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VISITA PASTORALE IN CALABRIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA CITTADINANZA DI CATANZARO

Piazza della Prefettura (Catanzaro) - Sabato, 6 ottobre 1984

 

Carissimi fratelli e sorelle.

1. Con viva gioia e profondo affetto rivolgo il mio saluto a tutti voi, insieme qui convenuti, e a ciascuno in particolare, ringraziandovi di cuore per la vostra calda accoglienza. Intendo ringraziare soprattutto il signor sindaco e il signor presidente della giunta regionale per le vibranti parole con le quali hanno interpretato i sentimenti dei concittadini, facendosi eco anche delle loro preoccupazioni e delle loro speranze. Ringrazio anche il signor ministro e le autorità religiose, militari e civili, che mi onorano della loro presenza.

Sono lieto di essere qui in Calabria e di trovarmi ora in questa città di Catanzaro, città dinamica che, per la centralità della sua posizione geografica e per le mansioni amministrative che le competono, è chiamata a svolgere un importante ruolo di servizio a favore di tutta la Calabria.

Il mio augurio è che questa terra, così carica di memorie, possa risolvere in maniera adeguata i propri problemi, trovando gli anelli di coordinamento e d’unità necessari a preparare un futuro economicamente più giusto, umanamente più elevato, socialmente più ordinato e sereno.

2. Carissimi fratelli e sorelle, la vostra Calabria è stata già nel corso dei secoli una terra di sintesi, dove varie civiltà, che qui si sono incontrate, hanno avuto modo di armonizzare i loro elementi più vitali.

Voi siete una popolazione che da millenni è sottoposta alle fasi alterne delle vicende umane; siete perciò allenati a sopportare, a reagire e a risorgere. Sono certo che la vostra volontà, temprata dall’esperienza dei sacrifici più duri, vi consentirà di superare le difficoltà di oggi per preparare un avvenire migliore. Non cedete, dunque, alla tentazione del pessimismo e del ripiegamento su voi stessi. Fate appello alle risorse delle vostre capacità umane; apritevi alla collaborazione con tutte le forze sicuramente valide; contate fiduciosamente sulla potenzialità elevante e unificante del fermento cristiano.

Quando le ondate barbariche posero fine all’impero romano, portando distruzione e morte, un uomo della vostra terra, il dotto Cassiodoro, fondò qui, a pochi chilometri da questa città, il suo celebre “Vivarium”, nome auspicale, perché fosse un centro di alta spiritualità e insieme di cultura viva, rivolto a salvare il patrimonio greco-romano e a trasformare pagani e barbari in un nuovo popolo di uomini credenti e liberi. Tutta la vostra cultura è il risultato di una fusione di civiltà lievitate dal cristianesimo. Gli uomini più eminenti della vostra terra, che si sono distinti nel campo del pensiero, della letteratura e dell’arte, si sono costantemente ispirati ai valori religiosi.

Ebbene, tutto questo costituisce una ricchezza di famiglia, che non deve essere dispersa, ma gelosamente custodita come patrimonio prezioso lasciatovi dagli avi. Io v’invito caldamente a trasformare queste gloriose tradizioni del passato in stimolo operante per il vostro presente, perché è proprio ispirandovi a questi valori che voi potrete porre le basi più sicure per la rinascita umana e cristiana di questa vostra nobile regione.

3. Cari fratelli e sorelle di Catanzaro, sono venuto come pellegrino del Vangelo, per rinsaldare la comunione fra questa porzione del popolo di Dio e la Chiesa di Roma, per conoscere più da vicino i vostri problemi materiali e spirituali, per manifestarvi la mia solidarietà e la mia partecipazione alle vostre gioie e dolori, alle vostre attese e alle vostre preoccupazioni.

La Chiesa, consapevole della missione ricevuta da Gesù e rispettosa dei fini propri dello Stato, non ha il compito di risolvere direttamente i problemi di natura economica e tecnica della società. Tuttavia essa, ponendo al centro del mondo e della vita associata l’uomo creato e salvato da Dio, non manca di ricordare ai pubblici poteri i loro specifici doveri e di sottolineare la priorità del bene comune sugli interessi privati, sottolineando il dovere di porre in cima ad ogni progetto l’elevazione della persona umana e la sua partecipazione attiva al governo della cosa pubblica.

La Chiesa insiste sulla necessità di dare a tutti una casa, di procurare un’adatta occupazione a tutti i soggetti che ne sono capaci, di assicurare ai giovani il diritto di formarsi una famiglia.

Per raggiungere tali scopi occorre una corretta e razionale organizzazione del lavoro, che non può significare una centralizzazione unilateralmente operata dai pubblici poteri. “Si tratta, invece, di una giusta e razionale coordinazione, nel quadro della quale deve essere garantita l’iniziativa delle singole persone, dei gruppi liberi, dei centri e complessi di lavoro locale”. Così ho scritto nell’enciclica sul lavoro (Laborem Exercens, 18).

Bisogna riconoscere che lo Stato si è mosso, in questo dopoguerra, con interventi straordinari volti ad avviare le premesse per una giusta soluzione della “questione meridionale”. Molti sono stati i risultati: ma il divario tra Nord e Sud rimane, rimane la “questione meridionale”, nel cui ambito resta ancora più grave la “questione calabrese”.

Continua dunque ad essere necessario l’intervento dello Stato, col flusso cospicuo dei suoi finanziamenti: ma non basta. Occorre il supporto degli operatori intermedi e il coinvolgimento più diretto delle popolazioni locali in modo che i calabresi stessi diventino artefici del loro avvenire.

4. Carissimi fratelli e sorelle, per risolvere in maniera adeguata e celere i molti problemi che vi angustiano, sono necessari la tenace operosità di tutti, l’impegno concorde e convergente di tutte le componenti sociali della Calabria, e lo sforzo per rendere funzionali ed efficienti le vostre istituzioni.

Io mi auguro che il lungo tirocinio con cui la storia della vostra terra vi ha allenati alle sintesi vitali, vi consenta di portare a felice attuazione questa, se pur difficile, tanto necessaria e urgente, sintesi tra istituzioni, risorse, energie disponibili. Col successo di simile impresa la Calabria tornerà ad essere di nuovo un “vivarium” di speranze e di realizzazioni concrete, facilitando in tutto il Mezzogiorno il necessario processo di rinnovamento fondato sull’uomo e indirizzato allo sviluppo dell’uomo: a tutto l’uomo e ad ogni uomo.

La Chiesa, esperta in umanità, vi sarà vicina come maestra e madre. E vicino vi sarà il Papa, il quale, dopo questa visita, porterà con sé indelebile il ricordo di questo popolo generoso e forte, che con tanta fede e amore lo ha accolto e ascoltato. A voi, ai vostri bambini, che sono troppo numerosi per abbracciarli tutti e baciarli tutti, a tutta la città di Catanzaro e a tutta la regione Calabria, la mia affettuosa benedizione!

 

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