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VIAGGIO APOSTOLICO IN URUGUAY, CILE E ARGENTINA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA COMUNITÀ POLACCA IN ARGENTINA

Stadio del «Luna Park» di Buenos Aires (Argentina)
Venerdì, 10 aprile 1987

 

Carissimi fratelli e sorelle!

“Se è vero che Cristo vi chiama ad agire”.
Se è vero che Cristo, vi chiama ad agire,
se l’amore vi dà qualche conforto,
se lo Spirito Santo vi unisce,
se è vero che tra di voi c’è affetto e comprensione ( . . .) abbiate gli stessi sentimenti e un medesimo amore.
Siate concordi e unanimi (Fil 2, 1-2).
“Comportatevi in modo degno del Vangelo di Cristo” (Fil 1, 27)
.

1. A voi, cari compatrioti, che vivete in terra argentina, rivolgo queste parole che l’apostolo Paolo ha indirizzato alla amata comunità di Filippi, cioè alla prima comunità di credenti in Cristo che l’Apostolo delle genti abbia fondato nel continente europeo.

“Se è vero che Cristo vi chiama ad agire”. Il modo condizionale usato da san Paolo è un’espressione voluta e, in un certo senso, paradossale. Infatti non vuole esprimere dubbio, ma la più sicura delle certezze che l’uomo può avere.

Cristo risorto e glorioso - colui che ha compiuto la sua missione messianica e dopo il martirio della croce, compiuto per la nostra salvezza, ha preso il posto nei cieli “alla destra del Padre” - gli è apparso sulla strada per Damasco e in quel momento Saulo è diventato Paolo, il persecutore - l’Apostolo.

Gli abitanti della città di Filippi, che per primi in Europa avevano accolto la testimonianza di Paolo e creduto in Cristo, comprendevano bene le parole della Lettera ed erano coscienti dell’intimo legame con Cristo che è nello stesso tempo la fonte dell’unità interiore tra gli uomini.

Così quell’“invito” di Paolo è un vero conforto e incoraggiamento: una forte conferma del senso della vita umana che sebbene muoia nella morte di Cristo, diventa immortale nella sua resurrezione.

2. Lo stesso “invito”, quel conforto e incoraggiamento, rivolgo a voi, cari fratelli e sorelle, che siete convenuti a questo incontro “familiare”, e per mezzo di voi anche a tutti quelli chi vi partecipano spiritualmente: alle vostre famiglie, agli amici, alle parrocchie, alle comunità nelle quali vivete e lavorate.

Soffermiamoci sul motivo per cui questo incontro è stato incluso nel programma della mia visita pastorale in America Latina: in Cile e in Argentina, poiché è in questo contesto concreto che rivolgo a voi le parole di san Paolo che è un vero conforto. Questo motivo è il nostro senso comune dell’unità nazionale: ci unisce il fatto di avere la stessa Madre, la stessa nazione, la stessa patria, come si dice - “sangue del sangue e osso dell’osso”.

Pertanto ogni incontro con i miei compatrioti - qui, sulle isole del Pacifico o in Europa, in America o in Asia - è per me una grazia particolare, privilegio e dovere.

È quindi grazia, privilegio e dovere anche questo odierno incontro con voi, e prego Dio affinché esso porti dei frutti abbondanti, rafforzando la vostra unione con Cristo, con la Chiesa e con quei valori particolari che con tanta fatica sono nati e continuano a nascere nella nostra comune patria.

3. Ringrazio di cuore Mons. Szczepan Wesoly, il Rettore della missione cattolica locale e il Presidente dell’unione dei Polacchi in Argentina, i quali con cordiali e semplici parole hanno espresso i sentimenti che voi coltivate nel cuore, e mi hanno presentato la vostra vita che, come pastore della Chiesa universale e vostro compatriota, abbraccio con la mia fervida preghiera.

Cogliendo l’occasione di questa giornata che “il Signore ci ha dato”, saluto tutti voi che provenite dalle rive della Vistola, dove, nella storia ultramillenaria del popolo cristiano, è deposta la chiave delle vostre anime, della vostra psiche, del vostro modo di pensare e di agire che non sempre è comprensibile per gli altri.

4. Con il pensiero e la preghiera abbraccio oggi tutti quelli che costretti a cercare il pane e la libertà hanno abbandonato il paese natale e hanno trovato qui una seconda patria. Quelli che per primi, alla fine dell’Ottocento e all’inizio del Novecento si sono stabiliti nella provincia di Misiones, e quelli che dopo la prima guerra mondiale si sono stabiliti nei dintorni della capitale, Buenos Aires. Oggi sono presenti qui i loro figli e i loro eredi.

L’ondata successiva dell’emigrazione ha portato qui i soldati dai fronti occidentali della seconda guerra mondiale e le loro famiglie, che invece di tornare nella patria per la quale avevano versato il sangue, sono approdati in Argentina dove hanno dovuto affondare nuove radici, a volte dibattuti tra sofferenze e nostalgia.

Requiem aeternam ai morti, e grazia e pace di Dio a coloro che continuano ad arrivare.

Abbiate anche voi tutti le stesse aspirazioni, lo stesso amore, siate uniti spiritualmente e comportatevi in modo degno del Vangelo di Cristo.

5. Ogni credente deve vedere e vivere la propria vita nella luce della fede. In questa stessa luce bisogna vedere anche la vostra presenza qui, in Argentina, o nell’America del Sud in generale. Una strana sorte, spesso anche triste, l’esperienza della vostra vita, vi ha guidato in questo grande paese dove avete piantato le vostre tende in mezzo a questo nobile popolo cristiano di cui siete diventati parte integrale, ed insieme con questo popolo avete intrapreso la fatica di costruire la storia di questo paese, di costruire la vita sempre più degna dell’uomo e di assumere, insieme con la vostra nuova nazione, l’Argentina, una responsabilità, di fronte a Dio e agli uomini, per la forma di questa vita comune.

