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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN AUSTRALIA

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I VESCOVI NELLA CATTEDRALE DI SANTA MARIA

Sidney (Australia), 26 novembre 1986

 

Carissimi confratelli nell’Episcopato,

1. È arrivato finalmente il momento di questo incontro, al quale guardavo con un senso di gioia e d’impazienza. “Infatti - per usare un’espressione di San Paolo - Dio mi è testimonio del profondo affetto che ho per tutti voi nell’amore di Cristo Gesù” (Fil 1, 8).

Esiste tra di noi un legame che esprime in modo personale e collegiale la comunione - la koinonia - che caratterizza l’intera vita della Chiesa. In questo legame di grazia e d’amore saluto ognuno di voi, e in voi saluto ciascuna Chiesa particolare di questo paese. Giunto a questo punto del mio pellegrinaggio voglio ringraziarvi sinceramente per il vostro invito e per tutto il lavoro che avete fatto per la preparazione di questa visita, specialmente per la preparazione spirituale che è stata fatta in ciascuna diocesi. Prego affinché, per mezzo della grazia di Dio, maturino frutti abbondanti nella vita cristiana.

Grato del servizio che rendete con generosità e dedizione al popolo di Dio in Australia, e per la vostra sollecitudine per l’intero Corpo della Chiesa in tutto il mondo, condivido le vostre gioie e le vostre preoccupazioni del compito affidato dal Signore a ciascuno di voi. In voi abbraccio i sacerdoti, i religiosi e le religiose, i laici cattolici, i giovani, gli anziani, i malati, i poveri e tutti quelli che si rivolgono alla Chiesa per quella parola di vita e quella legge d’amore che conducono alla salvezza in Gesù Cristo.

2. È infatti alla Chiesa che anche noi, successori degli Apostoli - con la missione di perpetuare l’opera di Cristo (cf. Christus Dominus, 2), dobbiamo rivolgerci se vogliamo comprendere il reale significato del nostro ministero episcopale. La nostra è una missione di servizio alla comunità ecclesiale e al mondo, in cui la Chiesa come un pellegrino in terra straniera proclama la Morte e Risurrezione del Signore finché non verrà.

La forma e il contenuto del servizio sono determinati dalla natura immutabile e dalla missione affidata alla Chiesa dal suo divino fondatore, il Figlio benedetto di Dio che nel momento dell’Ascensione, rivolse agli Apostoli e di conseguenza a tutti noi queste parole: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole . . . e insegnando loro . . . ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 19-20).

La Nuova Alleanza tra Dio e l’uomo, suggellata nel sangue di Cristo (cf. Mt 26, 28 e Lc 22, 30) viene proclamata e resa presente nella comunità costruita sulla roccia che è Pietro (cf. Mt 16, 18) e sulla fondazione degli Apostoli (cf. Ef 2, 20). Insieme, nel Collegio Episcopale, condividiamo il ministero di promuovere l’unità del popolo di Dio nella fede e nella carità. Insieme dobbiamo rendere conto a Cristo di questa nostra responsabilità. Nella comunione della Chiesa il ruolo dei Vescovi, come quello specifico del Successore di Pietro, è definito dal comando e dal potere conferiti da Cristo agli Apostoli e ai loro successori per ammaestrare tutte le nazioni, santificarle nella verità e offrire loro la cura di un pastore (cf. Christus Dominus, 2; Lumen Gentium, 17,7).

3. Oggi ho l’opportunità di parlare a voi tutti delle nostre comuni speranze e preoccupazioni. Voglio prima di tutto unirmi a voi nel ringraziare il nostro Padre celeste per la Chiesa dell’Australia. A Dio prima di ogni altro è dovuta la vitalità delle vostre Chiese locali e la fedeltà del vostro popolo. “Noi ti rendiamo grazie, o Dio, ti rendiamo grazie: invocando il tuo nome, raccontiamo le tue meraviglie” (Sal 75, 1).

