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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL TOGO
IN VISITA
«AD LIMINA APOSTOLORUM»

Giovedì, 29 marzo 1984

 

Cari fratelli nell’episcopato,

queste poche parole, che rivolgo a voi tutti, dopo l’incontro personale che ho potuto avere con ciascuno di voi, vogliono semplicemente rafforzare il vostro zelo e il vostro discernimento pastorale, e anche quello dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose, dei laici che collaborano con voi nel Togo. Durante questi pochi giorni a Roma, grazie ai nostri colloqui, il vostro Paese mi è divenuto più familiare. Voi mi avete del resto invitato, così come il vostro presidente della Repubblica, a recarmi da voi, come ho fatto nei Paesi vicini. Ne sono stato molto commosso. Non ho ancora potuto rispondere a questo amabile invito, spero di poterlo fare un giorno. Bisogna che io proceda a tappe nel vasto continente africano! Ma, da oggi, sono presente nel vostro Paese con il cuore e con la preghiera.

1. Il primo sentimento che deve ispirare la nostra preghiera, è quello del ringraziamento per l’opera di evangelizzazione compiuta nel vostro Paese in meno di un secolo. Non soltanto una buona percentuale della popolazione ha aderito alla fede cristiana, ma la Chiesa nata là ha acquisito una grande vitalità. Segno di ciò è l’accresciuto numero delle vocazioni, sacerdotali e religiose. Sì, noi dobbiamo rendere grazie a Dio. E dobbiamo essere grati anche ai valorosi missionari che hanno trasmesso la fede agli inizi, che l’hanno nutrita e sostenuta, che hanno fondato la Chiesa e si sono presi cura di preparare i cristiani del Paese a responsabilità ecclesiali. Monsignor Joseph Strebler, da poco morto a Strasburgo, è uno di loro. Altri sacerdoti, venuti da altri Paesi, recano ancora una collaborazione preziosa e necessaria. Infine, noi apprezziamo la parte attiva che i togolesi hanno preso per la loro evangelizzazione. Il seme del Vangelo è caduto in terra fertile!

2. E ora vogliamo considerare questa vostra Chiesa in fase di crescita. Sembra che il Sud del Paese abbia conosciuto e conosca una situazione abbastanza privilegiata, per i battezzati, i sacerdoti, i religiosi. Ora, lo si è detto spesso, gli africani devono sempre più diventare i missionari degli africani. Sono sicuro che voi saprete far comprendere ai vostri diocesani la necessità di un aiuto all’interno del Togo, suscitare lo zelo per il servizio in altre diocesi, e aiutare i fedeli ad accettare pastori appartenenti a un’altra etnia. È questo un segno della cattolicità della Chiesa: essa si è manifestata in una solidarietà, in uno scambio e in un’accoglienza fin dai tempi apostolici e, sempre, nella sequela, come mostra l’esempio di sant’Ireneo. In Togo, molti di coloro che condividono le religioni tradizionali sono senza dubbio disposti ad accogliere la Buona Novella se la sua predicazione chiara è accompagnata dalla testimonianza della vita evangelica. Noi preghiamo per loro e perché gli operai in questa messe siano più numerosi.

3. A dire il vero, per quanto riguarda il ministero sacerdotale, molti vi si preparano nel vostro Paese, nei seminari minori, nel seminario maggiore di Dapango, nel seminario maggiore di Quidah, nel Benin e, da poco, nel seminario maggiore di Lomé, che potrà rendere un prezioso servizio, non solamente a questa arcidiocesi, ma anche alle altre tre diocesi.

Tutti insieme, cari confratelli, vegliate con attenzione sulla formazione del vostro clero, sui solidi studi dei seminaristi, sul progresso della loro vita spirituale, sulla formazione del loro zelo e del loro discernimento spirituale, sul loro senso del servizio disinteressato.

Sono lieto di sapere che la Congregazione autoctona delle Suore di Nostra Signora della Chiesa ha conosciuto un apprezzabile sviluppo. Avete constatato che la testimonianza delle religiose, per ciò che concerne la preghiera, l’apostolato, la consacrazione a Dio nella gratuità dell’amore, è capitale per l’insieme della popolazione e particolarmente per aiutare le donne togolesi a compiere la loro missione nella società.

4. Per quanto riguarda l’apostolato dei laici, alcune fiorenti associazioni si sono diffuse nel vostro Paese, ed è certo che questa edificazione comunitaria è molto necessaria. Vi chiedo di aver cura che queste associazioni permettano una formazione profonda dei loro membri alla fede, alla preghiera, alla liturgia, e anche ai servizi ecclesiali che debbono tradursi in azione. Penso a due ambiti particolarmente importanti: quello concernente la formazione catechetica degli adulti ma anche di tutti i bambini e giovani delle scuole cattoliche e statali; ne va dell’avvenire della fede. L’altro ambito è quello della pastorale familiare; domenica scorsa, per il Giubileo delle famiglie a Roma, ci sono state delle belle testimonianze del modo in cui il matrimonio cristiano può essere vissuto in Africa. Con le altre conferenze episcopali della vostra regione, ove si pongono gli stessi problemi, e in unità con la Santa Sede, adoperatevi per aiutare i cristiani a prepararsi a questo sacramento e a viverlo.

5. Cari confratelli, non ho potuto che sfiorare queste vostre quotidiane preoccupazioni pastorali. Per meglio affrontarle, aiutate i vostri diocesani, specialmente in questo tempo forte della Quaresima dell’Anno Santo, a volgersi al Redentore per ricevere dalla sua grazia la purificazione delle loro coscienze e un rinnovamento di vita conforme al Vangelo. Aiutateli a vivere nella fratellanza! Questa fratellanza è particolarmente eloquente e importante per il vostro presbiterio sia che si tratti di sacerdoti togolesi che di sacerdoti venuti generosamente da altri Paesi, diocesani o religiosi. In definitiva, è sullo spirito collegiale dei vescovi, sulla loro effettiva solidarietà, sulla loro comune responsabilità, che si fonderà questo amore fraterno che deve brillare come il segno per eccellenza dei cristiani.

Che il Signore vi doni la sua luce e la sua forza! Che la santissima Vergine Maria ben disponga le anime! Portate il mio saluto affettuoso alle vostre comunità cristiane, e i miei incoraggiamenti a tutti coloro che lavorano per l’evangelizzazione. Di tutto cuore, insieme a voi, li benedico.

 

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