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VISITA PASTORALE A BARI E BITONTO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE IL SOLENNE INCONTRO ECUMENICO
NELLA BASILICA DI SAN NICOLA

Domenica, 26 febbraio 1984

 

Carissimi fratelli e sorelle!

1. Il Vescovo di Roma viene oggi pellegrino qui a Bari, dove riposa il corpo di un santo vescovo d’Oriente; come ogni pellegrino, vuole ascoltare e trasformare in preghiera l’appello che risuona da un luogo di pellegrinaggio. Qui si prolunga misteriosamente una singolare testimonianza di santità, che ha illuminato il cuore di milioni di fedeli d’Oriente e d’Occidente; qui la memoria della fede fa rivivere la presenza, non cancellata dalla morte, di un uomo vissuto in Oriente fra il III e il IV secolo, e nel quale ha trovato magnifica espressione quel particolare, inconfondibile tipo di genialità cristiana che lo Spirito Santo ha donato ai fratelli d’Oriente per l’edificazione della Chiesa.

Ma prima di ogni altra cosa il vescovo di Mira, conosciuto oggi come san Nicola di Bari, risveglia in noi la nostalgia per l’unione; non però la nostalgia di un passato il cui ricordo inesorabilmente, nel fluire del tempo, si scolora: ma l’attesa di un futuro che ci è stato promesso, e che per noi è il compito e il lavoro del presente.

L’unità della Chiesa nascente è stata generata nel sangue della croce e suggellata, il mattino di Pentecoste, nel fuoco dello Spirito. La Chiesa è chiamata a realizzarsi nel tempo, in obbedienza allo Spirito del suo Signore, che la illumina e la sostiene: la Chiesa è sottoposta, anch’essa, alla drammatica tensione della crescita, alla dura legge dello sviluppo.

Nel Cenacolo di Gerusalemme la Chiesa ha ricevuto la forma perfetta anche se embrionale della sua unità; e il compito di viverla nel travaglio della storia fino alla misura compiuta (cf. Ef 4, 16).

2. Il Vescovo di Roma viene pellegrino al sepolcro del santo vescovo di Mira e in lui rende omaggio alla Chiesa d’Oriente.

L’unità è il frutto maturo dello Spirito; essa è la forma che soltanto l’amore può dare alla vita: essa non è assorbimento e neppure fusione. Le due Chiese sorelle, d’Oriente e d’Occidente, oggi comprendono che senza un ascolto reciproco delle ragioni profonde che sottendono in ciascuna la comprensione di ciò che le caratterizza, senza un dono reciproco dei tesori della genialità, di cui ciascuna è portatrice, la Chiesa di Cristo non può manifestare la piena maturità di quella forma ricevuta all’inizio nel Cenacolo. L’unica via percorribile passa per la dilatazione della mente e del cuore, che ogni incontro presuppone.

In questa direzione si deve svolgere un enorme lavoro pastorale, la cui radice è la fedeltà della Chiesa alla sua identità e alla sua vocazione. La compresenza del mondo bizantino e di quello latino hanno profondamente segnato la storia di questa città e di questa regione; e il passato, con le sue istanze e le sue speranze, più che nei monumenti della storia - così splendidi in terra di Puglia! - continua a vivere nelle tracce da esso lasciate in modo indelebile nell’anima pugliese. Qui sta l’origine della vocazione ecumenica della Chiesa di Puglia. Malgrado le ombre inevitabili della storia, è stata sempre viva, in queste terre, la percezione del carattere complementare delle due tradizioni e quindi l’urgenza del loro incontro. Basta ricordare il Sinodo dei vescovi greci e latini, a cui presiedette, nel 1098, Urbano II qui, in questa basilica, “ante corpus Beati Nicolai”, nello sforzo di dare espressione all’intuizione di un’armonia non soltanto possibile, ma iscritta nella natura della Chiesa. La sensibilità ecumenica delle Chiese di Puglia ha oggi espressione in modalità adeguate al presente. Desidero ricordare particolarmente la sezione ecumenico-patristica greco-bizantina “San Nicola”, che promuove l’incontro ecumenico mediante lo studio oggettivo e approfondito del ricco e complesso passato; e altresì del segretariato diocesano per l’ecumenismo, che svolge un’intensa azione pastorale in vista della formazione capillare e graduale del popolo di Dio per la realizzazione dell’unione dei cristiani.