Siete stati chiamati ad essere Vescovi della Chiesa d’Australia in un momento molto particolare per la comunità ecclesiale. Il Concilio Vaticano II è stato una grazia straordinaria per la Chiesa in Australia e in tutto il mondo: Voi siete testimoni delle forze di rinnovamento che lo Spirito Santo ha suscitato nel vostro popolo attraverso il magistero e attraverso l’esperienza stessa del Concilio. Siete testimoni della più approfondita consapevolezza dei fedeli di appartenere ad una comunità viva di fede e di carità che esige una partecipazione attiva e responsabile di tutti i battezzati alla sua vita e alla sua missione. Ad un rinnovamento delle strutture ecclesiali si accompagna una più profonda comprensione spirituale e teologica del mistero della Chiesa, che è un mistero di grazie e di redenzione per l’umanità.

Gli errori che hanno sempre accompagnato il periodo di sviluppo post-conciliare nella Chiesa universale sono del resto noti a tutti noi. Nella misura in cui esiste una qualche colpevolezza in questi errori, questa deve essere riconosciuta ed essere motivo di pentimento. Questi errori devono comunque chiamarci all’umiltà e ad una vigilanza ancora maggiore; possono servire a proteggerci dal compiacimento e da ogni tentazione di neo-trionfalismo. Eppure niente può annullare la grazia del nostro Signore Gesù Cristo che è stata profusa sulla sua Chiesa diletta attraverso il Concilio Vaticano II. Il recente Sinodo straordinario dei Vescovi ha giustamente sottolineato la necessità di una nuova applicazione del Concilio alle urgenti necessità spirituali dei nostri tempi.

4. La vostra esperienza pastorale mostra con quanta facilità l’incredulità e l’indifferenza morale possono intaccare una società costruita su tradizioni cristiane. Mentre si rileva da un lato un fermento nuovo di energie e d’impegno da parte di molti gruppi e persone nelle vostre Chiese locali, siete anche riusciti a individuare i segni di un appiattimento della vita cattolica da parte di alcuni, a tal punto che accettano una mentalità completamente secolare come norma di giudizio e di comportamento. Mi riferisco tra l’altro all’incidenza del divorzio e dell’aborto nonché alla flessione documentata della pratica religiosa. Voi stessi mi avete riferito queste cose.

Tra le priorità di un rinnovato impegno di evangelizzazione si è potuto notare un ritorno al senso del sacro, ad una consapevolezza della centralità di Dio nella globalità dell’esperienza umana. L’avvicinarsi del secondo centenario della presenza della Chiesa in questo continente rappresenta una sfida e un’occasione che ci offre la grazia per un autentico rinnovamento all’interno della Chiesa e per un nuovo approccio al numero crescente di persone che non appartengono ad alcuna confessione religiosa. In quest’ultimo contesto, iniziative come l’Ufficio Cattolico di Informazioni meritano caldo appoggio e incoraggiamento. Quali Vescovi vi rendete conto che “se il Signore non costruisce la sua casa, invano vi faticano i costruttori; se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode” (Sal 127, 1).

5. Ciò significa che nel suo servizio alla società la Chiesa d’Australia non deve trascurare l’importanza fondamentale della chiamata universale alla santità che, come ci rammenta il Concilio, “il Signore Gesù, Maestro e Modello divino di ogni perfezione, . . . a tutti e ai singoli suoi discepoli di qualsiasi condizione ha predicato” (Lumen Gentium, 40). Questa santità di vita esige l’ascolto della parola di Dio, una risposta nella preghiera da un cuore convertito, una partecipazione gioiosa alla vita della comunità ecclesiale, ubbidienza ai comandamenti di Cristo e un servizio volenteroso a coloro che sono nell’indigenza spirituale e materiale. Gli elementi di una spiritualità cattolica che meritano riconoscimento sono l’apprezzamento della vita di grazia, la meditazione delle Scritture nella preghiera, una devozione di fede centrata sull’Eucaristia, e la giusta pratica della Penitenza. Vi invito a fare tutto il possibile per mettere in pratica nelle vostre Chiese locali l’Esortazione Apostolica Post-Sinodale Reconciliatio et Paenitentia. Sappiamo quanto il sacramento della Penitenza è indispensabile nella Chiesa oggi, e come la sua pratica deve essere ripristinata.

