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VIAGGIO APOSTOLICO IN VENEZUELA,
ECUADOR, PERÙ, TRINIDAD-TOBAGO

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON L'EPISCOPATO DEL PERÙ

Sabato, 2 febbraio 1985

 

Cari fratelli nell’episcopato,

1. Nella sede della vostra Conferenza episcopale, dove in spirito di profonda fraternità vi riunite per organizzare, coordinare, e promuovere la vita della Chiesa in Perù, è per me motivo di profonda gioia incontrarmi con voi, miei fratelli vescovi di queste Chiese locali che sto visitando. Questi momenti prolungano e completano le esperienze e le riflessioni fatte durante la vostra visita “ad limina”. Ho al tempo stesso la lieta impressione che, in qualche modo, il fratello nella Sede di Pietro restituisca, con grande affetto, la visita ai fratelli che precedentemente erano andati a incontrarlo, in rappresentanza di quelle Chiese, che oggi mi accolgono nella fede.

Questo incontro ha luogo in una data di grande significato ecclesiale. In questa data, sotto lo sguardo materno della Vergine di Chapi, ho avuto la gioia di beatificare suor Ana de los Angeles Monteagudo. In lei si condensa un passato di esemplare consacrazione sponsale a Cristo, il Signore, e allo stesso tempo, ci indica un futuro: quello che abbiamo potuto intravedere soprattutto nelle migliaia di giovani riuniti con noi. La Chiesa latinoamericana ha operato una “opzione per i giovani”. Essi attendono sempre che noi indichiamo loro in maniera inequivocabile il cammino dei santi, della piena realizzazione come cristiani, e non possiamo deluderli.

È un meraviglioso privilegio appartenere a una Chiesa nella quale è fiorita la santità, ma è anche una responsabilità. I giovani, tanto sensibili ed esigenti, ci obbligano ad innalzare lo sguardo, a metterci continuamente in cammino, a non venire meno nell’arduo sforzo di manifestare e di seguire coerentemente Gesù. Essi costituiscono un’istanza critica che ci spinge a fare ancora qualcosa di più. Ci fanno scoprire che la santità, che inizia con un rinnovamento interiore, ha indubbie dimensioni sociali. La vostra storia ecclesiale è ricca di illustri modelli di vita cristiana, capaci di illuminare con la novità del Vangelo il presente e di guidare verso un futuro migliore.

In tale prospettiva, e come conferma o completamento di quanto abbiamo trattato a Roma, desidero condividere con voi alcune riflessioni suggeritemi dalla figura profetica, centrale nelle vostre Chiese, di San Toribio de Mongrovejo, che ho recentemente proclamato patrono dei vescovi dell’America Latina. Inoltre, nella sua festa liturgica, il 23 marzo, ho approvato il documento finale della III Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano, che si è tenuta a Puebla de los Angeles, e avente come tema:

“L’evangelizzazione nel presente e nel futuro dell’America Latina”.

Vi è, inoltre, un’altra congiuntura storica di fondo che ci induce a guardare alla figura di San Toribio: il suo grande compito consistette nel realizzare, illuminato dal Concilio di Trento, la prima evangelizzazione del Nuovo mondo. Oggi tocca a voi realizzare, alla luce del Concilio Vaticano II, una nuova evangelizzazione dei vostri fedeli che – come dissi nell’allocuzione al CELAM a Puerto Principe – dev’essere “nuova nel suo ardore, nei suoi metodi, nella sua espressione” (Giovanni Paolo II, Allocutio ad CELAM habita, III, 9 marzo 1983: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VI/1 [1983] 698).

Desideriamo soffermarci solo su alcune delle grandi lezioni che vengono dall’esempio di San Toribio.

2. Evangelizzazione per la santità. La prima evangelizzazione germinò facendo della fede il substrato dell’anima latinoamericana in generale e peruviana in particolare (cf. Puebla, 412). Ciò fu, in buona parte, frutto dell’ammirevole sforzo apostolico di San Toribio de Mongrovejo e del suo lavoro nel III Concilio Limense, aiutato da altri insigni missionari.