Dio ha permesso ai vostri padri e a voi di costruire la casa e di creare il focolare familiare nell’altra parte del nostro globo, così lontana dalla terra natia; ma tutta la terra appartiene a lui, come dice il salmista: “Del Signore è la terra e quanto contiene, l’orbe terracqueo e i suoi abitatori” (Sal 24, 1).

Egli assegna il posto a tutti i suoi figli in tutta la terra affinché possano realizzarsi i magnifici disegni nati dall’amore; finché la terra si riempia degli abitanti, affinché l’uomo, “continuatore” dell’opera divina di creazione possa dominare la terra. Assoggettarla a se stesso e a Dio.

Trasmettete anche qui, in Argentina, la vita e la fede, trasmettete l’amore e la saggezza, tutto ciò che siete e tutto ciò che avete di più bello e più prezioso.

Il vostro presente, il vostro oggi e il vostro domani, emerge dal passato, ha la sua storia. È la storia di uno Stato ultramillenario, del popolo battezzato. Emerge dalla comune storia, dalla comune lingua (qualche volta dimenticata o per niente conosciuta), dalla comune cultura e dal comune battito del cuore. Non dobbiamo vergognarci di quel passato. È stato spesso molto difficile, talvolta segnato da tragedie finite però con la risurrezione, con la rinascita, poiché è stato fatto un grande sforzo per rimanere soprattutto fedeli e per non deludere: non deludere la patria, il popolo, Dio e la Chiesa, per non tradire l’uomo, per non distaccarsi dallo spirito evangelico. Da tutto ciò sono scaturite, diventando sempre più profondi, il senso della dignità umana, l’amore per la verità, per la giustizia per la libertà intesa nel senso cristiano, per la “libertà nostra e vostra”. Così è cresciuto lo spirito di tolleranza e di solidarietà che in questo decennio ha preso molto della forma cristiana e polacca diventando sfida non solo per la nostra terra ma anche per tutto il mondo.

6. A tutti i miei compatrioti, fratelli e sorelle nella terra argentina, e soprattutto ai giovani desidero rivolgere le parole del nostro poeta, Adam Asnyk: “Non calpestate gli altari del passato, / Anche se i vostri saranno più perfetti; / Essi bruciano ancora di un fuoco sacro, / Sono salvaguardati dall’amore umano, / E voi dovete rendergli onore!”.

I nostri padri sapevano bene che cos’è il fuoco sacro degli altari e prima di costruire la propria casa innalzavano la croce di Cristo poiché la vita dell’uomo deve avere un fondamento.

L’uomo, il popolo, devono basarsi sull’esperienza storica e attingerne la saggezza, la forza, il programma. Dieci secoli del nostro passato: del nostro cristianesimo, della nostra nazione e del nostro stato, dieci secoli della nostra cultura così umanistica perché cristiana, costituiscono la nostra proprietà ed eredità comune, la nostra ricchezza dalla quale dobbiamo attingere continuamente.

7. Con il battesimo siamo stati innestati nella comunità soprannaturale della Chiesa. Siamo figli di Dio, fratelli di Cristo e fratelli tra noi.

Per mezzo di noi, battezzati, la Chiesa è presente nel mondo; per mezzo di voi, battezzati, la Chiesa è presente nell’Argentina di oggi, e porta la salvezza all’uomo, lo guida verso Dio, gli conferisce la potenza che lo rende più generoso, trasforma il suo cuore.

Il popolo cristiano deve costruire la propria vita in modo cristiano. Lo spirito del Vangelo deve penetrare nella vita personale, familiare, sociale, deve essere presente in tutte le situazioni affinché non ci siano uomini tormentati, umiliati spiritualmente o fisicamente, uomini che soffrono la miseria, che soffrono l’ingiustizia e l’oppressione.

Nessuna dimensione della vita sociale può svilupparsi a costo della persona umana. La Chiesa coltiva nell’uomo la vita di Dio, lo apre e lo sensibilizza al bene comune che è semplicemente il bene dell’uomo, il bene della famiglia umana. Così da Dio, tramite la Chiesa, ci giunge la vera liberazione.

“Se è vero che Cristo vi chiama ad agire, comportatevi in modo degno del Vangelo di Cristo!”.

Conservate la coscienza individuale e comunitaria della responsabilità per l’eredità del vostro battesimo.

Perseverate nel cammino della unione soprannaturale con Dio nella Santissima Trinità, per Maria, Madre di Cristo, Dio uomo, e nostra. Che nelle vostre famiglie cristiane, fondate sul sacramento del matrimonio, al primo posto sia l’amore e la vita.

Conservate la viva unione con il popolo e con la Chiesa: unione nella fede, nella cultura e nella lingua.

Accogliete la mia breve parola. Accogliete l’invito e l’incoraggiamento nel Papa, vostro compatriota.

Accogliete il suo saluto e la sua benedizione.

Prendeteli per voi stessi e per i vostri cari. Portateli nelle vostre case, nelle famiglie, nelle parrocchie, ai vostri figli e figlie, mariti e mogli, ai vicini, ai vostri pastori, nell’ambiente del lavoro, nelle organizzazioni e associazioni. Vi affido tutti alla protezione materna della Regina di Polonia, Madonna di Jasna Gora.

 

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