Sappiamo anche che questa ripresa è legata soprattutto, oltre alla grazia di Dio, allo zelo e alla fedeltà dei Vescovi della Chiesa.

6. In modo speciale i Vescovi sono servitori della fede attraverso il loro magistero. In comunione con il Successore di Pietro, il loro compito è di rendere chiaro il contenuto della fede quali “dottori autentici, cioè rivestiti della autorità di Cristo, che predicano al popolo loro affidato la fede da credere e da applicare” (Lumen Gentium, 25). È un sacro dovere che esige vigilanza e coraggio evangelici. È estremamente importante che il Deposito della Fede venga trasmesso nella sua purezza e interezza alle future generazioni. Non ci si può aspettare che i giovani, in particolare, diano una adesione incondizionata al messaggio del Vangelo a meno che questo venga presentato in maniera chiara e sicura. Riconoscono che la fede della Chiesa non è una questione pura e semplice di atteggiamenti generali nei confronti della vita. È questione della parola divina di Dio rivelata.

Il sistema della scuola cattolica, del quale la Chiesa in Australia è a buon diritto fiera, è stato ed è una risposta al diritto e al dovere della Chiesa di dare un insegnamento umano, religioso e morale totale. I sacrifici che la gerarchia, i membri delle congregazioni religiose ed i genitori cattolici australiani sono stati pronti a sostenere per questa causa stanno chiaramente ad indicare la convinzione del valore di una simile istruzione per la trasmissione della fede, e per l’applicazione del messaggio cristiano alla realtà della vita nella società.

Il mio encomio va a tutti quelli di voi in Australia che si impegnano a continuare questa tradizione di fronte a crescenti difficoltà. Prendo atto con piacere dell’eccellente opera svolta dai College d’Insegnanti cattolici e del profondo impegno di religiosi e religiose e di laici australiani per l’istruzione cattolica e per i vasti programmi della Confraternita della Dottrina Cristiana. Il primo posto che occupate in questo campo sia a livello individuale sia tramite gli organi della Conferenza Episcopale è un prezioso servizio alla vitalità della Chiesa.

7. La complessa questione della catechesi ha fatto sorgere gravi preoccupazioni in questi ultimi decenni, ed è motivo di preoccupazione anche per molti genitori cattolici in Australia. È un problema che coinvolge vasti settori della Chiesa, come ne è prova l’attenzione rivolta ad esso nel recente Sinodo straordinario dei Vescovi. Come educatori della fede in questo periodo postconciliare dobbiamo fare tutto il possibile per garantire che la nostra catechesi presenti efficacemente, sia nel contenuto che nel metodo, la parola di Dio che dà la vita. Questo punto fu chiaramente espresso da Papa Giovanni XXIII nel giorno di inaugurazione del Concilio Vaticano II quando disse: “Questo massimamente riguarda il Concilio Ecumenico: che il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace” (IOANNIS XXIII Allocutio in solemni SS. Concilii inauguratione, die 11 oct. 1962).

Molte cose positive sono state acquisite in questi anni nel campo dei metodi catechetici. Il recente Sinodo ha sentito tuttavia la necessità di invocare direttive certe, specialmente riguardo ai contenuti. Sono stati fatti i primi passi per preparare un “catechismo o compendio di tutta la dottrina cattolica per quanto nguarda sia la fede che la morale”, che serva da “punto di riferimento per i catechismi o compendi che vengono preparati nelle diverse regioni” (SYNODI EXTRAORDINARIAE EPISCOPORUM Relatio Finalis, II B, a, 4). Vi ringrazio fin d’ora per l’interesse e per la collaborazione che darete a questo importante impegno ecclesiale, ed esprimo la speranza che, insieme a tutta la Chiesa, riconoscerete il suo valore nel preservare l’autenticità del messaggio cristiano in tutti i tempi fino alla venuta del Signore.