Quell’evangelizzazione dette come risultato modelli esemplari di santi. Lo testimoniano la mistica figura di santa Rosa da Lima, l’amore per i poveri di San Martin de Porres e di San Juan Macias, la solidarietà e l’ardore missionario di San Francisco Solano.

Una nuova evangelizzazione ai nostri giorni dovrà infondere nei figli del Perù queste aspirazioni alla santità. Così sarà possibile superare le tentazioni del materialismo: animare dall’interno e incoraggiare questo compito dev’essere la vostra grande missione.

Questa nuova evangelizzazione dovrà riscoprire e potenziare quei valori cristiani che sono impressi nella fede del popolo, perché possano essere la risposta alle situazioni e alle esigenze nuove del nostro tempo, perché facciano del Vangelo la forza motrice dell’aiuto al fratello che ha più bisogno, visto nella sua dignità di uomo che è chiamato all’incontro con Dio.

3. Evangelizzazione per l’unità nella fedeltà. Il santo arcivescovo di Lima fu un esemplare costruttore di unità ecclesiale. Nel suo lavoro di evangelizzazione seppe associare presbiteri, religiosi e laici in un’ammirevole ricerca di comunione. Il III Concilio Limense è il risultato di questa tensione, presieduto, incoraggiato e diretto da San Toribio, che diede come frutti un prezioso tesoro di unità nella fede, norme pastorali e organizzative e al tempo stesso valide ispirazioni per l’auspicata integrazione latinoamericana.

Egli stesso fu un insigne maestro di verità, che amava sempre quanti erravano, ma senza mai omettere di combattere l’errore. Con grande senso di responsabilità pastorale seppe dare frequenti esempi di tale squisita carità di padre e di chiarezza di maestro. Fermamente convinto del fatto che rimanere inattivo di fronte alle deviazione della fede dei fedeli non è mai vera carità, seppe vegliare sulla fedeltà alla dottrina della Chiesa, fondamento sicuro della comunione ecclesiale. Lo fece in un momento storico importante per la riflessione teologica e il lavoro intellettuale al servizio dell’annuncio della Buona novella.

Di fronte a un mondo frammentato e spesso contrapposto, è necessario che la Chiesa dia testimonianza di fedeltà a se stessa e al suo fondatore, che aiuti a colmare distanze e divisioni, che sappia unire i cuori, saldando le fratture che si annidano nel cuore della società e dell’uomo stesso, a cominciare dalla frattura tra fede e vita.

4. Evangelizzazione per la dignità della persona. In San Toribio scopriamo il coraggioso difensore e promotore della dignità della persona. Di fronte a tentativi di limitare l’azione della Chiesa, nell’annuncio del suo messaggio di salvezza, seppe difendere con audacia la libertà ecclesiastica.

Egli fu un autentico precursore della liberazione cristiana nel vostro Paese. Partendo dalla sua piena fedeltà al Vangelo, denunciò gli abusi dei sistemi ingiusti adottati verso gli indigeni, non per mire politiche o per motivazioni ideologiche, bensì perché scopriva in essi seri ostacoli all’evangelizzazione, per fedeltà a Cristo e per amore ai più piccoli e indifesi.

Divenne in questo modo il sollecito e generoso servitore dell’indigeno, del negro, dell’emarginato. Seppe essere al tempo stesso rispettoso promotore dei valori culturali degli aborigeni, predicando nelle lingue native e facendo pubblicare il primo libro in Sud America: il catechismo unico nelle lingue spagnola, quechua e aymara.

È questo un prezioso esempio al quale dovete guardare assiduamente, carissimi fratelli, soprattutto in un momento in cui la nuova evangelizzazione deve prestare grande attenzione alla dignità della persona, ai suoi diritti e alle sue giuste aspirazioni.

In questo senso avete inteso muovervi con la pubblicazione della vostra Lettera collettiva: Applicazione e diffusione dell’enciclica Laborem exercens nella nostra realtà pastorale. Come vescovi, presentate la realtà del vostro popolo, con le sue luci e le sue ombre, non con il proposito di causare scoraggiamento, bensì per stimolare tutti coloro che possono migliorarla.

