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VISITA PASTORALE A PERUGIA ED ASSISI

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA CITTADINANZA E ALLE AUTORITÀ CIVILI DI PERUGIA

Palazzo dei Priori - Domenica, 26 ottobre 1986

 

Signor ministro,
signor sindaco,
cari fratelli e sorelle di Perugia.

1. Sono lieto di trovarmi oggi in mezzo a voi, e vi saluto tutti cordialmente. Sono grato al signor ministro Giulio Andreotti, per il saluto espressomi a nome del Governo. Ringrazio il signor sindaco per le deferenti parole che mi ha rivolto a nome della cittadinanza di Perugia; e ringrazio voi, accorsi qui dalle varie parti di questa ridente regione, per tributarmi una così sincera e festosa accoglienza.
In Umbria sono venuto per pregare insieme con i rappresentanti religiosi di tutto il mondo. E nel mio itinerario pastorale non poteva mancare una sosta nella vostra città, che, come una delle Chiese particolari più antiche e più vicine a Roma, ricca di tradizioni cristiane e di memorie storiche, occupa un posto speciale nel pensiero e nel cuore del Papa.

È a Perugia che, con la celebrazione dei relativi conclavi, furono eletti cinque Pontefici; inoltre nelle Chiese di questa città vengono custodite le spoglie di quattro Papi; e per 32 anni questa diocesi è stata retta da un vescovo, Gioacchino Pecci che, divenuto Papa col nome di Leone XIII, ha lasciato un’orma incancellabile nella vita della Chiesa, specie - come è stato poc’anzi ricordato - per i suoi insegnamenti sulla concezione della vita sociale, come per il movimento di rinascita della filosofia tomistica.

2. Certo, le sollecitudini della Chiesa sono rivolte ai problemi di ordine religioso. Ma da questa missione spirituale, come ha insegnato il grande Leone XIII, scaturiscono orientamenti e indirizzi capaci di risolvere i problemi di tutto l’uomo: “Compiti, luci, forze che possono contribuire a costruire e a consolidare la comunità degli uomini secondo la legge di Dio” (Gaudium et Spes, 41). Leone XIII, concentrando l’attenzione sulle trasformazioni della società, con una serie di grandi encicliche, soprattutto con la Rerum Novarum dedicata ai problemi del mondo del lavoro, ha aperto una strada, di grande rilevanza culturale, sociale, politica, percorsa poi da tutti i Papi seguenti.

Il messaggio della Chiesa non sarebbe completo se non tenesse conto del reciproco appello che si fanno continuamente il Vangelo e la vita concreta, personale e sociale dell’uomo. “La Chiesa pertanto e i suoi pastori hanno il dovere di rendere esplicito il proprio messaggio, adattato alle diverse situazioni, costantemente attualizzato, sui diritti e sui doveri di ogni persona umana, sulla vita familiare, sulla vita in comune nella società, sulla vita internazionale, la pace, la giustizia, lo sviluppo” (Evangelii Nuntiandi, 29).

Per questo il cristiano non si estranea dalla vita sociale, dal contesto in cui vive; è radicato nelle tradizioni del popolo, della città a cui appartiene, ne assume la storia, ne esprime la cultura, ma nel tempo stesso si sforza di irradiare intorno a sé quelle realtà spirituali di cui è portatore. “In una parola: ciò che l’anima è nel corpo, questo sia nel mondo il cristiano” (Lumen Gentium, 38).

3. Mi pare che questa armonia tra i valori spirituali e civili dell’uomo sia singolarmente espressa, in questa vostra Piazza Maggiore, dalla vicinanza tra lo storico Palazzo dei Priori e l’antica Cattedrale. È la testimonianza che il popolo di Perugia ha saputo legare sempre le virtù civiche a una profonda religiosità. Posto infatti al centro dell’Umbria, terra di santi e culla di movimenti e ordini religiosi, ne ha assunto un particolare attaccamento alle realtà di Dio, che l’ha accompagnato nella sua storia e ha alimentato una venerazione così viva a Maria che in particolari difficoltà ha spinto i decenviri e il magistrato a offrire con pubblico atto, alla Madonna delle Grazie, la città di Perugia e tutti i suoi abitanti.

Perugia inoltre, per la sua vicinanza a Roma, ha condiviso più volte nel tempo le alterne vicende della Chiesa, conoscendo anche momenti difficili per alcuni aspetti di ordine temporale. Ma la tradizionale religiosità della gente è rimasta saldamente ancorata alla fede. E oggi voi avete accolto con entusiasmo il successore di Pietro, che viene a voi nella sua veste di pastore per riconfermarvi nel dono della fede.

4. Mi piace pertanto ammirare l’anima di Perugia, dolce e aperta come gli orizzonti che le si aprono d’intorno, così magistralmente illustrati nella pittura del Perugino, quell’anima che ha reso la città disponibile e accogliente verso i tanti giovani che, dai vari continenti, qui convengono per il primo impatto con la lingua, la cultura e l’arte italiana.

È una testimonianza, questa, di fraternità, di dialogo e di pace offerta al mondo, di cui la popolazione, nelle sue varie espressioni sociali, culturali, politiche e religiose, è chiamata ad avvertire l’importanza e la responsabilità. Lo stile di civile convivenza tra diverse componenti culturali, l’ordinata operosità, lo studio rigoroso e animato da volontà di servire l’autentico progresso dell’uomo, la cordiale e premurosa ospitalità, lasceranno senz’altro una traccia positiva in giovani, che daranno in avvenire il loro contributo per l’elevazione e il progresso dei rispettivi Paesi di origine. D’altra parte la stessa città può trovare, nei suoi ospiti stranieri, motivi di crescita, mediante la comprensione umana e la reciproca conoscenza. Sono premesse per la nascita di una serena convivenza tra i popoli.

5. Nel muovermi, domani, da Perugia verso Assisi per la giornata mondiale di preghiera per la pace, non posso dimenticare che, proprio in questa città, come vuole una tradizione, san Francesco ottenne da Onorio III l’indulgenza della Porziuncola, che era ed è tuttora segno di perdono e di pace vera. Mi piace considerare questo come un auspicio per il mondo intero.

Auguro a tutti, ai cittadini, a coloro che ne reggono le sorti civili e religiose, di rimanere fedeli alla gloriosa storia civica e alla profonda cristiana religiosità, perché questa città e questo popolo possano sempre vivere in pace con Dio e con gli uomini.
E per questo, di cuore, vi benedico.

 

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