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VISITA PASTORALE A GENOVA

SALUTO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA CITTÀ SULLA PIAZZA DEL PORTO VECCHIO

Sabato, 21 settembre 1985

 

Signor Ministro,
Signor Sindaco,
Fratelli e Sorelle di Genova.

1. Nel primo incontro ufficiale con questa grande e nobile città, rivolgo una sentita parola di saluto e di ringraziamento a quanti siete qui accorsi dal centro, dalla periferia, dai dintorni.

Ringrazio il Signor Ministro venuto da Roma ad accogliermi a nome del Governo: nella sua persona intendo salutare le supreme Autorità dello Stato. Ringrazio il Signor Sindaco per le gentili espressioni che mi ha rivolto interpretando i sentimenti comuni di tutta la popolazione genovese. Saluto con fraterno affetto il venerato Cardinale Arcivescovo.

Il mio pensiero e la mia parola si rivolgono poi in modo speciale a voi, lavoratori portuali, che con la fatica delle vostre braccia sostenete parte dell’attività economica della città. Se il porto è il polmone di Genova, voi siete gli alveoli attraverso i quali arriva alla città l’ossigeno della ricchezza di cui vive. La manifestazione del vostro schietto entusiasmo mi conferma nella speranza che voi, facendo onore alle vostre gloriose tradizioni, saprete coniugare insieme fede e progresso.

2. Nel quadro dei miei viaggi pastorali all’interno della cristianità italiana, è con particolare gioia che sono qui a Genova, regina del Tirreno, il mare che è stato al centro di grandi e antiche vicende dell’uomo; desideravo vivamente venire in questa città-pilota, proiettata verso l’avvenire.

Per il numero dei suoi abitanti, Genova fa parte delle metropoli, e per la sua storia passata e recente rappresenta uno dei vertici del triangolo industriale del Paese.

Con il suo mare e con l’ampio arco dei suoi monti, essa è anche un luogo di celebrate bellezze naturali; è una città veramente “superba” per la maestà dei suoi monumenti e per le pagine gloriose della sua storia.

In ogni Paese del mondo, dire Genova è evocare le imprese di una città marinara e l’importanza del suo porto, il quale è fonte di vita, direttamente o indirettamente, per circa 50.000 lavoratori, ma che al presente attraversa un momento di crisi.

Come i genovesi dei tempi dell’antica Repubblica, partendo di qui, avevano stabilito importanti mercati nelle regioni del vicino e medio Oriente, contribuendo a rendere così prospera e bella la loro città, così oggi dobbiamo auspicare che un deciso rilancio di questo bel porto, che posso questa sera ammirare, ne faccia un punto di passaggio e di collegamento tra il Nord-Europa fortemente industrializzato e Paesi del Sud e dell’Oriente, così da contribuire non solo alla ripresa della città e della provincia, ma anche allo sviluppo di pacifiche relazioni tra i popoli e quindi allo stabilimento di una comunità internazionale più giusta, florida e pacifica.

3. Nella presente circostanza, però, preferisco soffermarmi sul profilo della fede religiosa di questa Città e del suo contributo all’evangelizzazione del mondo.

Genova, infatti, è sede di antichissima vitalità cristiana. Il Vangelo, che cominciò a diffondersi sulla rotta delle navi, arrivò ben presto qui, fra la gente di questa città proprio a motivo delle sue consuetudini marinare.

La storia della religiosità di Genova è scritta visibilmente in mirabili opere musive e pittoriche, oltre che nelle strutture delle sue numerose bellissime chiese, a cominciare dal duomo, che già col suo stesso nome richiama un titolo di unione con Roma. La fedeltà della città alla Chiesa è confermata dal contributo di quattro suoi figli assunti alla responsabilità del soglio pontificio, da Papa Innocenzo IV al più recente Benedetto XV.

La fede cattolica dei genovesi è testimoniata dalla fervida devozione a Maria, proclamata nel 1637 Signora e Regina della Repubblica Serenissima; dal nutrito drappello dei Santi e dei Beati, che hanno avuto Genova come patria terrena; dalle figure di eminenti Pastori, che nel corso dei secoli hanno governato con saggezza questa porzione del gregge di Cristo; da grandi ecclesiastici e generosi laici, che hanno lasciato una loro impronta nella vita religiosa e sociale.

Nella storia di Genova fede e progresso hanno camminato sempre insieme, così da costituire un binomio inscindibile.

Ci sarebbero da ricordare le benefiche istituzioni, che qui hanno avuto origine e si son diffuse al di là dei confini della Liguria e dell’Italia; lo stuolo di missionari salpati dal porto di Genova per portare il messaggio cristiano in terre lontane. Né posso passare sotto silenzio quella grande figura di navigatore per eccellenza che fu Cristoforo Colombo. Egli, quando con la caduta di Costantinopoli si chiudevano le porte dell’Oriente, pensò di scoprire vie nuove attraverso l’Occidente. A questo genovese, che negli ultimi anni della sua vita volle portare l’abito di terziario francescano e con esso morire, si deve l’apertura di un nuovo mondo alla civiltà e alla fede.

4. Cari fratelli, io sono venuto qui per dirvi che Genova, città straordinariamente operosa, ricca di storia passata, non deve smentire se stessa nell’avvenire. Non vi lasciate travolgere dalla tentazione, così ricorrente in un grande centro moderno, di sdoppiare il binomio fede-progresso. Colmate le vostre lacune, risanate i vostri mali, superate le contrapposizioni in un clima di rinnovata fiducia, potenziate le vostre risorse e le vostre energie, costruite il vostro futuro, come avete fatto per il passato, sul fondamento sempre vitale del Vangelo, sulla sicurezza della sua morale, che non degrada ma eleva l’uomo, la famiglia, la società.

Contribuirete così all’affermarsi di un’autentica civiltà e continuerete a donare al mondo in attesa ricchezze più alte e più vere.



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