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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN INDIA

INCONTRO

DI GIOVANNI PAOLO II
CON IL CATHOLICOS DELLA CHIESA
MALANKARESE GIACOBITA SIRO-ORTODOSSA

Cochin (India) - Venerdì, 7 febbraio 1986

Vostra beatitudine,
cari fratelli in Cristo.

“Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo” (Ef 1, 3).

1. Oggi faccio mie queste parole che san Paolo indirizzava ai cristiani di Efeso. Lo faccio perché considero il nostro incontro di oggi una benedizione fatta discendere da Dio sulle nostre Chiese e in particolare sui cattolici e i siro-ortodossi dell’India. La gioia e la speranza che provo in questo momento non sono commisurati all’inevitabile brevità del nostro incontro, brevità dovuta unicamente al programma molto intenso della mia visita pastorale al vostro grande Paese.

È una gioia per me rivedere vostra beatitudine e salutare lei, i suoi vescovi e tutti coloro che la accompagnano. Né ho dimenticato la sua presenza accanto a sua santità Ignatius Zakka Iwas I, patriarca della Chiesa siro-ortodossa di Antiochia, nel corso della visita che egli mi fece a Roma due anni or sono. La dichiarazione comune che ho firmato con lui in quell’occasione nelle sue implicazioni dottrinali e pastorali ha segnato un passo decisivo nei rapporti tra le nostre due Chiese sul nostro cammino verso l’unità. So che questa dichiarazione ha avuto molta risonanza qui, sia nella vostra Chiesa che tra i fedeli cattolici. So anche che vostra beatitudine desidera sottolinearne l’importanza e che ha avanzato proposte per metterla in pratica. Queste proposte hanno trovato favorevole accoglienza presso molti cattolici. È mia speranza che ben presto le nostre Chiese trovino nuovi ed efficaci modi di procedere insieme nel dialogo teologico e nella collaborazione pastorale.

2. Sua santità Zakka Iwas e io abbiamo affermato nella nostra dichiarazione comune: “Non dimentichiamo certo che è nostro dovere fare ancora tutto ciò che è nelle nostre capacità per realizzare la piena comunione visibile tra la Chiesa cattolica e la Chiesa siro-ortodossa di Antiochia, e imploriamo incessantemente il nostro Signore di accordarci quell’unità che è la sola a permetterci di dare al mondo una testimonianza del Vangelo concorde e unanime”. E abbiamo proseguito col dire: “Ci impegniamo solennemente a fare tutto ciò che ci sarà possibile per rimuovere gli ultimi ostacoli che si frappongono ancora alla piena comunione tra la Chiesa cattolica e la Chiesa siro-ortodossa di Antiochia” (Declaratio Communis, 9. 10, die 23 iun. 1984: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VII, 1 [1984] 1905 s.).

3. Vostra beatitudine: è una benedizione di Dio il fatto che abbiamo qui la possibilità di confermare il nostro impegno e di invitare tutti i nostri fratelli nell’Episcopato e tutti i fedeli a farlo proprio. Poiché siamo chiamati ad essere una fonte di unità e di riconciliazione in seno alle nostre Chiese, tra le nostre Chiese e nel mondo, dobbiamo dare la debita importanza alla ricerca dell’unità a livello locale, dato che ogni divisione è un ostacolo alla diffusione del Vangelo e dunque all’adempimento della sua chiamata da parte della Chiesa. Insieme in questa Chiesa, dinanzi all’altare di Dio, possiamo noi udire di nuovo la sua chiamata a fare tutto quanto sta in noi per affrettare quel giorno benedetto in cui potremo celebrare insieme l’Eucaristia.

Questo incontro, per mezzo suo e dei vescovi e degli altri che la accompagnano, è per me un incontro con tutta la vostra Chiesa. Con fraterno amore per il mio fratello sua santità patriarca Zakka Iwas I, imploro l’abbondante benedizione di Dio su di lui, su vostra beatitudine, sul vostro clero e sul vostro popolo.

 

© Copyright 1986 - Libreria Editrice Vaticana

 


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