Tutto ciò onora la Chiesa di Bari, e rende omaggio a san Nicola, quest’uomo mite - secondo il ritratto che di lui ci è stato consegnato dalla tradizione - ma pieno di indefettibile energia; magnifica immagine di Cristo, questo vescovo che ha difeso la vera fede, ha amato la giustizia, ha protetto i poveri e le vedove.

3. È noto che soprattutto l’area della cultura bizantina vede in san Nicola il suo patrono speciale; e come non ricordare il grande amore che il santo ha raccolto nei secoli anche tra il popolo di Russia? Amore che non ha mai conosciuto cesure in nessuna delle stagioni della storia cristiana di questo popolo.

Nella mia Lettera Apostolica Egregiae virtutis ho affermato che l’Europa è, “per così dire, il frutto di due correnti di tradizione cristiana”, le quali hanno trovato rispettivamente nelle sedi di Roma e di Costantinopoli i centri maggiori del loro irraggiamento. Nel sepolcro del santo di Mira e di Bari affiorano e si ricongiungono queste correnti di tradizione cristiana, dalle quali si diramano le vie spirituali dell’Europa.

In varie occasioni e in modi diversi ho affermato che l’Europa, quella dell’Est come quella dell’Ovest, non può comprendere se stessa - quindi il senso della sua storia, la portata e il significato dei rivolgimenti che l’hanno sconvolta o delle ideologie che hanno lasciato il segno nei solchi della sua storia - se prescinde dalla tragedia della reciproca estraneazione fra Roma e Costantinopoli.

Vi sono dei luoghi nei quali, alla fine di un pellegrinaggio, alcuni fili della trama della vicenda storica europea risultano più nitidi. La presenza delle spoglie di san Nicola fa di Bari uno di questi luoghi.

Le due Chiese sorelle che hanno generato il dinamismo spirituale dell’Europa, condizionandone per ciò stesso il destino, potrebbero mai abbandonarla a se stessa in un momento così critico della sua storia? La Chiesa dell’Est come dell’Ovest, sa di amare tutto ciò che oggi, come ieri, si agita e fermenta fra i popoli di questo continente, ai quali si sa indissolubilmente legata nella misteriosa identificazione dell’amore, così come si sa legata a tutti i popoli che hanno ascoltato il Vangelo in un certo periodo, antico o recente, della loro storia.

La Chiesa oggi comprende che è chiamata a testimoniare unita questa sollecitudine, nella convinzione di offrire in tal modo un contributo di primaria importanza allo sviluppo di una convivenza pacifica e prospera, intessuta di scambi vitali, fra i popoli europei.

4. In questa basilica sono oggi presenti il magnifico rettore e i membri del corpo docente dell’università statale di Bari, ai quali rivolgo il mio deferente saluto.

Ogni istituto di alta cultura ha, fra l’altro, il compito non facile di interpretare le esigenze vere che si agitano nel fondo dell’ambiente sociale che lo esprime, proponendone un equilibrato sviluppo culturale e insieme sociale. Voi, illustri signori, per determinare e realizzare i compiti specifici e precipui del vostro ateneo dovrete, a motivo della posizione geografica e della storia della città che ospita la vostra università, prestare una particolare attenzione al Mediterraneo.

