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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI SACERDOTI MISSIONARI DELLA REGALITÀ DI CRISTO

Venerdì, 18 novembre 1983

 

Carissimi fratelli nel Sacerdozio!

1. Sono sinceramente lieto per questo incontro con voi, Sacerdoti missionari della Regalità di Cristo, che quest’anno celebrate il 30° anniversario di fondazione: nato nel 1953 dal grande cuore dell’indimenticabile Padre Agostino Gemelli, il vostro Istituto secolare si affianca a quello delle missionarie e a quello dei missionari, fondati rispettivamente nel 1919 e nel 1930.

Voi avete voluto ricordare questa data, particolarmente significativa per la vostra vita, nella riflessione e nella preghiera comunitaria degli Esercizi spirituali, ma avete voluto anche poter ricevere dal successore di Pietro una parola di incoraggiamento per le vostre scelte e per i vostri impegni.

Vi esprimo pertanto la mia viva soddisfazione perché posso trascorrere con voi una pausa di meditazione su quelli che sono gli ideali e le finalità, che voi cercate di raggiungere e di realizzare mediante la libera e lieta adesione al vostro Istituto secolare.

Voi intendete formare una comunità di presbiteri diocesani, chiamati dal dono dello Spirito Santo a cercare la perfezione del vostro ministero e della vostra vita per mezzo di quella forma di consacrazione, che è conferita dalla “vera e completa professione dei consigli evangelici nel secolo, riconosciuta dalla Chiesa” (Perfectae Caritatis, 11).

Nello spirito di umiltà, di rinuncia e di disponibilità, tipico di san Francesco d’Assisi, voi avete voluto rispondere alla chiamata di Cristo, lasciando tutto per seguirlo (Mc 8, 35), consacrando tutta la vostra vita all’avvento del Regno, pur continuando a vivere nel mondo, ma senza appartenere al mondo (cf. Gv 17, 11-18), in piena comunione di fede e di carità con il vostro Vescovo diocesano, con i sacerdoti e con i membri della Chiesa.

2. Il vostro essere sacerdotale, nella sua globalità, cioè sia nella sua realtà interiore, sia nel servizio pastorale a favore del Popolo di Dio, intende radicarsi e fondarsi su Cristo, considerato in modo speciale nella prospettiva della sua “Regalità”. Proprio fra qualche giorno la Chiesa tutta celebrerà la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo “Re dell’universo”. Sennonché, la Regalità di Cristo - lo sappiamo - non si pone né in contrasto né in concorrenza con la regalità e i poteri umani. È una Regalità che trova la sua massima espressione nella croce, altare e trono di Gesù: è una Regalità di amore, di dolore, di donazione al Padre e agli uomini.

Come “missionari della Regalità di Cristo”, dovete non solo annunciare questo paradossale e consolante messaggio, ma altresì realizzare e vivere in voi stessi questa tipica Regalità del Cristo, che esercita il suo sacerdozio nel sacrificio pasquale di sé, assumendo le miserie e i dolori degli uomini di ogni tempo: configurandovi a Cristo nella realtà sacramentale del sacerdozio ministeriale e con lui in comunione di costante rapporto personale, vivrete con gioia questa vostra partecipazione al mistero della croce, tappa necessaria per la gloria della risurrezione.

3. Nella prospettiva della “Regalità” di Cristo, porrete indubbiamente il massimo impegno nell’assidua preghiera di contemplazione, per affermare il primato dello spirituale; nella concreta testimonianza della povertà evangelica; nella castità consacrata, abbracciata per il Regno; nella docile obbedienza alla Chiesa e ai suoi rappresentanti; nell’instancabile apostolato sacerdotale, compiendo con fedeltà la missione ricevuta dal Vescovo, anche se umile e poco appariscente, e mirando soltanto agli interessi del Regno di Dio e prodigandovi per le anime (cf. 2 Cor 12, 15); nello spirito di continua conversione e penitenza vi unirete generosamente alle sofferenze di Cristo, per essere partecipi della sua risurrezione - secondo quanto ci suggerisce san Paolo - portando “sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel vostro corpo” (2 Cor 4, 10).

Al centro della vostra vita sia Cristo nel mistero Eucaristico - fonte, centro e culmine di tutta la vita cristiana -, quel mistero del quale, in forza dell’Ordinazione presbiterale siete diventati ministri e dispensatori “pro mundi vita” (Gv 6, 51).

Mentre auspico al vostro Istituto secolare una continua crescita per il bene del Popolo di Dio, affido voi tutti e i vostri propositi di bene alla santa Vergine Immacolata, Regina del medesimo Istituto; all’intercessione altresì di san Francesco d’Assisi, nella cui spiritualità voi trovate ispirazione e alimento per la vostra vita di sacerdoti consacrati “totalmente a Dio Onnipotente in servizio della Chiesa”.

Con tali voti, imparto a voi, ai vostri confratelli sparsi per il mondo e ai vostri cari la benedizione apostolica.

 

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