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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN AUSTRALIA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AGLI INSEGNANTI E AGLI STUDENTI
DELLE SCUOLE CATTOLICHE

Melbourne (Australia), 28 novembre 1986

 

Cari fratelli e sorelle in Cristo.

1. È per me una grande gioia essere oggi con voi, rappresentanti delle istituzioni cattoliche terziarie dell’Australia, e particolarmente il Consiglio, personale e studenti, dell’Institute of Catholic Education. Vi ringrazio della calorosa accoglienza che mi avete riservato. E sono molto lieto di aver l’occasione di render omaggio ai risultati conseguiti in campo educativo dalla Chiesa di questo bel paese, e vi esorto a continuare in questo lavoro di vitale importanza.

La Chiesa di questo paese è giovane. Fin dall’inizio della sua fondazione essa è stata molto attiva nello sviluppare le organizzazioni e le strutture necessarie per fornire alla sua gente una vera educazione cattolica e provvedere nel contempo alle necessità della società nel suo insieme. Ascoltando la storia dell’educazione cattolica in questo paese, ho pensato alle parole di san Giovanni: “Molto infatti mi sono rallegrato quando sono giunti alcuni fratelli e hanno reso testimonianza che tu sei verace in quanto tu cammini nella verità. Non ho gioia più grande di questa, sapere che i miei figli camminano nella verità” (3 Gv 3-4).

Per molti anni i religiosi e le religiose hanno assunto l’importante onere, organizzativo e didattico, dell’educazione cattolica superando splendidamente la prova e tutta la Chiesa e la società australiana gliene saranno debitori per sempre. Anche se il loro numero è ultimamente diminuito, prego di cuore il Signore che chiami ancor oggi molti giovani alla vita religiosa, perché la loro testimonianza pubblica del Vangelo non manchi nelle nostre scuole ma anzi aumenti e fiorisca.

Gli stessi partecipanti a questa riunione sono un chiaro segno che i laici australiani rispondono con generosità alla necessità odierna di insegnanti cattolici. È importante ricordare che tutti i gruppi appartenenti alla Chiesa sono responsabili dell’educazione cattolica. Il clero, i religiosi e i laici, tutti devono dare un contributo vitale nell’unica missione di Cristo e della Chiesa.

Guardo con gratitudine e ammirazione al ruolo sempre più preminente che la Chiesa svolge nell’educazione terziaria in Australia. Ciò si deve sicuramente, in larga parte, all’unità vigorosa e dinamica dei laici cattolici col clero e i religiosi nel perseguire obiettivi di tipo educativo. Conosco gli speciali contributi dati dai vescovi, da certi sacerdoti e religiosi, dal presidente di questo Istituto, sir Bernard Callinan, che è anche presidente della Commissione nazionale di educazione cattolica. So anche, tuttavia, che nessuna persona, né gruppo di sacerdoti, di vescovi, di religiosi o di genitori, comunque impegnati in questo servizio, avrebbero potuto raggiungere tutto questo senza le capacità collettive, la generosità e l’energia di tutti i cattolici. Desidero rendere omaggio a questa lunga tradizione di unità e di servizio. Prego perché facciate tutto il possibile, sia ora che in futuro, per preservare e rafforzare la tradizione australiana dell’educazione cattolica, che ha dato un grande contributo non solo alla Chiesa, ma a tutta la società australiana. Prego anche perché si risolva ogni difficoltà con la perseveranza e la buona volontà.

Sono lieto che al nostro incontro di oggi siano presenti tante persone provenienti dall’Institute of Catholic Education. Questo Istituto svolge un ruolo importante, provvedendo alle necessità della comunità cattolica, in special modo nelle scuole cattoliche dello stato di Victoria, e fornendo anche infermiere a un certo numero di ospedali. Esprimo il mio appoggio per gli splendidi obiettivi che questo Istituto persegue e sono grato a tutti coloro che lavorano insieme con tanta dedizione per raggiungerli.

2. Vorrei ora rivolgermi in particolar modo a coloro che conseguiranno la laurea presso l’Institute of Catholic Education. Voi entrate a far parte di una nobile professione. Ma la cosa più importante è che seguite una chiamata cristiana. Oggi, come voi mi avete dato il benvenuto con un calore che mi ha commosso, anch’io vi do il mio benvenuto. Vi do il benvenuto come parte del gruppo prescelto dalla Chiesa per educare i giovani cattolici alla fede. In modo del tutto speciale, voi condividete la missione della Chiesa di proclamare la buona novella della salvezza. Forse non tutti voi insegnerete la catechesi, ma se farete parte del personale di una scuola cattolica, ci si aspetta da voi, e questo è della massima importanza, che sosteniate l’intero insegnamento della Chiesa e rendiate ad esso testimonianza nella vostra vita quotidiana.

