Index   Back Top Print

[ ES  - IT  - PT ]

VIAGGIO APOSTOLICO IN PORTOGALLO II, COSTA RICA, NICARAGUA I,
PANAMA, EL SALVADOR I, GUATEMALA I, HONDURAS, BELIZE, HAITI

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON GLI INDIGENI A CITTÀ DEL GUATEMALA

Lunedì, 7 marzo 1983

Amatissimi fratelli e figli.

1. Il mio cuore trabocca di gioia nel vedervi qui riuniti, dopo aver percorso tante strade diverse, con sacrifici e fatiche, per offrirmi l’occasione di abbracciarvi e dirvi quanto vi ama la Chiesa; quanto vi ama il successore di San Pietro, il Papa, Vicario di Cristo.

In voi abbraccio e saluto tutti gli indigeni e catechisti che vivono nei diversi luoghi del Guatemala, del Centroamerica e di tutta l’America Latina. Per tutti il mio affetto; per tutti la mia preghiera, la mia protezione, la mia solidarietà e la mia benedizione.

E molte grazie per essere venuti a quest’incontro con il Papa. L’apprezzo profondamente perché avevo uno specialissimo desiderio di stare con voi, che siete i più bisognosi.

2. Abbiamo appena ascoltato nel Vangelo di san Luca l’impressionante passo che ci mostra Gesù, nostro Salvatore, nella Sinagoga di Nazaret, un giorno di sabato.

Davanti ai suoi compaesani, Gesù si alza per leggere le Scritture. Gli porgono il libro del profeta Isaia, lo apre e legge: “Lo spirito del Signore è su di me; mi ha consacrato con l’unzione per portare il lieto annunzio ai poveri; mi ha inviato a proclamare la libertà degli schiavi e degli oppressi; a dare la vista ai ciechi; ad annunciare la grazia del Signore; a fasciare le piaghe dei cuori spezzati; a consolare tutti gli afflitti; infatti sarà famosa tra i popoli la loro stirpe, i loro discendenti tra le Nazioni; coloro che li vedranno riconosceranno che sono stirpe eletta di Jahvè” (cf. Is 61, 1-9). Gesù chiuse il libro, lo restituì e si sedette. Tutti gli occhi erano fissi su di lui. Allora disse: Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udita (cf. Lc 4, 18-19).

Sì, nel figlio di Dio, Gesù Cristo, nato dalla Vergine Maria, si compie questa Scrittura. Lui è l’inviato di Dio per essere il nostro Salvatore. Questa è la Buona Novella che vi annunzio; Buona Novella che voi, con cuore semplice e aperto, avete accolto, accettando la fede in Gesù nostro Redentore e Signore.

Cristo è l’unico capace di spezzare le catene del peccato e delle conseguenze che rendono schiavi.

Cristo vi dà la luce dello Spirito, perché vediate le strade del progresso che dovete percorrere, affinché la vostra condizione sia sempre più degna, come pienamente meritate.

Cristo vi saluta a superare le difficoltà, vi consola e vi appoggia. Egli vi insegna ad aiutarvi gli uni gli altri per poter essere i primi artefici della vostra elevazione.

Cristo fa sì, che tutti sappiano che voi appartenete ad una gente benedetta da Dio; che tutti gli uomini hanno la stessa dignità e lo stesso valore dinanzi a lui; che tutti siamo figli del Padre che sta nei cieli; che nessuno deve disprezzare o maltrattare un altro uomo, perché Dio lo castigherà; che tutti dobbiamo aiutare l’altro, in primo luogo il più abbandonato.

3. La Chiesa vi presenta il messaggio salvifico di Cristo, in atteggiamento di profondo rispetto e amore. Essa è ben cosciente che quando annuncia il Vangelo, deve incarnarsi nei popoli che accolgono la fede ed assumere le loro culture.

Le vostre culture indigene sono le ricchezze dei popoli, mezzi efficaci per trasmettere la fede, rappresentazioni della vostra relazione con Dio, con gli uomini e con il mondo. Meritano, pertanto, il massimo rispetto, stima, simpatia e appoggio da parte di tutta l’umanità. Queste culture, infatti, hanno lasciato monumenti impressionanti - come quelli dei mayas, aztecas, incas e tanti altri - che ancora oggi contempliamo con meraviglia.

Pensando a tanti missionari, evangelizzatori, catechisti, apostoli, che vi hanno annunziato Gesù Cristo, tutti animati da zelo generoso e da grande amore per voi, ammiro e benedico la loro donazione esemplare, ricompensata con frutti abbondanti per il Vangelo.

L’opera evangelizzatrice non distrugge ma si incarna nei vostri valori, li consolida e li rafforza. Fa crescere il seme sparso dal “Verbo di Dio, che prima di farsi carne per tutto salvare e ricapitolare in se stesso, già era nel mondo, come luce vera che illumina ogni uomo”, come insegnò l’ultimo Concilio, il Vaticano II (Gaudium et Spes, 57).

Questo, tuttavia, non impedisce che la Chiesa, fedele alla universalità della sua missione, annunci Gesù Cristo e inviti tutte le razze e tutti i popoli ad accettare il suo messaggio. Così, con l’evangelizzazione, la Chiesa rinnova le culture, combatte gli errori, purifica ed eleva la morale dei popoli, feconda le tradizioni, le consolida e le restaura in Cristo (cf. Ivi 58).

In questa stessa linea, i vostri Vescovi dissero con chiarezza insieme all’Episcopato dell’America Latina: “La Chiesa ha la missione di dar testimonianza del vero Dio e dell’unico Signore, per cui non può esser vista come un sopruso l’evangelizzazione che invita ad abbandonare false concezioni di Dio, condotte antinaturali e aberranti manipolazioni dell’uomo sull’uomo” (Puebla, 406).