Interpellati dalla dura realtà del Perù di oggi, riaffermate la vostra responsabilità di essere presenti nel mondo del lavoro mediante il compito dell’evangelizzazione, secondo le funzioni specifiche che il Signore ha affidato ai diversi membri del popolo di Dio, con una chiara identità evangelica, evitando di cadere in particolarismi di qualsiasi segno, e superando gli ostacoli che impediscono la vostra missione.

Siete coscienti - come evidenziate in vari documenti della vostra Conferenza - del fatto che l’insegnamento sociale della Chiesa, elaborato in un lungo periodo di esperienza ecclesiale, illumina i problemi del mondo con la luce della ragione naturale, della fede e della morale della Chiesa. Di qui nasce l’impulso evangelico per la salvezza dell’essere umano nella sua integrale dignità. Perché non si può dimenticare quante conseguenze per la vita sociale nascono dal Vangelo, come ben ricorda il Documento di Puebla: “La nostra condotta sociale è parte integrante del nostro seguire Cristo” (Puebla, 476).

A tale riguardo, mi compiaccio del fatto che nel vostro lodevole impegno di chiarificazione, per raggiungere il giusto equilibrio tra immanenza e trascendenza nel lavoro delle vostre Chiese particolari, abbiate pubblicato il recente documento sulla Teologia della liberazione. Sono certo che con il vostro zelo, il vostro senso ecclesiale e con la vostra perseveranza, gli orientamenti pastorali che avete tracciato daranno i frutti desiderati nel necessario e giusto impegno a favore dei più poveri.

5. Evangelizzazione in costante sintonia con la Sede apostolica. È visibile, in San Toribio, un elemento di fondo, che oggi è fondamentale nella pietà popolare peruviana e latinoamericana, e che egli contribuì a costituire con la sua vita e con la sua opera: la vicinanza spirituale e il caloroso affetto per il Successore di Pietro, che il Signore volle porre come capo della Chiesa (cf. Codex Iuris Canonici, can. 331).

In intima comunione con lui, voi siete chiamati a realizzare il rinnovamento ecclesiale tracciato dal Concilio Vaticano II, coscienti di essere guide del popolo di Dio, e servitori della verità dell’unico Vangelo di Gesù.

A voi è stata affidata la missione di pascere il popolo di Dio, pellegrino nel Perù; a voi spetta, in comunione con la Sede apostolica, come state facendo, tracciare le vie dell’evangelizzazione, fedeli agli impulsi con i quali lo Spirito Santo benedice la sua Chiesa. Di qui il vostro impegno e il vostro dovere di evitare magisteri paralleli, ecclesialmente inaccettabili e pastoralmente sterili, vegliando con enorme carità per il bene e la fedeltà della Chiesa.

6. Carissimi fratelli nell’episcopato: ricordo con grande gioia gli incontri con voi durante la vostra visita “ad limina” che mi hanno consentito di constatare il grande amore per la Chiesa che vi anima. Sull’esempio di questo vostro grande predecessore e patrono, San Toribio de Mongrovejo, siate i saggi e santi pastori di cui il Perù ha bisogno, gli autentici animatori della vita spirituale, i promotori instancabili della dignità delle persone e della riconciliazione. Alla vigilia del V Centenario dell’evangelizzazione dell’America Latina, la Chiesa che guidate sia segno e strumento di speranza conciliando con sapienza e coraggio le legittime aspirazioni di promozione umana con gli essenziali valori dello spirito.

Il santo arcivescovo vi aiuti con il suo esempio ad approfondire le esigenze delta vostra missione, per il presente e per il futuro dell’evangelizzazione in Perù. E la Madre santissima, la Vergine fedele, vi accompagni nella vostra dedizione generosa e piena di sacrificio a questa giovane Chiesa, che cammina verso il Padre, con l’azione dello Spirito Santo. Ve lo auguro con fraterno affetto.



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