La vita dell’insegnante, come so per esperienza personale, lancia molte sfide ed esige molto, ma dà anche profonde soddisfazioni. È più di un lavoro, perché ha radici nelle nostre più profonde convinzioni e valori. Occuparsi a fondo dello sviluppo di un giovane, di centinaia di giovani, è un compito di grande responsabilità. Quali insegnanti, voi suscitate nei vostri studenti una sete di verità e di saggezza. Accendete in essi un desiderio di bellezza. Fate loro conoscere la loro eredità culturale. Li aiutate a scoprire i tesori di altre culture e di altri popoli. Quale grave responsabilità e privilegio avete voi insegnanti.

3. Ma gli insegnanti di una scuola cattolica non svolgono semplicemente una degna professione. Certo il vostro lavoro richiede professionalità, ma anche qualcosa di più. La vostra professione di insegnanti implica compiti connessi al vostro battesimo e al vostro impegno di fede. Ripeto che voi prendete parte, in modo del tutto speciale, alla missione della Chiesa. Non importa quale materia insegnate, ma fa parte della vostra responsabilità far conoscere più profondamente agli allievi il mistero di Cristo e la tradizione viva della Chiesa.

Il battesimo è una chiamata di Cristo, una chiamata che influenza tutta la nostra vita, il nostro modo di agire e di pensare. Esso plasma i nostri atteggiamenti e la nostra condotta. Ciò traspare chiaramente dal lavoro dell’insegnante cattolico. L’impatto che avrete sugli studenti e specialmente sulla loro fede in Cristo, dipenderà dalla vitalità della vostra vita cristiana, e dai motivi, dagli atteggiamenti e dai principi che regoleranno la vostra condotta.

L’atteggiamento verso Cristo e la vostra personale vicinanza a lui sono fondamentali. A questo sono strettamente legati l’atteggiamento verso la Chiesa e la consapevolezza di svolgere una speciale missione al suo interno. Voi non siete operatori isolati di una burocrazia impersonale. Non siete semplicemente educatori professionisti. Siete chiamati ad essere dei collaboratori, che si ispirano alla fede, nel cuore della comunità cristiana.

L’atteggiamento cristiano assume particolare importanza quando si affrontano gli importanti problemi dei diritti degli insegnanti e della libertà accademica. È giusto che gli insegnanti cattolici si preoccupino dei propri diritti e aderiscano ad associazioni di insegnanti, quando queste siano in armonia con i principi dell’educazione cattolica. I diritti personali e gli interessi professionali meritano rispetto. Si deve però ugualmente rispetto al tipo di impegno che accettate quando chiedete di servire nel campo dell’educazione cattolica e quando accogliete liberamente la chiamata della chiesa all’insegnamento. Così per l’insegnante di una scuola cattolica la Chiesa è sempre più di un semplice datore di lavoro. La Chiesa è il corpo di Cristo nella storia, che esegue la missione del Redentore; e i suoi insegnanti hanno il privilegio di condividere questa missione. Com’è importante allora che ciascun insegnante, e tutti gli insegnanti insieme, lavorino in armonia con altri membri della Chiesa nel grande compito dell’educazione cattolica. Questa collaborazione richiederà sempre generosità e abnegazione.

4. Non solo l’atteggiamento degli insegnanti è di importanza cruciale per il successo dell’educazione cattolica, ma lo è anche l’atteggiamento dei genitori cattolici. I genitori si devono porre delle priorità ben precise, quali la fermezza nel volere scuole dove la fede dei figli venga rispettata, incoraggiata e arricchita; scuole dove i figli apprendano il valore e la bellezza dell’insegnamento della Chiesa. Devono anche far sì che le loro stesse case siano luoghi dove questi valori vengono prima di tutto incoraggiati e vissuti. La pratica della fede da parte dei genitori e il loro amore per Cristo sono naturalmente d’importanza fondamentale.

