funerali, saranno il solo legame con la Chiesa per numerosi non praticanti. Da qui, ci domandiamo: sotto la forma concisa e con il linguaggio che è conveniente, è veramente il cuore del mistero cristiano che è loro rivelato, sia che si tratti di dogmi, di esigenze etiche o di sacramenti? Permette questa predicazione di conoscere la globalità del comportamento cristiano, o non solamente qualche aspetto che risale, sempre quelli, al gusto personale del sacerdote? Vi sono del resto molte realtà umane in cui la dottrina cristiana e la salvezza dell’uomo sono implicate; il decreto Christus Dominus (cf. Christus Dominus, 12, § 3) ne ricorda un certo numero, come soggetto del nostro insegnamento di Vescovi; e voi notate che alcuni cristiani hanno ripugnanza ad accettare un rapporto tra l’evangelizzazione e la promozione dei diritti dell’uomo o l’etica sociale. Sì, tutti questi elementi possono e devono divenire l’oggetto dell’insegnamento della Chiesa, in una prospettiva che, come nelle epistole di san Paolo, le unisce sempre, come conseguenza, al mistero cristiano, che deve rimanere centrale, soprattutto nella predicazione. In breve, cercate, con i vostri sacerdoti, il modo con cui dare a questa predicazione e agli altri mezzi di insegnamento il loro posto di importanza capitale e la loro qualità.

7. La “catechesi” permette una scoperta o un approfondimento sistematico della fede in condizioni diverse rispetto a quelle dell’omelia. Possiamo noi convincere i giovani genitori, e già anche i futuri che contraggono un matrimonio cristiano, della necessità di una catechesi dei loro figli che comincia dalla loro giovane età! E possiamo far accompagnare nel modo migliore possibile i giovani delle scuole secondarie da una catechesi o gruppi di riflessione cristiana! Questa catechesi è così importante e così complessa nella situazione critica d’oggi che vi ritornerò più a lungo con i vostri confratelli. Qui diciamo che i sacerdoti, lungi dall’essere liberati dalla loro missione, a questo riguardo, mediante il contributo dei laici, mantengono un ruolo primario nel suscitare catechisti, formarli e vegliare sulla qualità del loro servizio.

8. Mi felicito coi sacerdoti che consacrano anche una grande cura e molto tempo alla “preparazione” dei sacramenti del battesimo, del matrimonio, della cresima, facendosi in tutto aiutare in modo appropriato dagli altri membri della comunità e dalle famiglie.

Ma vorrei ancora segnalare un aspetto che deve trovare la sua collocazione attraverso tutto il ministero sacerdotale: quello di insegnare ai fedeli a pregare, a pregare spesso e bene, in gruppo e personalmente, secondo il ritmo dei momenti e degli avvenimenti, ma anche in maniera gratuita, nell’intimità. Più persone di quanto si crede sarebbero capaci di pregare! Ma nessuno glielo ha insegnato . . . Ora, senza questa interiorità, i battezzati si esauriscono, la loro azione diviene un cembalo squillante, e anche la loro pratica religiosa, se esiste, si dissecca.

D’altra parte - senza ritornare sull’importanza del sacramento della penitenza sul cui argomento ho già intrattenuto i Vescovi dell’Est e che farà parte del tema del prossimo Sinodo - quante anime hanno bisogno di scambi, di consigli, per la soluzione dei loro problemi di coscienza o per la maturazione della loro vita spirituale. Anche questo è il ruolo, per eccellenza, del sacerdote.

Infine, nell’azione cristiana intrapresa dai laici e approfondita in gruppo, il sacerdote ha anche il suo posto senza pari, volto ad aiutare questi cristiani a ben rapportare la loro azione al disegno di Cristo, a darle una dimensione apostolica.

Tutto questo chiede ai sacerdoti del giorno d’oggi una grande disponibilità di cuore e possibilità concrete d’accoglienza, quando tante attività li sollecitano ed essi devono anche trovare un equilibrio di vita sul piano fisico, intellettuale, amicale e spirituale. Ma quale gioia essere “dono di Dio per la comunità”! Bisogna che voi li aiutiate a cogliere questo essenziale, questo specifico del loro ministero. È proprio questo che attende il Popolo di Dio, e anche coloro che sono al momento ai margini della Chiesa.

Quello che ho detto dei sacerdoti vale in parte anche per i diaconi permanenti, di cui non si sono ancora sufficientemente approfondite le possibilità.

Auguro infine che i sacerdoti si sostengano ancora di più tra di loro. Sono felice di sapere che essi provano un nuovo bisogno di rinserrare la loro coesione, sul piano degli scambi, della preghiera, della fraternità sacramentale che trova una così bella espressione il Giovedì Santo. E io spero che l’istituzione dei Consigli presbiteriali li aiuteranno su questo cammino.

9. Ho spesso fatto cenno ai laici. Chi non si rallegrerebbe nel vederli più coscienti, non solamente del loro ruolo di testimoni del Vangelo nelle loro responsabilità familiari, professionali, culturali e civiche, in mezzo al mondo, ma anche della loro capacità di assumere e di amare i differenti servizi che esige una comunità cristiana e a cui apportano la loro competenza di battezzati, di cresimati? Ho già lungamente ricordato queste possibilità con i vostri confratelli del Centro della Francia e recentemente con i Vescovi del Belgio.

La partecipazione di questi laici è a volte occasionale; può essere istituita in modo permanente, o almeno durare per un certo periodo al punto d’essere come un ministero, con o senza nome, affidato da una delegazione dell’autorità ecclesiastica. Come i sacerdoti e le religiose, questi laici devono mantenere il senso del servizio, e lo spirito della gratuità in questo servizio, anche se la comunità ha il dovere di assicurare la sussistenza di coloro che vi consacrano tutto il loro tempo.

Approvo soprattutto la vostra preoccupazione di procurare loro una formazione all’altezza delle loro responsabilità, specialmente per i servizi catechistici e liturgici. Con la formazione dei candidati ai ministeri ordinati - che costituirà l’oggetto di un altro incontro - è senza dubbio uno dei campi in cui le vostre Chiese devono più investire per preparare l’avvenire, e immaginare i mezzi per farlo, trovando innanzitutto il personale di inquadramento. Questo può essere fatto nei centri diocesani o regionali, purché non li privino del loro lavoro di base. I Consigli pastorali possono essere sicuramente un mezzo privilegiato di ispirare una presa di coscienza comune dei bisogni e degli impegni.

Che tutti questi operai apostolici, che agiscono in stretto legame con la Chiesa e per la Chiesa, si sentano incoraggiati dal Papa, come lo sono da voi!

Quei problemi che ho affrontato sono ben lontani dall’esaurire i vostri; ma questo incontro ha un suo posto all’interno di quelli che ho avuto o avrò con i vostri confratelli delle altre regioni di Francia. Vi manifesti almeno quanto io voglio restare vicino a voi, e a tutto quello che comporta il vostro ministero; vicino ai vostri sacerdoti - portate il mio affetto particolare a coloro che sono malati o anziani - vicino a tutti i vostri diocesani. Per ciascuno di loro voi sarete i portatori della mia cordiale benedizione apostolica. Che, per intercessione di Maria, Madre della Chiesa, lo Spirito Santo vi assista tutti con la sua luce e la sua forza, e vi permetta di proseguire il cammino della speranza!

                                            



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