Le onde di questo mare hanno portato lungo i secoli, da un capo all’altro delle sue sponde, idee e merci, minacce e progresso, costituendo, in una diversità di concezioni e di costumi, una integrazione che voi cercate di comprendere e di promuovere con gli strumenti della cultura. Una maggiore integrazione fa parte della vocazione naturale del Mediterraneo: quella cioè di diventare un anello importante del dialogo Nord-Sud - e come non pensare, allargando lo sguardo, all’Europa e all’Africa? - dialogo oggi così urgente per la pace sul nostro pianeta. Permettetemi inoltre, signori. di porre a voi tutti, credenti o no, una domanda: il fatto che la vostra università si trovi nella città di san Nicola, al quale le antiche Chiese delle rive del Mediterraneo sono tanto legate, non contiene forse un impulso, un appello, per dare un indirizzo fecondo al vostro lavoro? La cultura nasce dal cammino dell’uomo verso la verità; e la verità risospinge di nuovo a ulteriori ricerche, rispondenti alle profonde esigenze dell’uomo. Come ho affermato altre volte, esiste un legame organico e costitutivo tra il cristianesimo e la cultura; un legame fondamentale del Vangelo con l’uomo nella sua stessa umanità. Per creare cultura, bisogna considerare l’uomo “come un valore particolare e autonomo, come il soggetto portatore della trascendenza della persona” (Ioannis Pauli PP. II, Allocutio ad UNESCO habita, 10, die 2 iun. 1980: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III/1 [1980] 1643).

5. L’insieme delle affermazioni concernenti l’uomo appartiene alla sostanza stessa del messaggio del Vangelo. Cristo, l’uomo Dio, svela completamente l’uomo all’uomo stesso! Cristo con l’Incarnazione, si è unito in un certo modo ad ogni uomo! (cf. Gaudium et spes, 22). E la Chiesa, da parte sua - notavo nella mia prima enciclica - “ravvisa . . . il suo compito fondamentale nel far sì che una tale unione possa continuamente attuarsi e rinnovarsi. La Chiesa desidera servire quest’unico fine: che ogni uomo possa ritrovare Cristo, perché Cristo possa, con ciascuno, percorrere la strada della vita, con la potenza di quella verità sull’uomo e sul mondo, contenuta nel mistero dell’Incarnazione e della Redenzione, con la potenza di quell’amore che da essa irradia” (Ioannis Pauli PP. II, Redemptor hominis, 13).

Uomini della cultura e della scienza! Voi che avete il delicato e alto compito di cercare la “verità” in tutte le sue più varie espressioni, e di formare e indirizzare ad essa le giovani generazioni della terra di Puglia, non abbiate paura di Cristo, ma aprite a lui le vostre menti e quelle dei vostri discepoli!

L’adesione al mistero del Cristo non comporta quasi la rinuncia alla propria libertà intellettuale. Con lucido acume così rispondeva a tale osservazione un grande figlio della vostra regione, l’abate Vito Fornari, alla fine del secolo scorso, in un clima non certo sereno per quanto concerneva i rapporti fra fede cristiana e cultura moderna: “O noi non intendiamo che cosa è libertà, o non è accusa più ingiusta di quella. Nasce l’inganno dalla falsa opinione . . . che il mistero sia come un velo che nasconda, laddove in verità esso è spiraglio di una luce a cui la nostra pupilla da sé non potrebbe. Ora chi è libero, colui ch’è chiuso tra quattro mura di una prigione, o chi gli è permesso di correre per l’ampia terra? E come fa serva la mia mente Gesù Cristo, il quale mi apre alla vista dell’intelletto l’infinito cielo? Ogni libertà . . . la dobbiamo a Cristo, e preziosissima fra tutte, precorrente a tutte, necessaria per tutte la libertà del pensiero” (Vito Fornari, Della vita di Gesù Cristo, Libro I, Proemio, Torino 1930-1934, pp. 14-15).

Nella vostra regione sono oggetto di particolare venerazione le icone dedicate alla Vergine Odigitria, la Vergine che guida nel cammino, nel pellegrinaggio dell’esistenza verso Cristo, verso Dio. Sia Maria la stella della vostra vita, carissimi fratelli e sorelle della Puglia, sia lei ad ottenere, con la sua potente intercessione, la piena unione fra tutti i cristiani e la sintesi vitale, armonica e feconda fra il messaggio cristiano e la multiforme vita di ogni giorno.

Così sia!



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