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DISCORSO DEL SANTO PADRE 
AI PARTECIPANTI ALLA I ASSEMBLEA PLENARIA 
DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA

Lunedì, 30 maggio 1983

 

Carissimi fratelli e sorelle!

1. Ringrazio il signor Cardinale Opilio Rossi per le amabili parole che, anche a vostro nome, ha voluto rivolgermi in questo incontro, che si svolge in occasione della prima assemblea plenaria del Pontificio consiglio per la Famiglia, da me istituito il 9 maggio del 1981, in sostituzione del Comitato per la Famiglia.

In questo momento desidero ricordare, in modo particolarmente affettuoso, il vostro presidente, il signor Cardinale James Robert Knox, che ho visitato giorni fa al Policlinico Gemelli, ove si trova tuttora in gravi condizioni. Eleviamo al Signore per lui la nostra preghiera.

Sono sinceramente lieto di questo mio primo incontro ufficiale con voi tutti, che saluto di vero cuore: nella mia vita di sacerdote e di Vescovo una delle preoccupazioni più assillanti è sempre stata quella della pastorale a favore dei nuclei familiari, convinto della realtà di quella incisiva affermazione di sant’Agostino, secondo il quale l’unione dell’uomo e della donna “quantum attinet ad genus mortalium quoddam seminarium est civitatis” (S. Agostino, De civitate Dei, XV, 16,3: PL 41, 459). E certamente tra i ricordi più belli e più consolanti del mio servizio sacerdotale ed episcopale sono quelli degli innumerevoli contatti avuti con le famiglie, per pregare con loro e per approfondire insieme il significato e la dignità del matrimonio cristiano.

2. L’attività del Pontificio consiglio per la famiglia, che inizia i suoi primi passi, mi sta molto a cuore. Sono fermamente persuaso - e lo siamo tutti - che l’avvenire del mondo passa attraverso la famiglia. La coscienza dell’importanza che riveste la famiglia per il futuro della Chiesa e della società è stata presente anche in passato, ma oggi essa è diventata più chiara e più forte, non tanto per i pericoli riguardanti l’istituto familiare connessi col processo di trasformazione della società e della cultura, ma perché nuove possibilità sollecitano la famiglia a riscoprire i suoi valori, le sue esigenze, le sue responsabilità.

La famiglia poi occupa un posto centrale nell’evangelizzazione dell’umanità: “La famiglia cristiana . . . è la prima comunità chiamata ad annunciare il Vangelo alla persona umana in crescita e portarla, attraverso una progressiva educazione e catechesi, alla piena maturità cristiana (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, 2).

3. Nel contesto della missione della Chiesa, il Pontificio consiglio per la Famiglia occupa un posto preciso per il compito che gli è stato affidato, quello cioè di “promuovere la cura pastorale delle famiglie e l’apostolato specifico della famiglia, realizzando la dottrina e l’insegnamento del Magistero ecclesiastico, perché le famiglie cristiane adempiano il dovere, a cui son tenute, di educare, evangelizzare e svolgere apostolato” (cf. Giovanni Paolo II, Famiglia a Deo Instituta, 3, V, 9 maggio 1981: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IV/1 [1981] 1183).

La famiglia - come altre volte ho avuto occasione di dire - è la prima e fondamentale scuola di umanità e di fede per l’uomo e, in questo senso, è la cellula sia del corpo sociale sia della Chiesa. È questa la ragione per cui essa ha diritto ad essere aiutata affinché possa svolgere i suoi compiti essenziali. Il Pontificio consiglio per la Famiglia è l’organismo centrale nella Chiesa, al quale è affidato questo tipico servizio per le famiglie.

Opportunamente avete scelto come tema della vostra prima assemblea plenaria: “I compiti della famiglia cristiana”, prendendo come base e orientamento dei vostri lavori l’esortazione apostolica Familiaris Consortio (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, III). Alla luce della fede, e tenendo conto delle situazioni in cui vive oggi la famiglia, è necessario che la vostra attenzione si concentri soprattutto su alcuni punti.

La menzionata esortazione apostolica ha sottolineato che “la famiglia, fondata e vivificata dall’amore, è una comunità di persone: dell’uomo e della donna sposi, dei genitori e dei figli, dei parenti. Suo primo compito è di vivere fedelmente la realtà della comunione nell’impegno costante di sviluppare un’autentica comunità di persone” (Ivi, 18). Ebbene, al principio di ogni azione pastorale per la famiglia, deve porsi la verità e l’ethos della comunione personale dell’amore coniugale e familiare. Perciò, il primo compito del Pontificio consiglio per la famiglia è di operare perché questa verità e questo ethos siano sempre più profondamente e diffusamente conosciuti nella Chiesa e vissuti nella famiglia, difendendoli, anche, contro le ricorrenti tentazioni di ridurne il significato. Al riguardo, esistono oggi alcune urgenze che il Pontificio consiglio per la famiglia deve fare oggetto di particolare attenzione.

4. La prima riguarda il rapporto inscindibile fra amore coniugale e servizio alla vita. È assolutamente necessario che l’azione pastorale delle comunità cristiane sia totalmente fedele a quanto è insegnato dalla enciclica Humanae Vitae e dalla esortazione apostolica Familiaris Consortio. Sarebbe un grave errore contrapporre esigenze pastorali e insegnamento dottrinale, dal momento che il primo servizio che la Chiesa deve compiere nei confronti dell’uomo è di dirgli la verità: quella di cui essa non è né l’autrice né l’arbitra. Si apre quindi un vasto campo di impegno pastorale, soprattutto per quanto concerne la preparazione dei giovani al matrimonio.