4. Ma la Chiesa non solo rispetta ed evangelizza i popoli e le culture, ma ha sempre difeso gli autentici valori culturali di ogni gruppo etnico.

Anche in questo momento la Chiesa conosce, amati figli, l’emarginazione che subite; le ingiustizie che sopportate; le serie difficoltà che avete, per difendere le vostre terre e i vostri diritti; la frequente mancanza di rispetto per i vostri costumi e tradizioni.

Per questo, compiendo il suo compito di evangelizzazione, essa vuole stare vicino a voi e levare la sua voce di condanna quando si violi la vostra dignità di esseri umani e di figli di Dio; vuole accompagnarvi pacificamente come esige il Vangelo, ma con decisione ed energia, nel raggiungimento del riconoscimento e della promozione della vostra dignità e dei vostri diritti come persone.

Per tale ragione, da questo luogo e in forma solenne, chiedo ai Governanti in nome della Chiesa, una legislazione che vi protegga efficacemente dagli abusi e vi offra l’ambiente e i mezzi adeguati per il vostro normale sviluppo.

Chiedo con insistenza che non si ostacoli la libera pratica della vostra fede cristiana; che nessuno pretenda di confondere mai più evangelizzazione con sovversione, e che i ministri del culto possano esercitare la loro missione con sicurezza e senza ostacoli. E voi non lasciatevi strumentalizzare da ideologie che vi incitano alla violenza e alla morte.

Chiedo che siano rispettate le vostre riserve, e soprattutto che sia salvaguardato il carattere sacro della vostra vita. Che nessuno, per nessun motivo, disprezzi la vostra esistenza, giacché Dio ci proibisce di uccidere e ci ordina di amarci come fratelli.

Finalmente, esorto i responsabili a curare la vostra elevazione umana e culturale. E per questo a procurarvi scuole, mezzi sanitari, senza alcun genere di discriminazione.

Con profondo amore verso tutti, esorto a seguire le vie delle soluzioni concrete tracciate dalla Chiesa nel suo insegnamento sociale; al fine di giungere per tale cammino alle necessarie riforme, evitando ogni ricorso alla violenza.

5. Amati figli, appartenenti a tanti gruppi etnici, vi invito a coltivare i valori che vi contraddistinguono.

La pietà, che vi porta a dare a Dio un posto importante nella vostra vita; ad amarlo come Padre provvidente e misericordioso e a rispettare la sua santa legge. Apritevi all’amore di Cristo. Consentitegli di influire sulle vostre persone, nei vostri focolari, nelle vostre culture.

La laboriosità, con la quale non solo guadagnate onestamente il vostro sostentamento e quello delle vostre famiglie, ma evitate l’ozio, fonte di molti mali, e contemporaneamente fate della terra una dimora più degna dell’uomo. Con il lavoro realizzate la volontà di Dio: perfezionare la creazione, realizzare voi stessi e servire gli altri. Chiedo in nome di Dio che il vostro lavoro sia remunerato giustamente e si apra così il cammino verso il pieno riconoscimento della vostra dignità.

L’amore al vostro focolare e alla vostra famiglia. Debbono essere il centro dei vostri affetti, lo stimolo della vostra vita. Rispettateli sempre; non distruggeteli con il vizio o col peccato; non li rovinate con l’alcolismo, causa di tanti mali.

La solidarietà. Il vostro amore fraterno deve esprimersi in una solidarietà crescente. Aiutatevi reciprocamente. Organizzate associazioni per la difesa dei vostri diritti e per la realizzazione dei vostri progetti. Quante opere importanti si sono raggiunte già per questa via.

L’apostolato. So che tra di voi vi sono molti che celebrano la Parola, molti catechisti e ministri. Non venite meno nell’apostolato. L’apostolo genuino dell’indigeno deve essere lo stesso indigeno. Dio vi conceda di arrivare ad avere molti sacerdoti delle vostre tribù. Essi vi conosceranno meglio, vi comprenderanno e sapranno presentarvi adeguatamente il messaggio di salvezza.

Per mezzo di una buona e permanente catechesi, arriverete alla fede adulta con cui purificherete riti e cerimonie tradizionali che devono essere illuminate ogni volta di più con il Vangelo.

6. Penso ai vostri luoghi di pellegrinaggio come Esquipulas e Chichicastenango. Che siano centri privilegiati di evangelizzazione, dove il serio contatto con la Parola di Dio sia per voi una permanente chiamata alla conversione e a vivere la fede in maniera più pura.

Confido, miei cari che ritornerete ai vostri focolari confortati dall’incontro che abbiamo avuto; con un maggior amore per la Chiesa che vi ama e desidera servirvi, con il proposito di essere migliori. Io vi porterò nel mio cuore e chiederò frequentemente per tutti abbondanti benedizioni dal cielo.

Ricordate, finalmente, che il Figlio di Dio venne a noi nella persona di Gesù, nostro Salvatore, per mezzo di una donna, la Vergine Maria. Ella è nostra sorella e anche nostra Madre. La Madre di ciascuno e della Chiesa.

So che voi l’amate e la invocate, pieni di fiducia. La supplico di proteggervi. Ella protegga i vostri focolari; vi accompagni nel lavoro; nelle pene e nelle gioie; nella vita e nella morte.

Maria vi dia Cristo e sia sempre la vostra Madre amatissima. Così sia.

“Quinyà rutzil iwach conojel, ishokib, achijab, alobom, alitomab e rij tak winak” (Porgo un saluto di pace a tutti voi, donne, uomini, ragazzi, ragazze, persone anziane).

 

© Copyright 1983 - Libreria Editrice Vaticana

 



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana