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VISITA PASTORALE IN SVIZZERA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI RELIGIOSI E ALLE RELIGIOSE

Chiesa dei Cordeliers (Friburgo)
Mercoledì, 13 giugno 1984

 

Sia lodato Gesù Cristo!

1. La sua promessa di essere presente quando due o tre discepoli si riuniscono nel suo nome (cf. Mt 18, 20) ci riempie di una letizia spirituale difficile da esprimere. Voi siete venuti molto numerosi. Vi ringrazio vivamente nel nome del Signore.

Insieme abbiamo innalzato lode e intercessione al Padre, per mezzo del suo Figlio, nostro unico mediatore e redentore, sotto l’azione dello Spirito Santo. E ora desidero commentare l’esortazione dell’apostolo Paolo ai cristiani di Efeso, che abbiamo appena ascoltato: “Vi esorto a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto: con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, cercando di conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace” (Ef 4, 1-2).

2. Le vostre congregazioni e comunità sono preoccupate - lo so bene - per il diradarsi dei candidati alla vita religiosa. Questa constatazione obiettiva, parzialmente spiegabile sulla base di ragioni d’ordine socio-culturale ma anche d’ordine religioso, non è una fatalità, e soprattutto non deve mai portarvi allo scoraggiamento. Un rinnovamento è possibile e, con l’aiuto del Signore, voi siete capaci di fare tutto quanto esso richiede. Gli incoraggiamenti di san Paolo agli Efesini sono precisamente per voi tutti un invito pressante a lasciarvi convincere che una vitalità nuova dei vostri istituti implica tra le altre cose e necessariamente un rinnovamento della vita comunitaria. Il passato ha conosciuto comunità numerose, con i vantaggi, e forse con certe pesantezze, inerenti a questo stile di vita. Oggi queste stesse comunità si sono ridotte di numero sia per l’invecchiamento e la scomparsa dei loro membri e la diminuzione delle nuove leve, sia al tempo stesso per la nascita di numerose fraternità più ristrette, desiderose di adottare forme nuove di presenza al mondo degli uomini (cf. Ioannis Pauli PP. II, Allocutio ad religiosas sodales in urbe «São Paulo» habita, die 3 iul. 1980, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, III/2 [1980] 72). Al momento presente sembra che si dovrebbe trovare o ritrovare un giusto mezzo.

Per avere forza di attrazione, una comunità religiosa dev’essere visibile e viva, composta di persone abbastanza numerose e complementari nei loro doni e nelle loro funzioni; importa anche che sia caratterizzata da un grande spirito di coesione umile e autentico nella ricerca del Signore, nelle gioie e nelle sofferenze apostoliche, e ragionevolmente aperta alle iniziative intelligenti.

La gioventù contemporanea non è, come troppo facilmente si dice, chiusa all’appello evangelico. Essa può certo indirizzarsi più spontaneamente verso istituti nuovi; tuttavia è non meno attirata dalle congregazioni antiche che le mostrino un volto vivo e restino fedeli a delle esigenze radicali e adeguatamente presentate. Ne abbiamo la prova da lungo tempo: basta consultare la storia della Chiesa. Si rendono talvolta necessari degli adattamenti, ma quelli eventualmente ispirati al rilassamento, o che ad esso conducono, non possono assolutamente sedurre i giovani, i quali portano nel fondo di loro stessi delle capacità di dono radicale, anche se talvolta queste capacità sembrano esitanti o bloccate.

Questo rinnovamento può essere grandemente favorito da una collaborazione attiva, fiduciosa, intensificata tra le vostre famiglie religiose, specialmente quando esse hanno un medesimo spirito, usanze e scopi affini. Le federazioni, le associazioni e anche le unioni, già prospettate dai papi Pio XI e Pio XII, incoraggiate dal Concilio e dal papa Paolo VI, secondo le indicazioni date dal decreto Perfectae Caritatis (Perfectae Caritatis, n. 22) e dal motu proprio Ecclesiae Sanctae (Pauli VI, Ecclesiae Sanctae, 39. 40. 41) sempre nel rispetto della libertà delle persone, potranno essere benefiche alla vita della Chiesa e agli Istituti stessi.