La seconda riguarda il rapporto inscindibile fra servizio alla vita e missione educativa. Alla famiglia compete il dovere originario di educare la persona umana. Nell’esercizio di questo dovere, essa non può essere sostituita da nessuno, ma ha il diritto di essere aiutata da ogni Istituzione pubblica e privata, nel rispetto della libertà dei genitori di educare i propri figli secondo le loro convinzioni.

La terza riguarda il compito che la famiglia ha nei riguardi sia della società civile sia della Chiesa. Per quanto riguarda il primo, la famiglia deve essere difesa da ogni tentativo di ridurre arbitrariamente il suo “spazio” nella vita umana. È essa - come ho già ricordato - la prima scuola di formazione dell’uomo e, quindi, la società civile trova nella famiglia - quando ne riconosce la verità intera - uno dei più importanti momenti costruttivi della civiltà. Per ciò che attiene, poi, ai rapporti con la Chiesa, alla missione ecclesiale della famiglia, è necessario educare sempre maggiormente gli sposi alla responsabilità che hanno, in forza dello stesso sacramento del matrimonio, di edificare, nel modo loro proprio, il Corpo di Cristo.

5. Tale edificazione del Corpo di Cristo - l’apostolato cioè dei coniugi cristiani - deve svolgersi anzitutto e in maniera privilegiata all’interno della loro famiglia e delle altre famiglie. In seno alla Chiesa è la famiglia il contesto nativo nel quale nuove vite sono destinate alla rigenerazione mediante il Battesimo. I coniugi cristiani hanno il compito di preparare persone che saranno purificate e rigenerate dal lavacro sacramentale, divenendo membra del Corpo mistico. In tale prospettiva acquistano un ricco significato le affermazioni del Concilio Vaticano II: “Il vero culto dell’amore coniugale e tutta la struttura familiare che ne nasce, senza trascurare gli altri fini del matrimonio, a questo tendono che i coniugi, con fortezza d’animo, siano disposti a cooperare con l’amore del Creatore e del Salvatore, che attraverso di loro continuamente dilata e arricchisce la sua Famiglia. Nel compito di trasmettere la vita umana e di educarla, che deve essere considerata come loro propria missione, i coniugi sanno di essere cooperatori dell’amore di Dio Creatore e quasi suoi interpreti” (Gaudium et Spes, 50).

I coniugi cristiani debbono annunciare, con la loro vita esemplare, il disegno di Dio sulla famiglia; debbono contribuire a far prendere coscienza ad ogni famiglia della multiforme e straordinaria ricchezza di valori e di compiti, che essa porta in sé, in ordine alla continua costruzione di se stessa, della società umana, della Chiesa.

Ad ogni cristiano incombe il dovere della testimonianza del messaggio del Vangelo. Il Concilio Vaticano II ha sottolineato come in questo compito appaia “di grande valore” lo stato di vita matrimoniale e familiare: “Là i coniugi hanno la propria vocazione per essere l’uno all’altro e ai figli testimoni della fede e dell’amore di Cristo. La famiglia cristiana proclama ad alta voce sia le virtù presenti del regno di Dio sia la speranza della vita beata. Così col suo esempio e con la sua testimonianza accusa il mondo di peccato e illumina quelli che cercano la verità” (Lumen Gentium, 35).

I coniugi cristiani devono testimoniare con la loro vita che soltanto con l’accoglienza del Vangelo trova piena realizzazione ogni speranza, che l’uomo legittimamente pone nel matrimonio e nella famiglia.

6. Carissimi fratelli e sorelle. È la prima volta che vi riunite in assemblea plenaria e, forse, per molti di voi è la prima volta che vi incontrate.

I membri del Pontificio consiglio per la famiglia - caso unico nella Curia Romana - sono tutti laici sposati: voi già mettete in atto quel servizio ecclesiale di cui ho appena parlato, mettendovi direttamente a disposizione del successore di Pietro.

La vostra collaborazione, tuttavia, non deve limitarsi ai giorni dell’assemblea plenaria, ma essere continua. I vostri rapporti con i responsabili del Pontificio consiglio devono essere costanti; informandoli, proponendo iniziative, attirando l’attenzione sui problemi che ritenete più importanti e urgenti. Prodigatevi con instancabile dedizione per il raggiungimento dei fini per i quali è stato istituito il Pontificio Consiglio. Nelle vostre diocesi poi date tutta la vostra generosa collaborazione ai vostri Vescovi e ai vari movimenti impegnati nella pastorale familiare, distinguendovi per il vostro dinamismo e zelo, e cercando di favorire una reale comunione di intenti e di programmi.

La Madre di Dio, che abbiamo onorato in un modo del tutto particolare in questo mese di maggio, vi protegga in un servizio così prezioso per la Chiesa che voi prestate come coppie di sposi e che ha le sue radici nel sacramento del matrimonio.

Vi accompagni la mia benedizione apostolica, che estendo di cuore alle vostre famiglie e in modo speciale ai vostri figli e anche a quanti collaborano al vostro apostolato.


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