8. Nel vostro servizio alla fede e santità di quella parte del popolo di Dio che vi è stata affidata, voi riconoscete pienamente l’importanza di dedicare una speciale attenzione ai bisogni spirituali ed umani dei vostri sacerdoti e dei religiosi che collaborano con voi così strettamente e così generosamente nell’apostolato. Come veri padri spirituali - e nello stesso tempo con fraterna preoccupazione per tutti - siete sempre pronti ad ascoltare, a capire, ad incoraggiare, a perdonare, a correggere, ad ispirare. Conoscete le gioie e le difficoltà di un compito come questo, e sapete quanto è importante per il bene della Chiesa nel vostro paese! Programmi adeguati per la formazione permanente di sacerdoti e religiosi soddisferanno autentiche necessità della Chiesa.

Un altro aspetto che desidero affidare alla vostra particolare sollecitudine è quello di promuovere le condizioni adeguate nelle quali possono svilupparsi vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa.

Molto dipende dalla formazione cristiana ricevuta in casa e in parrocchia. Molto dipende anche dalla testimonianza di sacerdoti e di religiosi i quali manifestano dalla gioia che hanno nel cuore che la chiamata a seguire Cristo in una speciale vocazione è un ideale che consente una piena realizzazione. Ma soprattutto, molto dipende dalla preghiera dell’intera comunità cristiana, perché abbiamo il comando esplicito di Cristo: “Pregate dunque il padrone della messe che mandi operai nella sua messe” (Mt 9, 38).

Quanto detto, insieme ad una adeguata formazione dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa secondo le direttive del Concilio e gli orientamenti dati dalla Santa Sede durante gli anni successivi, garantirà quelle condizioni necessarie per cooperare con i doni che lo Spirito Santo effonde abbondantemente sulle vostre Chiese locali.

9. Ho incontrato poco fa rappresentanti dei religiosi e delle religiose di questo paese. Sono stato lieto di poter dare pubblico riconoscimento allo straordinario contributo dei religiosi alla vita della Chiesa in Australia in passato e anche oggi. Sono stati collaboratori attivi e stretti della gerarchia, particolarmente nei settori dell’istruzione e della salute, come anche nei servizi pastorali e sociali e nell’impegno per la costruzione di un ordine sociale fondato su giustizia, amore e pace. A nome loro parlo a voi, vescovi, dell’incoraggiamento e dello speciale servizio pastorale che siete in grado di dare loro, con il principale obiettivo di rinforzare in loro il particolare carisma della loro consacrazione religiosa. I vostri rapporti con loro esigono apprezzamento e rispetto per la vita e per lo spirito di ciascun istituto, e una disponibilità da parte vostra ad essere personalmente vicini a ciascuna comunità. Mi rendo conto che in Australia i rapporti tra vescovi e religiosi sono particolarmente cordiali e produttivi. Desidero incoraggiarvi a perseguire questa politica. Tutti sono chiamati a lavorare insieme per costruire la Chiesa locale nell’unione e nell’armonia, ciascuno secondo il dono che ha ricevuto.

