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MESSAGGIO RADIO-TELEVISIVO DI GIOVANNI PAOLO II
 AL POPOLO DELL'AFRICA

Mercoledì, 7 agosto 1985

 

Cari amici dell’Africa.

Mi appresto a visitare per la terza volta il vostro continente. Mi fermerò in sette Paesi, i cui vescovi e le cui autorità mi avevano da tempo invitato. Per alcuni di questi Paesi si tratta della mia prima visita; il Togo, il Camerun, la Repubblica Centroafricana, il Marocco; altri celebrano un avvenimento particolare: l’inaugurazione della cattedrale di Abidjan in Costa d’Avorio, la prima beatificazione di una suora in Zaire, la celebrazione del 43° Congresso eucaristico internazionale in Kenya. Questo Congresso ha motivato il mio viaggio in questo periodo dell’anno. Il Cristo, presente nell’Eucaristia, è il centro della vita dei cristiani; è lui che noi adoriamo, che seguiamo, che cerchiamo di servire nella persona di tutti i nostri fratelli uomini.

Mi rallegro di ricevere la testimonianza della vitalità di queste Chiese fiorenti che si sono sviluppate da appena cent’anni. Esse vanno ora verso la loro piena maturità, autenticamente africana e autenticamente cristiana. Vengo a confermare i cattolici nel loro dinamismo missionario e a rinsaldare i legami con i loro fratelli di tutta la Chiesa.

Incontrerò volentieri le altre persone o i gruppi che sono animati da sentimenti religiosi o che cercano sinceramente il bene del loro Paese, cosa che è sentita come un dovere dai cristiani. I vostri Paesi intrattengono relazioni regolari con la Santa Sede, in particolare attraverso i loro rappresentanti diplomatici. Sono felice di recarmi personalmente tra i loro popoli.

Tutti sanno che io vengo come responsabile religioso, testimone di Gesù Cristo e della Chiesa, servitore della pace, desiderando la libertà e il rispetto delle persone, il bene comune delle nazioni, l’instaurazione dell’amore fraterno. I Paesi africani aspirano alla pace, allo sviluppo delle loro risorse, al riconoscimento della loro dignità e dei loro valori ancestrali. Nella loro saggezza, essi non vogliono separare lo sviluppo culturale, economico e sociale dal progresso morale e spirituale.

Li ringrazio già da ora per la loro benevolenza, la loro fiducia e l’accoglienza che hanno preparato al Pastore della Chiesa, successore di Pietro alla Sede apostolica. A tutti esprimo la mia stima, il mio saluto, i miei voti cordiali, in attesa di porgere loro la mano, e di pregare in mezzo a loro. Dio vi benedica e vi doni la sua pace!

Che benedica i vostri Paesi!

 

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