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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL PELLEGRINAGGIO DIOCESANO DI BENEVENTO

Sabato, 8 ottobre 1983

 

Carissimi fratelli e sorelle di Benevento!

1. Grande è la gioia che provo nell’accogliervi, in Udienza speciale, in questa Sala, che è divenuta luogo privilegiato di incontri di fede e di dialogo ecclesiale.

A tutti voi, beneventani, rivolgo il mio cordiale saluto e il mio benvenuto; saluto in particolare il vostro venerato Pastore, Monsignor Carlo Minchiatti, e lo ringrazio per le cortesi espressioni, con le quali, interpretando l’animo di tutti voi, ha voluto introdurre questo incontro così significativo e importante. Esprimo anche il mio affettuoso saluto alle autorità e personalità qui presenti, come pure a tutti i gruppi qualificati della vostra Chiesa beneventana: al clero, ai religiosi e alle religiose, agli alunni del Seminario, al laicato cattolico, specialmente ai giovani che vivono in profondità la propria esperienza spirituale nei diversi movimenti ecclesiali.

A voi, figli della terra campana, nella quale si sono incrociate antiche e diverse civiltà: da quella sannita a quella romana, da quella longobarda a quella aragonese, si rivolge il mio pensiero, per esortarvi a conservare nel vostro animo l’eredità di quel nobile patrimonio spirituale e culturale, che tanto ha distinto il genio della vostra gente semplice, laboriosa, austera, umana e pia, ma anche fiera e gelosa delle proprie tradizioni storiche e religiose.

La vostra presenza richiama alla mia mente anche i rapporti che, attraverso i secoli, sono fioriti tra la vostra terra e la mia Patria. Come è noto, il canonico camaldolese san Benedetto, nato a Benevento verso il 970-975, fu a capo del primo gruppo di missionari che si recò tra i popoli slavi e, in particolare, in Polonia, a predicare il Vangelo e impiantarvi la Chiesa di Cristo.

2. Accogliendovi quest’oggi nel clima spirituale e tonificante dell’Anno Giubilare della Redenzione, che voi con fervore state vivendo nel centro della cattolicità, non posso fare a meno di attirare la vostra attenzione sul vero significato dello straordinario avvenimento ecclesiale che stiamo celebrando. Esso non è una manifestazione come tante altre, alle quali ci si contenta di essere solo esteriormente e momentaneamente partecipi, ma, al contrario, un solenne richiamo a riflettere seriamente sul ministero centrale della storia umana, cioè sulla Redenzione, offerta a noi da Cristo con la sua passione, morte e risurrezione. Si tratta di un evento che ci riporta al momento culminante della missione salvifica di Cristo, quand’egli sparse il suo sangue per l’universale riconciliazione degli uomini col Padre. Infatti, come dice l’apostolo Pietro: “Non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta ereditata dai vostri padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia” (1 Pt 1, 18-19).

In un’epoca, in cui l’attrattiva delle cose terrene e la corsa al benessere sembrano assorbire potentemente gli interessi dell’uomo, rendendo così più difficile la stima e la pratica dei valori superiori dello spirito, è necessario un tempo di grazia, quale è quello dell’Anno Giubilare: esso invita tutti a superare le tentazioni del materialismo, dell’edonismo e del consumismo, che danno la parvenza di una vita più facile perché più libera, mentre in realtà rendono l’esistenza meno umana e meno rispondente alle aspirazioni più profonde del cuore. Il Giubileo vuol ricordare al mondo moderno che bisogna guardare anche al cielo, e offre l’occasione propizia per rettificare i pensieri e per rimettere nella loro giusta prospettiva i valori che, soli, danno un significato, uno scopo, una dignità al nostro esistere: l’amore di Dio prima di tutto e al di sopra di tutto, e poi l’amore verso i fratelli. Ecco la conversione e la riconciliazione, a cui la Chiesa chiama i suoi figli durante questo Anno Santo, in questa ora di grazia per le anime, per le comunità ecclesiali e per il mondo.

3. Siamo in giorno di sabato, dedicato a Maria, e nel mese di ottobre, consacrato alla recita del Santo Rosario. Non posso perciò non additare al vostro sguardo l’ineffabile figura della Vergine santissima, Madre dei credenti.

Cristo, nostro Redentore, è venuto fra noi seguendo la via della generazione umana: ha voluto avere una Madre! Ha voluto incarnarsi mediante il mistero vitale di una Donna. Ella quindi fa parte del mistero della salvezza; Cristo è venuto a noi da lei e ci appare sempre nelle sue braccia; egli è diventato uomo come noi, nostro fratello, per il ministero materno di Maria. Se vogliamo perciò essere cristiani dobbiamo essere mariani, cioè dobbiamo riconoscere il rapporto provvidenziale che unisce la Madonna a Gesù: ella ci conduce a lui: “per Mariam ad Iesum!”.

Carissimi beneventani, che avete il vostro ideale riferimento mariano nel Santuario francescano della Madonna delle Grazie, non vi stancate mai di guardare e di onorare la Vergine santissima! Com’è consolante avere davanti a voi la sua immagine, il suo ricordo, la sua dolcezza, la sua umiltà, la sua purezza e la sua grandezza! Sia ella la vostra alleata e la vostra avvocata; sia la fiducia dei poveri, degli umili e dei sofferenti; sia il “rifugio dei peccatori”.

In questo pellegrinaggio diocesano, in cui voi volete rinnovarvi e riconciliarvi col Signore mediante il sacramento della Penitenza, chiedete a Maria che vi ottenga la grazia di una confessione straordinaria, che ridoni pace e gioia ai vostri cuori e vi faccia vivere sempre da autentici testimoni del Vangelo.

Con tali voti invoco dal Signore onnipotente pienezza di grazie su di voi e su tutti i vostri cari, mentre vi imparto la propiziatrice benedizione apostolica.

Rivolgo il mio saluto affettuoso ai pellegrini della diocesi di Nocera Umbra e Gualdo Tadino e della diocesi di Fabriano e Matelica, guidati rispettivamente dai Vescovi Monsignor Sergio Goretti e Monsignor Luigi Scuppa.

Che questa vostra venuta a Roma, carissimi fratelli e sorelle, costituisca un’intensa esperienza di fede e vi consenta di attingere a piene mani alle fonti di grazia e di misericordia che scaturiscono dal cuore squarciato del Redentore crocifisso. L’Anno Santo, che avete voluto celebrare sulle tombe degli Apostoli segni un “momento forte” nella vostra vita e vi impegni ad una più generosa coerenza con la realtà nuova posta in ciascuno di voi dal Battesimo. Il mondo ha bisogno anche della vostra coraggiosa testimonianza. A tutti la mia apostolica benedizione.

 

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