I genitori cattolici dell’Australia si attengono a queste priorità da molti anni. Per questo, quando il finanziamento statale fu sospeso verso il 1880, le scuole cattoliche continuarono a funzionare. Si diffusero anzi maggiormente in tutto il Paese. Ciò è potuto avvenire grazie alla valida guida dei vescovi e del clero, insieme alla generosità di un gran numero di religiosi, molti dei quali provenienti dall’Irlanda e da altre parti d’Europa. Ma è potuto avvenire anche perché i genitori volevano per i loro figli una solida educazione cattolica ed erano disposti a fare grossi sacrifici per ottenerla.

Dopo ottant’anni, i governi successivi riconobbero ai genitori il diritto di scegliere la scuola per i propri figli e di poter contare su una parte del denaro pubblico per il finanziamento di queste scuole. Nonostante il sempre minore numero di religiosi nelle scuole di formazione, il sistema educativo cattolico continua a svilupparsi. I genitori ne hanno bisogno e continuano a volerlo. Si è instaurata una solida tradizione. Avete veramente preso a cuore le parole del Concilio Vaticano II che affermano: “Ai genitori cattolici (il sacrosanto sinodo) ricorda l’obbligo di affidare, secondo le concrete circostanze di tempo e di luogo, i loro figli alle scuole cattoliche, di aiutarle secondo le loro possibilità e di collaborare con esse per il bene dei loro figli” (Gravissimum Educationis, 8).

5. La scuola elementare parrocchiale, dove i bambini più piccoli ricevono le prime lezioni di fede, rimane una pietra angolare della cura pastorale dei cattolici d’Australia. Qui la comunità di fede trasmette l’eterno messaggio di Gesù Cristo ai membri più giovani. Sfide più difficili deve affrontare la scuola cattolica secondaria. Qui gli studenti devono essere aiutati a raggiungere quella integrazione di fede e di cultura autentica che è necessaria per i credenti del mondo d’oggi. Ma devono essere anche aiutati a riconoscere e a rifiutare i falsi valori culturali che sono contrari al Vangelo.

Sia le scuole elementari che quelle secondarie devono operare in stretta collaborazione con la famiglia e la parrocchia per poter promuovere un’efficace formazione cristiana degli allievi. Questo è un nobile lavoro al quale i genitori, gli insegnanti e il clero devono tutti collaborare. I genitori devono seguire da vicino l’educazione dei loro figli attraverso gruppi come le associazioni dei genitori e attraverso altri mezzi. E gli insegnanti, proprio perché rappresentano i genitori, devono essere consci dei limiti della loro autorità sugli studenti, e devono lavorare in armonia con i genitori. Un successo in questo campo significherà un maggior numero di membri della società e della Chiesa impegnati, un maggior numero di giovani uomini e donne che si affidano completamente a Cristo. Dalla misura in cui le scuole cattoliche contribuiranno al continuo rinnovamento della Chiesa, dipende il loro successo nel promuovere una continua conversione del cuore.

6. E ora permettetemi di dire qualche parola agli studenti di scuola secondaria che sono qui presenti. Cari studenti: da quanto ho detto e dalla vostra stessa esperienza sapete come la Chiesa cerchi in ogni modo di darvi un’educazione cattolica. La Chiesa desidera affidarvi un grande tesoro, che è il mistero di Cristo e del suo Vangelo. Mi sono spesso rivolto ai giovani con queste parole: “Cari giovani amici! Non permettete che vi sia tolta questa ricchezza. L’amore "si compiace della verità"”. Cercatela questa verità dove essa si trova realmente! Se c’è bisogno, siate decisi ad andare contro la corrente delle opinioni che circolano e degli slogans propagandati! Non abbiate paura dell’amore, che pone precise esigenze all’uomo. Queste esigenze - così come le trovate nel costante insegnamento della Chiesa - sono appunto capaci di rendere il vostro amore un vero amore” (IOANNIS PAULI PP. II Epistula Apostolica ad iuvenes Internationali vertente Anno Iuventuti dicato, 10, die 31 mar. 1985: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII, 1 [1985] 782). Ricordate che la verità conduce a Cristo, perché lui solo è “la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6).

A voi tutti, insegnanti, amministratori e studenti, io dico con san Paolo: “Rendete piena la mia gioia con l’unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti” (Fil 2, 2). Nostro Signore Gesù Cristo vi dia verità e saggezza e riempia i vostri cuori del suo amore.

 

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