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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN GRUPPO INTERCONFESSIONALE

Lunedì, 30 settembre 1985

 

Diletti Fratelli!

1. È con viva gioia che accolgo oggi tutti voi, responsabili e rappresentanti dell’Alleanza Biblica Universale e della World Catholic Federation Biblical Apostolate, insieme agli illustri Biblisti di diversa confessione, traduttori del testo sacro, con i suoi Editori, in occasione della prima pubblicazione dell’Antico Testamento e della ristampa revisionata del Nuovo Testamento, in traduzione interconfessionale in lingua corrente. Già avemmo insieme l’opportunità di un incontro, quando l’edizione del Nuovo Testamento raggiunse provvidenzialmente la milionesima copia. Ma ora, rendendo grazie a Dio, anche l’Antico Testamento viene finalmente messo a disposizione di credenti e non credenti in una versione appositamente studiata per rendere maggiormente accessibili tanto le bellezze quanto le asprezze delle antiche Scritture di Israele.

2. So che l’odierna pubblicazione è frutto di un’opera faticosa, che ha impegnato cinque gruppi di lavoro durante sette anni di attività. Ma sono certo che alla fatica si è accompagnata la gioia tipica, proveniente da un diuturno contatto in profondità con la divina parola, che a ragione il salmista proclama lampada per i nostri passi e luce sul nostro cammino (cf. Sal 119, 105).

Abbiate perciò l’espressione più sentita del mio grato apprezzamento per il risultato del vostro impegno. Esso si fa altresì paterno incitamento a proseguire con zelo e con intelligenza nelle traduzioni interconfessionali della Bibbia, che so tuttora in corso in ben 160 lingue, affinché davvero si realizzi l’augurio dell’Apostolo: “Ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre” (Fil 2, 11).

3. L’impresa, alla quale vi siete accinti, è pure un importante momento di collaborazione e quindi di incontro ecumenico. E da parte mia, desidero ardentemente che esso non trascorra invano, ma produca realmente una feconda riscoperta della nostra comune piattaforma di origine, tornando alla quale la Chiesa intera non può che avvantaggiarsene in ringiovanimento, in mutua coesione, e in efficace testimonianza al mondo. Questo infatti è importante: che la Parola, paragonata dal Profeta alla pioggia e alla neve scese dal cielo per irrigare e fecondare la terra e fornire così cibo agli uomini, operi ciò che il Signore desidera e non ritorni a lui senza aver compiuto ciò per cui egli l’ha mandata (cf. Is 55, 10-11). E certamente è volontà del Signore Gesù non la dispersione o magari l’avversione dei suoi fedeli, ma la loro comunione vicendevole, affinché secondo i termini della sua preghiera suprema, “il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17, 21).

4. Oggi la Chiesa celebra la memoria liturgica di San Girolamo, che nella tradizione cristiana resta maestro e modello di incondizionata dedizione alle Sacre Scritture. Anche il vostro lavoro è da lui lodato e anzi richiesto, come quando scrive con la sua solita arguzia che la “ecclesiastica interpretatio” della Parola di Dio dev’essere comprensibile a tutti, perché parli non solo alle scuole dei filosofi e a pochi discepoli, ma a tutto il genere umano; “ut non otiosis philosophorum scholis paucisque discipulis, sed universo loquatur hominum generi” (S. Girolamo, Epist. XLVIII, “Ad Pamm.”, in fine). Chiediamo dunque anche la sua speciale protezione, perché sempre “la parola del Signore si diffonda e sia glorificata” (2 Ts 3, 1).

Con questo augurio, invoco su tutti voi e sul vostro lavoro la benedizione del Signore; estendo il mio pensiero a quanti in vario modo collaborano alle vostre preziose iniziative.



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