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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO DELL'ASSOCIAZIONE
«MAÎTRES ITALIANI DEI RISTORANTI E DEGLI ALBERGHI»

Mercoledì, 27 novembre 1985

 

Signore e Signori.

1. Sono lieto di salutarvi, illustri partecipanti al Congresso dell’Associazione “Maîtres italiani dei ristoranti e degli alberghi”, riuniti qui a Roma per la celebrazione del XXX anniversario della sua costituzione. Con voi saluto anche gli ospiti illustri che provengono dalla Svizzera, dalla Francia, dall’Inghilterra, dalla Germania, dagli Stati Uniti e da altri Paesi.

Con la scelta di Roma, come sede del vostro Congresso, voi avete voluto mettere in risalto l’importanza che attribuite a questa città, non solo per i suoi valori artistici, storici, politici o turistici, ma anche per quello che essa rappresenta nel piano spirituale, essendo la città ove Pietro e Paolo hanno testimoniato Cristo con la vita e dove risiede il successore di Pietro. Se molti, infatti, sono gli interessi per cui Roma è visitata, rimane indubbio il motivo religioso che conduce a quest’Urbe migliaia di pellegrini, di ospiti, di turisti.

2. Desidero esprimere la mia stima per il lavoro e per le finalità che sono tipiche della vostra professione, e che sono a servizio dell’uomo. Vorrei rilevare soprattutto la specifica dimensione morale del vostro operare. Voi siete continuamente a contatto con gente che si sposta, che viaggia, che si muove. I motivi dell’itineranza moderna sono molteplici: come ben sapete, spesso ci sono ragioni di lavoro, necessità professionali, esigenze anche di notevole importanza; a volte è per cultura o anche solo per svago e diporto; c’è, tuttavia, una specie di denominatore comune, presente in ogni tipo di itineranza, che fa convergere qualsiasi ospite su un interesse particolarmente valido: il conoscere, l’incontrarsi, lo sviluppare le esperienze con nuove persone, diverse culture, in differenti luoghi.

Spesso è affidato a voi, alla vostra iniziativa e disponibilità, il compito di condividere con l’ospite l’umana ricerca che lo porta fuori casa. Voi potere fare in modo che il desiderio di conoscenza si trasformi in una felice realizzazione; raggiunga, cioè, il suo scopo in un contesto di mutua simpatia, di reciproco e positivo dialogo.

Il vostro lavoro è, in un certo senso, vicino alla norma evangelica della carità. Tale norma, fondata sul sentimento della fraternità, vi aiuta a scoprire il senso dell’uomo, e vi ispira a cercare in ogni persona umana, in ogni ospite, l’immagine di Dio e di Cristo.

Per questo, mentre formulo per voi e per il vostro lavoro ogni migliore augurio, invoco sulle vostre persone e sulle vostre famiglie la benedizione del Signore.



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