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VISITA PASTORALE IN ROMAGNA

INCONTRO

DI GIOVANNI PAOLO II
CON LA POPOLAZIONE NEL PRATO DELLA ROCCA

Imola (Bologna) - Venerdì, 9 maggio 1986

 

Cari Imolesi.

1. Ringrazio anzitutto per le cortesi parole di benvenuto, che mi sono state rivolte in questo mio primo incontro con la cittadinanza di Imola.

Saluto tutte le autorità civili, militari e religiose, nonché i qualificati rappresentanti del mondo dell’industria e del lavoro. Saluto voi, cari cittadini di Imola, che vi siete preparati a questo incontro con grande partecipazione spirituale, ben degna delle tradizioni religiose della vostra terra, che accolse la fede fin dai primi secoli del cristianesimo. Si ha memoria infatti di un vescovo “ad Forum Cornelii” (tale era il nome romano della vostra illustre città) in una lettera di sant’Ambrogio, risalente al marzo del 379, in cui il vescovo di Milano esortava il vescovo viciniore Costanzo a prendersi cura “della Chiesa che è in forum Cornelii”, in quel momento priva di un proprio pastore. Egli si preoccupa infatti che i fedeli non vengano avvicinati e insidiati da coloro che diffondevano nella regione l’eresia ariana, vuole invece che siano in pace e seguano la vera fede” (Ep II, 27-28: PL 16, 924-925). È un monito pastorale, che viene da quel grande vescovo e maestro della Chiesa, che desidero ripetere oggi a voi, fedeli di Imola, perché è sempre attuale e necessario.

Da allora una fulgida schiera di santi è fiorita in questa porzione della Chiesa di Dio; tra questi risplendono particolarmente san Cassiano, che subì il martirio durante la persecuzione di Diocleziano, e san Pier Crisologo, definito l’“uomo dalla parola d’oro” per essere autore di stupendi sermoni, ricchi di dottrina, che gli valsero anche il titolo di Dottore della Chiesa. Ma la vostra comunità diocesana va anche giustamente orgogliosa per aver avuto l’onore di vedere due dei suoi figli e tre suoi vescovi elevati al soglio di Pietro e che hanno così egregiamente illustrato la Chiesa. I loro nomi sono stati ricordati poc’anzi nelle parole del vostro primo cittadino.

2. La mia visita oggi a Imola si colloca nel solco di questa tradizione religiosa che non si è mai interrotta, nonostante l’insorgere di difficili vicende storiche che hanno inciso sullo sviluppo sociale e culturale di questo territorio. Essa vuol essere un riconoscimento di questo patrimonio spirituale, che Imola ha saputo sempre difendere attraverso i secoli, non temendo di affrontare lotte e sacrifici per salvaguardare la propria identità; vuol essere un atto di omaggio a ogni uomo e a ogni donna che si trovano inseriti in queste concrete condizioni sociali e che vivono oggi e qui i loro problemi esistenziali. In questo contesto desidero annunziare il messaggio evangelico della fiducia e della speranza, della solidarietà e dell’amicizia umana. In pari tempo desidero esprimervi il mio incoraggiamento di fronte alle difficoltà che non mancano anche qui da voi. È vero che l’intraprendenza dei lavoratori e operatori economici ha fatto superare spesso motivi di crisi per lo sviluppo sociale, ma rimane il rischio sempre latente di fenomeni di emarginazione della persona umana, il quale tende le sue insidie ogniqualvolta lo sviluppo tecnologico ed economico non tiene nel debito conto le esigenze inalienabili dello spirito e dei valori umani. Sono pericoli, questi, che, come tanti altri, preoccupano quanti sono pensosi del vero bene della società e della vera promozione della dignità umana.

3. Così questo mio itinerario di fede, si fa anche pellegrinaggio verso l’uomo e la donna che vivono a Imola nell’impegno sociale e culturale, ma pure nella testimonianza dei valori spiccatamente evangelici i quali hanno segnato il volto di questa città, ricca di numerosi e stupendi monumenti sacri, e quanto mai sensibile alle necessità dei poveri, dei sofferenti e dei meno favoriti; ma accanto a questa consolante constatazione non vanno taciuti, purtroppo, fenomeni preoccupanti che hanno la loro matrice in un umanesimo cosiddetto orizzontale, privo di un più alto confronto con i valori trascendenti.

A voi, Imolesi, che siete in grado di svolgere un ruolo significativo nell’ambito regionale, io dico di non venir meno nello sforzo - che pure si riscontra in gran parte di voi - di sviluppare una coscienza sempre più matura del fatto che l’uomo e la donna sono stati posti da Dio al vertice della creazione e della conseguente necessità di scoprire quelle risposte ai problemi cruciali dell’esistenza che vengono a noi in pienezza dalla rivelazione, perché la scienza e la tecnica da sole non bastano a darcene le ragioni ultime. Solo in questo modo resterete fedeli alla vostra tradizione cristiana e alla realtà dell’uomo, aperta alla trascendenza. Nella realizzazione di questo progetto umano e sociale, oltre che spirituale, spetta un ruolo importante anche ai responsabili della cosa pubblica, i quali non possono mancare di quella sensibilità per le esigenze più profonde della persona umana.

Con questi pensieri, elevo la mia preghiera e invoco dal Signore, per intercessione della Vergine santissima, invocata sotto il titolo di “Madonna del Piratello”, abbondanti grazie celesti, che sostengano ogni sforzo compiuto per il bene di questa cara Città.

 

© Copyright 1986 - Libreria Editrice Vaticana

 


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