10. Un punto che è oggetto della nostra sollecitudine per il popolo di Dio e che ci preoccupa profondamente come pastori è quello che riguarda la vita di famiglia, e i problemi della vita umana. Non occorre ripetere in questa sede ciò che sapete bene come esperti pastori del vostro popolo: che la famiglia come istituzione ha bisogno della cura pastorale, amorevole e concertata della Chiesa. Mi sono sentito incoraggiato nell’apprendere quanto grande è il vostro interesse in questo settore e nel venire a conoscenza dei numerosi programmi pastorali pratici ed efficaci che vengono applicati in Australia. La concezione cristiana del matrimonio e della famiglia viene contestata da una nuova visione secolare, pragmatica e individualistica che ha conquistato terreno nel campo legislativo ed ha ottenuto una certa “approvazione” nell’opinione pubblica. Il punto di vista della Chiesa sul matrimonio, sulla vita di famiglia e sulle questioni della vita in genere, lungi dall’essere una dottrina creata dall’uomo o un atteggiamento di parte, è latore di una verità salvifica per la società e per gli individui. È necessario far conoscere la posizione della Chiesa in tutta la sua verità e con tutto il suo valore, in un dialogo onesto con le forze presenti nel vostro mondo culturale. Nel dialogo tra fede e cultura il giusto ruolo di membri competenti del laicato deve essere incoraggiato e rispettato, e questi stessi membri devono sentirsi guidati e appoggiati dai loro pastori.

Nella difesa della vita e nella promozione della pianificazione naturale della famiglia saprete suscitare la collaborazione cordiale e reciproca dei vari gruppi e delle varie organizzazioni coinvolte in questi settori. Nel pieno rispetto della legittima pluralità degli approcci e metodi naturali, è vostro compito promuovere una collaborazione che contribuisca ad eliminare ogni confusione o esitazione riguardo alle sfide da raccogliere.

Nel particolare settore dei progressi della biogenetica, sapete che la Santa Sede sta preparando un documento ufficiale dopo ampie consultazioni, innanzi tutto con le Conferenze Episcopali di tutto il mondo. Mi auguro che questo documento sarà disponibile tra breve e che costituirà un sicuro punto di riferimento per l’intera comunità ecclesiale, anzi per tutti coloro che in Australia e altrove si occupano di questo delicato settore della scienza e delle sue implicazioni etiche. Anche questo è un campo nel quale è importante che i vescovi non trascurino l’autorità magisteriale specifica che è loro propria in base alla loro consacrazione e missione, sempre nei vincoli dell’unità, della carità e della pace con il Vescovo di Roma (cf. Lumen Gentium, 22).

11. Vi sono tanti altri temi sui quali potrei parlare per rallegrarmi con voi contemplando la crescita del regno di Dio in mezzo a voi. Ma più di ogni altra cosa il mio scopo qui è stato di incoraggiarvi nella nostra comune fede apostolica e nella comunione che ci unisce, nell’adempimento del ministero affidato da Cristo a Pietro (cf. Lc 22, 32).

Il compito di un vescovo non è certamente leggero. Egli è stato investito di una grave responsabilità: Ma la nostra fiducia è nel “Pastore Supremo” (cf. 1 Pt 5, 4) della Chiesa. In lui abbiamo la forza e il coraggio di restare fedeli fino al giorno del giudizio. Nel vostro ministero episcopale non siete mai soli. Uniti tra di voi e con il Romano Pontefice in un’unione e un amore collegiale, condividete una vocazione comune. Il senso di armonia e di collaborazione che avete conseguito nella vostra Conferenza Episcopale costituisce una “santa unione di energie al servizio del bene comune delle Chiese” (Christus Dominus, 37). So che potrete sempre contare sulle preghiere e sul sostegno fraterno gli uni degli altri, e vi assicuro del mio desiderio di essere sempre al vostro servizio. Conformemente alla volontà di Cristo per il bene della sua Chiesa, chiedo a tutto il vostro popolo di restare unito ai suoi pastori “cercando di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace” (Ef 4, 3). Da parte mia vi sono grato della vostra fedeltà alla Santa Sede e di quella del vostro popolo, e prego affinché anche questa visita possa rafforzare i vincoli tra di noi nella Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.

Nella mia preghiera vi affido alla protezione amorevole di Maria, Madre della Chiesa. Possa essa intercedere per voi e per le necessità delle Chiese che voi guidate e servite. E ci sia concesso, con il suo aiuto, di rimanere saldi nella santità e nella verità del suo Figlio, nostro Signore Gesù Cristo, che è il Pastore e il Vescovo delle nostre anime (cf. 1 Pt 2, 25).

 

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