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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI RAPPRESENTANTI DEL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE

Venerdì, 11 aprile 1986

 

Cari amici in nostro Signore Gesù Cristo!

Estendo un caldo benvenuto alla Sezione Dialogo del Consiglio Ecumenico delle Chiese in occasione del vostro incontro qui a Roma con il Segretariato per i Non-Cristiani. Sono grato di questa opportunità di incontrarmi con tutti voi durante la vostra sessione associata sul dialogo interreligioso. So che da qualche tempo vi riunite ogni anno, alternandovi tra Ginevra e Roma, per studiare e discutere i problemi del dialogo con la gente di altre fedi, per condividere le esperienze e coordinare le attività future. Certamente il vostro compito non si limita a ciò che potete realizzare tra voi. Siete interessati anche a ciò che tutti i gruppi cristiani compiono in questo campo.

1. Sono stato felice di apprendere che il tema di studio per quest’anno è “Il dialogo di vita”: dialogo tra credenti ordinari, un’armonica e costruttiva condivisione in situazioni di contatti quotidiani. Questa è veramente una forma primaria di dialogo e che pone le fondamenta per altri incontri più specializzati. Lo sforzo per creare rispetto, comprensione e fiducia a livello popolare è una condizione per le relazioni amichevoli tra seguaci delle grandi religioni. La vista e la buona volontà degli individui soli non sono sufficienti a toccare profondamente le relazioni tra comunità di credenti. Un ampio numero di credenti deve comprendere e accettare gente di altre fedi come fratelli e sorelle con i quali possono pacificamente dividere le loro vite.

Per questa ragione nel rivolgermi ad assemblee di cristiani, così come di gente di altre religioni, parlo spesso del bisogno di promuovere il mutuo rispetto, stima, cooperazione all’interno della società stessa. Questo fu un tema importante durante la mia recente visita in India. Per questa stessa ragione fui felice di accettare l’invito a visitare il Marocco e a parlare ai giovani musulmani di quel Paese. Poiché siete interessati a dedicarvi allo stesso bisogno, vi incoraggio nel vostro compito di animazione.

2. Mi piacerebbe cogliere l’opportunità offerta da questi incontri per richiamare un altro aspetto della vostra collaborazione. Non dobbiamo dimenticare che lavorare insieme per promuovere il dialogo interreligioso è veramente uno dei sentieri che possono aiutare i cristiani ad andare verso l’unità desiderata da Cristo. Attraverso il loro dialogo con i credenti di altre fedi, i cristiani delle varie Chiese e Comunioni riconoscono quanto essi hanno in comune proprio perché credenti in Cristo. Prendono inoltre dolorosamente coscienza del gravoso scandalo della divisione tra cristiani e quanto ciò riduca la nostra testimonianza a “un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo, un solo Dio Padre di tutti” (Ef 4, 5-6).

C’è anche un più ampio senso nel quale un comune approccio al dialogo interreligioso possa favorire l’unità dei cristiani. Se i credenti in Cristo potessero rispondere insieme al livello di fede alle sfide dell’umanità, se potessero creare rispetto per i molti e diversi doni che Dio ha mandato su tutti i popoli, se esprimessero amore e interesse per tutte le persone proprio come il Signore li ama, allora la comune testimonianza a Cristo diventerebbe più evidente come una realtà vissuta.

3. In ultima analisi, la preghiera è il miglior mezzo attraverso il quale tutta l’umanità può essere riunita. Essa dispone la gente ad accettare la volontà di Dio per loro. Favorisce le relazioni tra coloro che pregano insieme, venendo insieme davanti a Dio nella preghiera la gente non può continuare ad ignorare o a odiare gli altri. Coloro che pregano insieme scoprono di essere pellegrini e cercatori della stessa meta, fratelli e sorelle che dividono la responsabilità per la stessa famiglia umana, figli dello stesso Dio e Padre.

È mia ardente speranza che la Giornata di preghiera per la pace che si terrà ad Assisi, alla quale sono stati invitati a partecipare cristiani di tutte le comunioni e credenti di tutte le grandi religioni, sia l’inizio e un incentivo per tutti i credenti in Dio a venire più spesso davanti a lui uniti in preghiera. Con questo stesso spirito vorrei invitarvi ora a unirvi con me nella preghiera al Padre celeste così come il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo ci ha insegnato: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga in tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen

 

© Copyright 1986 - Libreria Editrice Vaticana

 


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