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VISITA PASTORALE NEI PAESI BASSI

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA COMUNIT
À MUSULMANA

Bruxelles (Belgio)
Domenica, 19 maggio 1985

 

Cari Fratelli e Sorelle fedeli dell’Islam.

È per me una gioia avere l’occasione di incontrarvi. Come capo spirituale della Chiesa cattolica, ho avuto molte altre occasioni di accogliere dei musulmani a Roma o di render loro visita in diversi Paesi, nel corso dei miei viaggi.

Cristiani e musulmani, ci incontriamo nella fede al Dio unico, nostro Creatore, nostra guida, nostro giudice giusto e misericordioso. Noi tutti ci sforziamo di mettere in pratica nella nostra vita quotidiana la volontà di Dio seguendo l’insegnamento dei nostri rispettivi libri santi. Noi crediamo che Dio trascende il nostro pensiero e il nostro universo e che la sua presenza d’amore ci accompagna ogni giorno. Nella preghiera ci mettiamo in presenza di Dio per adorarlo e rendergli grazie, per chiedere perdono delle nostre colpe e ottenere il suo aiuto e la sua benedizione.

Oggi ci incontriamo in Belgio, un Paese che ha una lunga tradizione di ospitalità nei confronti delle persone appartenenti a religioni diverse e la cui legislazione garantisce la libertà del culto e dell’educazione. Sappiamo che questo non risolve tutti i problemi, peraltro comuni a tutti gli immigrati.

Tuttavia, le difficoltà stesse devono incitare tutti i credenti, cristiani e musulmani, a conoscersi meglio, a dialogare per trovare la maniera pacifica di vivere insieme e di arricchirsi reciprocamente. È bello conoscersi accettando le proprie differenze, superare i pregiudizi nel rispetto reciproco, lavorare per la riconciliazione e il servizio ai più umili. È questo un dialogo fondamentale che tutti devono portare avanti nei quartieri, nei posti di lavoro, nella scuola. È il dialogo che si addice a dei credenti che vivono insieme in una società moderna e pluralista.

Non ci è dato di formare una comunità unica; ecco una prova che ci è imposta. Di fronte a questa situazione, permettetemi di riprendere una consegna dell’apostolo San Paolo: “Perché coloro che credono in Dio si sforzino di essere i primi nelle opere buone” (cf. Tt 3, 8). Questo tipo di emulazione può beneficiare tutta la società, soprattutto coloro che avvertono in modo più vivo il bisogno di giustizia, di consolazione, di speranza, in una parola coloro che hanno bisogno di ragioni per vivere. Sappiamo collaborare fraternamente, questo ci avvicinerà alla volontà di Dio.

 

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