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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL CONSIGLIO GENERALE DELLA
PONTIFICIA COMMISSIONE PER L
AMERICA LATINA (COGECAL)

Venerdì, 23 settembre 1983

 

Signor Cardinale e cari membri del COGECAL.

Ringrazio Dio per questo incontro con voi, convenuti a Roma per la decima Sessione del Consiglio generale della Pontificia commissione per l’America Latina. Conosco e apprezzo il lavoro che state realizzando e mi rallegra constatare che perseverate nell’impegno di “rendere effettiva la comunione delle Chiese e le loro istituzioni, delle quali siete degni e qualificati rappresentanti” (Giovanni Paolo II, Allocutio ad eos qui generali coetui Pontificiae Commissionis pro America Latina interfuere coram admissos habita, 28 novembre 1980: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III/2 [1980] 1444), per il bene della Chiesa in America Latina.

Quest’anno avete desiderato riflettere su alcuni concetti e orientamenti contenuti nella enciclica Fidei donum del mio predecessore Pio XII, in occasione del 25° anniversario della pubblicazione della medesima. E sebbene questo documento non trattasse in modo particolare della porzione ecclesiale che spetta al COGECAL, Pio XII già la teneva presente nel chiedere ai Vescovi che orientassero lo zelo delle loro Chiese e in particolare dei loro sacerdoti “verso le vaste regioni dell’America del Sud, ove sappiamo che grandi sono le necessità” (Pio XII, Fidei donum).

D’altra parte, la Fidei donum aprì il cammino a “un concetto nuovo di cooperazione” tra le Chiese, “intesa, non più a senso unico, quale aiuto fornito alle Chiese più giovani dalle Chiese di antica fondazione, bensì quale scambio reciproco e fecondo di energie e di beni, nell’ambito di una comunione fraterna di Chiese sorelle, in un superamento del dualismo “Chiese ricche”-“Chiese povere”, come se esistessero due categorie distinte: Chiese che “danno” e Chiese che “ricevono” solamente” (Giovanni Paolo II, Nuntium scripto datum ob diem tota Ecclesia ad Missionales res provehendas constitutum Christifidelibus universis missum, 4, 30 maggio 1982: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V/2 [1982] 1881). Questa messa a fuoco è basilare nell’attività del COGECAL.

In sintonia con questa visione rinnovata dalla Fidei donum e considerando anche il suo svolgimento posteriore, in particolare nei testi conciliari (cf. Ad Gentes, 37 e 38), avete riflettuto tanto da un punto di vista teologico e spirituale anche a partire dall’esperienza delle molte attuazioni pastorali.

La grande ricchezza di elementi che sono vitali nella Chiesa una e santa, si riflette nell’interscambio tra le Chiese particolari e tra i gruppi ecclesiali legittimi, cioè che sono in comunione con la gerarchia. È perciò necessario che lo svolgimento pratico dell’interscambio consideri la totalità degli elementi, unendoli in una sintesi armonica. Ciò contribuirà a che si mantenga sempre l’autenticità ecclesiale in questi contatti e in questi aiuti reciproci. È anche necessario che “tutto avvenga decorosamente e con ordine” (1 Cor 14, 39), in modo che ognuno assuma le responsabilità che gli spettano, coordinando le azioni con senso pratico e spirito fraterno.

Infine vi prego che nell’interscambio tra le comunità ecclesiali sentiate e manifestiate profonda sollecitudine per ciò che serve al vero bene dell’uomo considerato alla luce della fede.

L’attenzione che avete prestato ai dati certi che la teologia, la Sacra Scrittura, la Tradizione e il Magistero - soprattutto le indicazioni dell’ultimo Concilio - apportano al vostro impegno relativamente alla missione nella comunione, insieme alla revisione realistica e serena delle realtà, effettuata negli ultimi anni, deve fruttificare in nuove proposizioni e piani rinnovati, che vi portino ad una comunione più profondamente sentita nei vostri cuori e nelle vostre comunità, e che sia ogni giorno più efficace nelle realizzazioni concrete.

Già a partire dai dati biblici nei quali percepiamo chiaramente questa motivazione, si distinguono molte e varie modalità di interscambio tra le Chiese e i gruppi di fedeli, frutto della “multiforme grazia di Dio” (1 Pt 4, 10). Ciò ci mostra vie da seguire, in conformità alle situazioni attuali, e ci fa confidare che quell’amore che lo Spirito “riversa nei nostri cuori” (Rm 5, 5) ci aprirà nuove forme di carità ecclesiale.

Il fatto di riunirvi nell’Anno Santo della Redenzione è un nuovo stimolo nel vostro impegno. Guardando al Redentore noi prendiamo coscienza che dobbiamo continuare senza scoraggiarci mai. Tutto è poco per corrispondere a ciò che lui ha fatto per noi. È lui che serviamo in definitiva nel nostro ministero ecclesiale e, più concretamente, nell’interscambio di ogni tipo di beni tra le comunità dei suoi seguaci. È lui che serviamo nell’uomo latinoamericano che soffre e spera nel nostro aiuto.

Tuttavia non possiamo dimenticare le splendide realtà ecclesiali e umane dell’America Latina. L’ho potuto constatare nelle mie visite apostoliche in queste terre tanto amate. Per la Chiesa si tratta del Continente della speranza, che esige una sollecitudine particolare da parte di tutti. Voi la sentite e la traducete in opere con il vostro lavoro. Ci auguriamo di poter fare in modo che si compiano i disegni di Dio per quelle Chiese. Apriamo sempre più le porte a Cristo. Che progredendo nella chiarificazione dei desideri e degli impegni, queste Chiese vivano una comunione ogni giorno più viva tra di loro e con la Chiesa universale e possano collaborare sempre più all’evangelizzazione del mondo intero.

La cooperazione di tutti voi con le diocesi e le situazioni che rappresentate è molto importante. Termino ringraziandovi per il vostro lavoro, chiedendo al Signore che vi aiuti nel vostro impegno e impartendo a ciascuno di voi la mia cordiale benedizione.

 

© Copyright 1983 - Libreria Editrice Vaticana

 



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