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VISITA PASTORALE IN CALABRIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI DETENUTI DEL CARCERE DI REGGIO CALABRIA

Domenica, 7 ottobre 1984

 

1. Nella mia visita pastorale alla Calabria non potevo non inserire questa sosta con voi, fratelli e sorelle, in cui vedo spiritualmente rappresentate tutte le comunità carcerarie di questa regione. Ringrazio chi si è fatto interprete dei comuni sentimenti e con parole tanto nobili e calde mi ha rivolto il saluto.

Sono venuto per adempiere al mandato di Cristo, per dire una parola di amicizia, per incontrare e ascoltare fratelli che vivono una singolare esperienza, purtroppo amara, ma che non deve essere preclusa alla speranza. La mia presenza vuole testimoniare l’affetto e la sollecitudine che la Chiesa porta a ognuno di voi, perché in voi vede riflessa “l’immagine di Dio, la somiglianza di Cristo, l’uomo ideale che voi ancora siete e potete essere” (Insegnamenti di Paolo VI, III [1965] 1105). La Chiesa ha fiducia nelle capacità di ripresa e di rinnovamento.

2. La vostra condizione, i vostri problemi, la difficoltà nei rapporti con i vostri cari, lo scarso interesse che molti prestano alla realtà carceraria, possono alcune volte portarvi alla sfiducia nella società che vi circonda e nella quale vi preparate a ritornare. Potete essere tentati di ritenere ogni sforzo per migliorarvi inutile, e covare perciò in voi sentimenti di amarezza, di collera e anche di disperazione. Quando il vostro animo è affollato di simili sentimenti trovate difficile guardare verso il futuro, sperare, amare.

Eppure al di là del momento di comprensibile smarrimento perché gli affetti non sono corrisposti, vi è Cristo che vi attende: a lui potete aprire il vostro cuore, a lui aggrapparvi con preghiera sincera e con incrollabile fede. In quei lunghi, terribili istanti egli è la vostra speranza, è tutto, è la soluzione dei vostri dubbi.

Egli ha fiducia nell’uomo! Comprendete così, più degli altri, il valore del dolore, del pentimento, della conversione, del ritorno al Padre. Siete in certo qual modo più vicini alla misericordia di Dio, perché potete riflettere e ritrovare la gioia del ritorno a Dio che vi accoglie a braccia aperte. Se umanamente siete soli, Cristo è con voi per ridarvi fiducia, per alleviare il vostro dolore, mostrandovene l’utilità per l’intera Chiesa, che ha sempre bisogno di confrontarsi con la sofferenza umana per vivere la sua fedeltà a Cristo.

Nel vostro stato attuale c’è un richiamo per tutti: alla Chiesa, che vegli su di voi con particolare premura; alla società, perché si faccia carico del miglioramento delle vostre condizioni e pratichi la giustizia con sentimenti di rispetto della dignità della persona umana; a voi, perché sappiate approfittare di questo tempo per meditare sui vostri diritti e doveri cristiani in modo da cancellare questa esperienza dal futuro della vostra vita. Il vostro ritorno nella società sia sereno, perché i vostri cari vi attendono per recuperare il tempo della lontananza, per donarvi affetto e comprensione.

3. È vero che viviamo momenti difficili, dove l’odio impera, la vendetta non si fa attendere, l’inimicizia tra le famiglie si perpetua, l’egoismo ha profonde radici: ma l’amore deve trionfare, la croce di Cristo deve elevarsi a segno di un’umanità nuova, premessa di quella “civiltà dell’amore” tanto agognata dal mio venerato predecessore Paolo VI.

Se tutti guardiamo a Gesù che è morto e risorto perché tutti potessimo vivere, che senso ha l’odio tra fratelli? A voi, come vostro amico, affido questo messaggio dal luogo di espiazione e di dolore: fate esperienza di fraternità, di perdono, di amore! Se crescerà in voi lo spirito cristiano, potrete con sincerità riconoscere la vostra colpa, cercare il perdono di quanti potete aver danneggiato, vivere nella gioia e con impegno la vostra consacrazione battesimale.

Con questi sentimenti e a testimonianza dell’affetto che ho per voi, tutti di cuore benedico.


Devo aggiungere ancora qualche parola. Soprattutto devo ringraziarvi per i diversi doni, per i fiori, per questa nave che voi avete fabbricato qui come opera d’arte. Ma vorrei soprattutto ringraziare per un dono. All’inizio, quando sono entrato qui, un vostro collega, quello che mi ha anche indirizzato le parole ufficiali, prima mi diceva così: Cristo ha pagato un così alto prezzo per noi. Sono parole che hanno detto gli apostoli. Le troviamo in san Paolo, in san Pietro. Queste parole le ho sentite appena entrato in questo luogo e mi hanno profondamente toccato, perché erano parole non solamente ripetute a memoria, ma vissute. Era una testimonianza. Vi ringrazio per questo dono.

Carissimi fratelli e sorelle, in questa verità io mi sento uno con voi, perché Cristo ha pagato un alto prezzo per noi tutti.

Sia lodato Gesù Cristo.

 

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