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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI PARTECIPANTI
ALL’ASSEMBLEA GENERALE DEI PADRI LAZZARISTI

Lunedì, 30 giugno 1986

 

Caro padre responsabile generale della Congregazione della Missione,
cari padri Lazzaristi.

1. Che il Signore sia benedetto! È lui che ci ha fatto la grazia di questo incontro, per un miglior servizio della Chiesa. Rivolgiamo anche i nostri spiriti e i nostri cuori verso san Vincenzo de Paoli, uomo di azione e di preghiera, di organizzazione e di immaginazione, di comando e di umiltà, uomo di altri tempi e di oggi. Questo contadino delle Lande, diventò per grazia di Dio un genio della carità, ci aiuti tutti a rimettere le mani all’aratro senza più guardare indietro, per la sola aratura che ci compete: l’annuncio della buona novella ai poveri!

Questa preghiera non mi fa dimenticare di ringraziare il Padre Richard McCullen per il buon lavoro del suo generalato e di offrire i miei auguri oranti al Padre che è appena stato eletto responsabile generale, perché compia al meglio la missione che la divina Provvidenza gli riserva in questo periodo esigente per le società di vita apostolica. E a tutti voi che siete stati delegati dalle vostre quarantotto province, esprimo un voto ardente: fate l’impossibile per comunicare ai quattromila membri della Congregazione il soffio rinnovatore di questa XXXVII assemblea capitolare!

2. Prendendo conoscenza della sintesi delle risposte al questionario destinato a preparare questo incontro romano, ho notato la fortissima percentuale di partecipazione delle province. Ciò che mi ha ugualmente colpito è la volontà unanime di avanzare insieme in tre direzioni principali l’impegno più deciso al servizio degli ultimi, il rilancio della vita comunitaria e la necessità di rivedere la formazione per la missione. Senza interferire nello svolgimento dei vostri lavori, mi spetta incoraggiarvi nel nome di Cristo e della Chiesa. A proposito del primo obiettivo, siete completamente nello spirito del vostro fondatore che scriveva: “Siamo i preti dei poveri. Dio ci ha scelti per loro. È lì il nostro capitale, tutto il resto è accessorio”. Cito ancora questa frase di effetto, proprio nel suo stile: “Bisogna andare al povero, come si va al fuoco”.

La vostra volontà di ricentrare sul servizio prioritario dei poveri è anche in consonanza con la costituzione Gaudium et Spes. Dalle prime righe leggiamo che la Chiesa vuole essere presente al centro degli uomini che penano e che soffrono. È insomma la spiritualità che Vincenzo non ha cessato di approfondire e di comunicare ai suoi discepoli: l’adorazione e l’imitazione del Verbo Incarnato, “il missionario del Padre, mandato ai poveri”. Dal XVII secolo le forme di povertà sono cambiate. Ma potremmo dire che non sono regredite. L’avvento della scienza, delle sue applicazioni, lo sviluppo industriale, la crescita spesso incoerente del mondo urbano hanno generato nuovi poveri, che soffrono come e senza dubbio più delle popolazioni rurali e cittadine dei secoli passati. Senza monopolizzare la carità e l’azione sociale, Vincenzo smoveva cielo e terra per andare in soccorso dei poveri d’oggi e per evangelizzarli. Cari padri e fratelli della Missione cercate più che mai, con audacia e competenza, le cause della povertà e incoraggiate soluzioni a breve e a lungo termine, soluzioni concrete, mobili, facili. Così facendo coopererete alla credibilità del Vangelo e della Chiesa. Ma senza più aspettare vivete vicino i poveri e fate in modo che non siamo mai privati della buona novella di Gesù Cristo.

3. La volontà, di rilanciare la vita comunitaria sorta da tutti gli orizzonti della Congregazione ha fermato la mia attenzione. Voi sapete come san Vincenzo scriveva e parlava con veemenza evangelica a proposito dello sgretolamento e dell’egoismo di alcune comunità. Soprattutto cercava di ardere il cuore dei suoi confratelli della Missione supplicandoli di andare alla fonte stessa della vita comunitaria, per sapere le profondità del mistero della Trinità. Che direbbe oggi che le nuove comunità che sorgono ovunque sono il segno di bisogno comunitario caloroso in una società spesso anonima e fredda? Le vostre Costituzioni (capitolo II) spiegano perfettamente lo spirito e le vie della vita comune tanto insegnata dal vostro Padre.

Spetta ad ogni comunità stabilire bene il suo progetto. Ed è compito di ogni membro farlo riuscire. Vi incoraggio vivamente a riservare un tempo forte ogni settimana o ogni quindici giorni per approfondire il mistero della preghiera, per assimilare gli scritti così vivi del vostro fondatore, per giudicare serenamente le vostre attività apostoliche, per revisionare precisamente il cammino della vostra vita fraterna. E se parlate di corresponsabilità comunitaria, che sia bene intesa! I membri di una comunità non possono ridurre il responsabile a sottoscrivere tutte le loro proposte. Devono aiutarlo a mantenere la rotta sulle esigenze vincenziane, con pazienza. Che i vostri ospiti, che gli abitanti vicini alle vostre residenze, siano testimoni, oso aggiungere sconvolti, della vostra povertà e della vostra gioia, della vostra comprensione dei problemi di questo tempo e del vostro ardore apostolico! Gli scambi tra comunità e tra province, forse meglio organizzati, vivifichino tutta la Congregazione della Missione!

4. Infine vi porto i miei migliori incoraggiamenti per un’accentuazione e un rinnovamento della formazione per la Missione. Senza alcun dubbio se san Vincenzo vivesse oggi, manterrebbe contro venti e maree l’intimità con Dio, il senso di Dio. Darebbe una grande eco ai testi conciliari invitando i preti a radicare l’unità della loro vita e della loro azione nella carità pastorale di Cristo, l’unico pastore. E sul piano preciso della formazione avrebbe saputo emanare il Decreto sulla formazione dei preti.

Non insisterei su un’evidenza a saper le mutazioni attuali e future della società. Pensiamo solamente alle Missioni popolari di cui san Vincenzo, come san Giovanni Eudes, furono dei promotori notevoli. Che linguaggio e che metodi impiegherebbero oggi? I tentativi intrapresi nel corso degli ultimi vent’anni, in Occidente, si sono urtati spesso con dei cambiamenti socio-culturali considerevoli. Ecco perché sostengo senza riserva i progetti che studiate per dare ai futuri sacerdoti e ai futuri fratelli della Congregazione della Missione una formazione spirituale, dottrinale e pastorale profonda, solida e adeguata ai bisogni del nostro tempo. La vostra preoccupazione di formare coloro che formeranno è anch’essa fondamentale. Spetta a voi vedere se l’inserimento episodico dei vostri giovani candidati al sacerdozio in una buona équipe sacerdotale e pastorale non contribuirebbe a maturarli e a fortificarli. Infine tocca a voi decidere la messa in opera di centri regionali o di un centro internazionale di studi vincenziani, questo progetto può evidentemente contribuire al rinnovo nell’unità. D’altronde il motto dato a questa XXXVII assemblea non riveste tutta la vostra fatica presente e i vostri sforzi a venire: “Unum corpus et unus spiritus in Christo”?

Cari figli di san Vincenzo, la Chiesa di questo tempo conta molto su di voi! Non sarà delusa! È con questa speranza che invoco sulla Congregazione della Missione, sui responsabili e su tutti i suoi membri le più abbondanti benedizioni divine e la protezione materna di Maria Immacolata, Nostra Signora della Medaglia miracolosa.

 

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