In ogni caso, la vita comunitaria non può reggere e progredire senza la rinuncia a se stessa, senza umiltà. È così che essa porta i suoi frutti, quali la purificazione della sensibilità, la crescente maturità delle persone, lo sviluppo autentico delle qualità umane e spirituali. In un mondo diviso, nel quale spesso trionfano gli interessi particolari, gli egoismi individuali e collettivi, il disprezzo della persona e dei suoi diritti, il Vangelo può essere reso credibile dalla testimonianza di vere comunità religiose riunite dallo Spirito Santo e che vivono una reale fraternità, costituendo così per il mondo un segno potente di speranza.

3. Desidero ancora sottolineare quanto il rinnovamento della vita comunitaria religiosa trovi la sua sorgente e il suo dinamismo nell’Eucaristia, “sacramento d’amore, segno d’unità, vincolo di carità” (Sacrosanctum Concilium, 47). L’Eucaristia sarà la via sicura della comunione, cioè dell’unione e dell’unità con Dio nel Cristo, la via sicura della comunione di tutti, gli uni con gli altri, nell’amore fraterno. L’Eucaristia farà della comunità “un solo corpo e un solo spirito” (Ef 4,4). L’Eucaristia permette a ciascun membro e a tutta la comunità di realizzare progressivamente la sua Pasqua, il suo passaggio da un’esistenza più o meno impregnata di egoismo o di debolezza a una vita più donata a Dio e agli altri. Cari religiosi e religiose, date sempre la priorità alla celebrazione quotidiana dell’Eucaristia, che si tratti del tempo riservato alla celebrazione o della dignità, del raccoglimento e della viva partecipazione che devono caratterizzare ogni celebrazione eucaristica ed edificare coloro che vi prendono parte occasionalmente. Una comunità religiosa dà testimonianza della sua autenticità, del suo fervore, anzitutto dal modo in cui celebra, venera e riceve il corpo e il sangue del Signore.

Questa realtà che sta al centro della vostra vita non può minimizzare o supplire ad altri momenti e ad altre forme di contatto con Dio, che sono esercizi di respirazione spirituale assolutamente indispensabili alla vita di ogni religioso e di ogni religiosa. Noi tutti sappiamo che le insufficienze respiratorie sono dannose alla salute fisica e talvolta disastrose. Aiutatevi a vicenda nel salvaguardare o nel rimettere in onore l’Ufficio delle ore, l’orazione personale, la lettura delle Scritture dei padri, l’adorazione eucaristica, la pietà mariana conforme agli insegnamenti del magistero, il ritiro mensile, la pratica regolare e fervorosa del sacramento della Riconciliazione, generatore di una ripresa del cammino della conversione. Questi modi di accostarsi al Signore siano ordinati con equilibrio in ogni famiglia religiosa.

Per quelli e quelle di voi che sono impegnati, sotto la guida dei vescovi, in diverse attività apostoliche, l’Eucaristia, ma anche gli altri esercizi spirituali, sono la sorgente di una gioiosa fedeltà al Signore e di una dedizione secondo il suo Spirito, fedeltà e dedizione che ispirano e vivificano la pastorale sia essa parrocchiale, sanitaria, sociale, scolastica.

E voi, cari religiosi e religiose che vi dedicate alla vita contemplativa, attingete all’Eucaristia e alle altre forme di preghiera comunitaria o individuale in uso nei vostri monasteri il segreto del vostro irradiamento silenzioso presso i partecipanti ai ritiri o i visitatori di passaggio. Il segreto della vostra felicità sia di aver tutto abbandonato per il Signore e di compiere la vostra missione spirituale, in nome della Chiesa, per un’umanità che si lascia tutta assorbire da compiti assillanti, da preoccupazioni incombenti; e anche dal miraggio dei beni terreni.

Voi, fratelli e sorelle che l’età o la malattia hanno costretto a rinunciare alle vostre generose attività apostoliche sia nel vostro Paese sia in terra di missione, e che sentite, almeno in certi giorni, qualche sentimento d’inutilità, siate condotti, dall’Eucaristia e in ogni momento di preghiera, ad approfondire e a vivere la misteriosa fecondità dell’oblazione di Cristo, lui che ha conosciuto l’immobilità della croce.

