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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALLA SETTIMANA DI STUDIO PROMOSSA
DALLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE

Venerdì, 26 settembre 1986

 

Signor presidente, signore, signori,

1. L’attuale settimana di studio sulle Persistenti anomalie e teleconnessioni meteo-oceanogafiche offre una prova recente all’intenzione della Pontificia Accademia delle scienze di essere un servizio all’umanità, specialmente del suo interesse ai principali problemi scientifici, attuali. Il tema del vostro simposio è uno dei più urgenti di questo tempo.

Estendo un cordiale saluto agli eminenti specialisti nei fondamentali problemi oceanografici e atmosferici con i quali siete a colloquio. Sono lieto di constatare che venite da molte parti del mondo: dal Nord e Sud America, Europa e Asia. Questa è un’altra dimostrazione dell’armoniosa collaborazione che esiste tra gli scienziati e che è di grande beneficio alla pace mondiale.

2. La scienza non deve studiare soltanto i fenomeni naturali in se stessi. Essa deve compiere un decisivo sforzo intellettuale ed etico per prevedere lo sviluppo e le conseguenze di quei fenomeni naturali in se stessi. Essa deve compiere un decisivo sforzo intellettuale ed etico per prevedere lo sviluppo e le conseguenze di quei fenomeni, per salvaguardare e migliorare il benessere dell’umanità. Questo è lo scopo che avete scelto voi stessi. Voi state studiando fenomeni come El Niño, i monsoni e i loro effetti mondiali, le cause delle perturbazioni climatiche nelle zone orientali dell’Oceano Pacifico, così come la prolungata siccità nel Sahel.

Gli studi che avete condotto negli Istituti che voi rappresentate individualmente e con i quali siete a colloquio nei tranquilli dintorni della Casina Pio IV, sede della Pontificia Accademia delle Scienze, vi renderanno capaci di guardare alle minacce insite nei fenomeni negativi periodicamente prevedibili, rendendo così possibile, grazie al risultato di sforzi precisi, realizzare sistemi per la registrazione dei fenomeni climatici e collegare fatti su scala mondiale che hanno effetti sull’intero globo.

3. Attraverso il vostro lavoro, state realizzando il comando biblico di sottomettere la terra, controllare le catastrofi che danneggiano la famiglia umana, e rendere la terra docile al nostro servizio. La scienza incoraggia la legittima curiosità umana di conoscere l’universo, di ammirare e contemplare la sua bellezza e la sua bontà.

In questo modo entriamo in comunione con Dio stesso, che guardò ciò che aveva creato e vide che era cosa buona (cf. Gen 1, 31). Ma siamo anche chiamati da Dio a controllare i movimenti di violenza e di morte che avvengono in natura, come inevitabile regolazione del suo equilibrio. Siamo chiamati a scoprire nuove fonti di energia, a sostituire quelle non rinnovabili o quelle che mostrano di essere scarse. Sfortunatamente accade talvolta che per soddisfare la sua illimitata brama di benessere materiale, l’uomo corrompe e dissipa le risorse del mondo capaci di difendersi, che possiedono i più inefficaci mezzi tecnici e che vivono nei territori meno ospitali.

Voi d’altro canto siete impegnati nell’autentico compito di scienziati: studiate per contemplare, capire, controllare e rendere fertile. Nel corso dei vostri studi non potete esimervi dall’ammirare le potenti forze della natura. Ma allo stesso tempo vedete che queste forze possono usare all’umanità pericoli e minacce, e voi insegnate come dominarli, in modo che si siano posti al servizio di tutti.

4. Signore e Signori, sono particolarmente grato alla Pontificia Accademia delle Scienze e al suo presidente per avervi riuniti. Invoco su di voi le benedizioni Dio, creatore provvedente, per gli studi che state compiendo per assicurare un equilibrio ambientale armonioso, che favorirà la sicurezza e la dignità umana, e che beneficerà specialmente coloro che sono impreparati e indifesi di fronte alle catastrofi nucleari.

 

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