Sì, l’Eucaristia modelli le vostre persone, consacrate fondamentalmente dal Battesimo e più tardi dai voti religiosi, sul mistero del Cristo Gesù radicalmente disponibile a Dio suo Padre e totalmente donato a tutti i suoi fratelli, specialmente i più poveri!

4. Cari religiosi e religiose di tutta la Svizzera, abbiate coraggio e fiducia, riprendendo coscienza della grandezza e dell’importanza della vostra vocazione religiosa, per voi stessi, per la Chiesa d’oggi, e anche per la società contemporanea!

Nell’esortazione apostolica Redemptionis Donum che ho avuto a cuore di pubblicare al termine del recente Anno Santo, ho voluto rileggere e meditare con i religiosi e le religiose del mondo intero le parole stesse di Gesù riguardanti la vocazione, tra le quali le seguenti sono per lo meno sconvolgenti: “Allora Gesù, fissatolo, lo amò” (Mc 10, 21) e gli disse: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi” (Mt 19, 21). Lo sguardo e la chiamata di Gesù si posano sempre “su una persona determinata”. È un “amore di elezione” che riveste un “carattere nuziale”. L’amore di Cristo “abbraccia la persona intera, anima e corpo, sia uomo o sia donna, nel suo unico e irripetibile "io" personale” (cf. Ioannis Pauli PP. II, Redemptionis Donum, 3).

Rispondendo personalmente e liberamente a Gesù di Nazaret, il Redentore del mondo, voi avete consentito ad abbandonare un programma di vita centrato sull’“avere” per impegnarvi sui sentieri stretti e magnifici dell’“essere”. Auspico ardentemente e chiedo al Signore che ciascuno e ciascuna di voi scopra lo splendore e l’attualità della sua professione religiosa. Nella sua umile realizzazione quotidiana, essa può e deve essere profetica, nel senso che può e deve mostrare agli uomini e alle donne di questo tempo ciò che costruisce secondo verità la persona umana, grazie alla ricerca, al discernimento, all’acquisizione, allo sviluppo di convinzioni e modi di essere che trascendono le variazioni del tempo e dei costumi. La vostra vocazione, al pari della vocazione cristiana ma ad un livello molto più risoluto, è escatologica. Essa dovrebbe aiutare il mondo a uscire dalle sabbie mobili in cui imprigionano il consumismo e un certo numero di anti valori (Redemptionis Donum, 4-5). Sì, il mondo contemporaneo, e particolarmente i giovani, dovrebbero scoprire, attraverso le vostre comunità e il loro stile di vita, il valore di una vita povera al servizio dei poveri, il valore di una vita liberamente impegnata nel celibato per consacrarsi a Cristo e con lui amare specialmente quelli che sono male amati, il valore di una vita in cui l’obbedienza e la comunità fraterna contestano con discrezione gli eccessi di un’indipendenza spesso capricciosa e sterile. “Che questa testimonianza diventi dappertutto presente e universalmente leggibile. Che l’uomo del nostro tempo, spiritualmente stanco, trovi in essa un sostegno e una speranza. "Possa il mondo del nostro tempo . . . ricevere la buona novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradi fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia di Cristo"” (Ivi, 16; cf. Pauli VI,  Evangelii Nuntiandi, 80).

Venuto in mezzo a voi come il servitore dell’unità e della verità, prego Dio, che è “luce”, “amore” e “vita”, di suscitare un nuovo soffio evangelico nelle vostre comunità e nelle vostre fraternità. Affido alla Vergine Maria, modello di vita consacrata, il fervore e la perseveranza di ciascuno di voi. La mia preghiera vi accompagni sempre. Abbiate anche la bontà di accompagnare il mio servizio apostolico con il vostro sostegno spirituale.

Nel nome del Signore, benedico di tutto cuore le vostre persone, i vostri Istituti, i vostri monasteri e il vostro servizio del Vangelo.

 

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