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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL TRIVENETO IN VISITA
«AD LIMINA APOSTOLORUM»

Sabato, 24 gennaio 1987

 

Signor cardinale, venerati fratelli nell’episcopato!

1. Sono lieto di accogliervi, cari fratelli della Conferenza episcopale triveneta, convenuti a Roma per la visita, “ad limina”. Nel rivolgervi il mio affettuoso saluto guardo a voi come a guide spirituali, valide ed assidue, di una porzione eletta della Chiesa italiana e ringrazio Dio con tutti voi nel riconoscere il vostro impegno nella fede, la vostra operosità nella carità, la vostra costante speranza nel Signore nostro Gesù Cristo (cf. 1 Ts 1, 3).

Il Triveneto è ben noto per le profonde tradizioni religiose che da secoli lo caratterizzano, e io stesso ho potuto constatare la vitalità ecclesiale delle vostre popolazioni nelle visite compiute, recandomi nella diocesi di origine del mio predecessore Giovanni Paolo I, a Vittorio Veneto, a Padova, alla terra natale di san Pio X, e a Venezia.

Lo Spirito Santo, che guida la Chiesa di Cristo con infinito amore, ha voluto che in questo secolo ben tre sommi pontefici fossero scelti tra i pastori di una delle vostre diocesi; essi hanno lasciato nella Chiesa universale una traccia profonda per le loro singolari caratteristiche di santità, di magistero e di zelo apostolico.

2. Cristo vi ha scelti per annunciare il suo Vangelo tra le popolazioni del Triveneto, confermandole nella fede affinché affrontino, rimanendo fedeli alle loro vigorose tradizioni cristiane, le tensioni di una regione che cambia e che vive profondamente i problemi spirituali suscitati dalla vita moderna. Noi abbiano potuto valutare insieme il quadro della evoluzione economica e sociale delle vostre terre.

Negli ultimi vent’anni la regione ha avuto un suo singolare sviluppo mediante il moltiplicarsi delle piccole e medie imprese e del commercio. L’intraprendenza della popolazione ha trasformato l’ambiente così da ridurre sensibilmente il disagio della disoccupazione. Da zona di emigrazione il Triveneto è diventato ambiente di immigrazione e di accoglienza di manodopera. Il nuovo benessere ha trovato il suo incremento nel moltiplicarsi delle imprese di lavoro e nella costruzione di nuove abitazioni, mentre l’insediamento in forma decentrata delle industrie sembra aver favorito una dimensione più umana nei rapporti del lavoro dipendente. In tal modo lo sviluppo economico non ha troppo compromesso la qualità della vita e la cultura tipica della popolazione. Perciò gli indici caratteristici di degradazione sociale, tipici delle zone di sviluppo, sono più contenuti che in altre regioni. Un pensiero speciale ritengo di dover esprimere verso le popolazioni del Friuli per la prodigiosa “rinascita” compiuta dopo il terribile terremoto, senza dubbio stimolata dalla profonda cultura umana e cristiana di quella nobile gente.

3. Questa realtà induce anzitutto a una riflessione circa la forza delle tradizioni religiose delle genti venete. Sono riconosciuti i tratti caratteristici degli abitanti di codeste regioni, quali la laboriosità, lo spirito di concretezza e l’intraprendenza, l’accentuato solidarismo, la centralità della famiglia e dei valori che essa esprime. Questo spirito del popolo veneto ha una radice profondamente cristiana, le cui origini possono essere ricondotte soprattutto al ruolo assunto per secoli dalle parrocchie, centri di aggregazione per il popolo in tutti gli eventi della vita. Un vivace rapporto di condivisione tra sacerdoti e fedeli ha svolto un ruolo di illuminazione delle coscienze, nelle trasformazioni sociali che si sono susseguite nel tempo, e ha proposto costantemente ai problemi quotidiani della gente soluzioni razionali e ispirate all’equità cristiana in forza della capillare e metodica istruzione religiosa. Il coinvolgimento nella vita parrocchiale a sua volta ha educato e formato persone attive, capaci di intraprendere iniziative peculiari in campo politico, sociale, cooperativistico, senza rifiuto, anzi, piuttosto col sostegno dell’ispirazione religiosa e dell’appartenenza alla Chiesa. Tale cultura popolare costituisce ancor oggi un patrimonio di grande valore.

4. Questi tratti positivi non possono tuttavia nascondere alcuni motivi di inquietudine. Voi, giustamente, vi chiedete quali conseguenze si annuncino, proprio in ordine ai valori cristiani testé accennati, nelle singolari mutazioni che stanno avvenendo nella condizione sociale della popolazione. È indubbio che il rapido sviluppo delle Venezie ha avuto non lievi ripercussioni sul comportamento e sui valori accolti dalla popolazione credente. Le nuove condizioni di vita hanno attenuato la centralità di certe tradizioni, con dirette ripercussioni specialmente sulla pratica religiosa, che ha avuto in alcuni luoghi una sensibile flessione. Alcuni di questi valori si stanno affievolendo e il loro rapporto con i principi della fede cattolica non è più sentito con l’antica chiarezza. Coscienza personale, famiglia, lavoro, preoccupazione per il vivere quotidiano, sono ambiti nei quali il senso comune pare talora distaccarsi dall’ispirazione della fede. Si presenta a volte cospicua la tendenza a chiudersi nella sfera del presente e, pur nel persistere di una ben radicata fede in Dio, alcune realtà fondamentali tendono a perdere il loro riferimento trascendente, in favore di una certa concezione, meramente terrena e laica. Ciò appare soprattutto nella vita della famiglia, dove viene meno il sentimento della sacramentalità e dell’unità; appare anche sul piano morale, dove si notano mutazioni sensibili in favore del soggettivismo, del permissivismo, di un’etica disgiunta dalle indicazioni della Chiesa. Il Triveneto, quindi, denota una profonda trasformazione in corso per quanto riguarda il quadro dei valori e delle espressioni religiose e civili, individuali e collettive. È vero che i modelli culturali cristiani certamente permangono e il rifiuto della religione, in genere, non trova terreno, tuttavia sembra intaccato il mondo dei significati e dei riferimenti che fanno capo a una fede vissuta.

D’altra parte, la stessa volontà di servizio all’uomo che nasce da una genuina motivazione religiosa e morale ha bisogno di essere costantemente illuminata secondo l’autentico insegnamento della Chiesa, per potersi applicare in maniera costruttiva alle complesse problematiche dell’ora presente. Il Triveneto è una società che ha bisogno di rinsaldare la sua radice etica e spirituale, nel contesto di una identità culturale non attinta al di fuori delle sue tradizioni genuine.

5. È motivo di speranza e di conforto constatare che nel Triveneto sono ben operanti alcuni strumenti pastorali particolarmente validi per promuovere una rinnovata animazione cristiana. È su questi che bisogna puntare con coraggio e con fiducia, aggiornandoli alle nuove necessità e alle situazioni che si prevedono maggiormente stimolanti nei temi futuri.

Le Chiese della vostra Regione pastorale sono in grado di rispondere al cambiamento e ai sintomi di una crisi religiosa, soprattutto a partire dalla struttura di base, la parrocchia. Lo spopolamento di alcune zone a favore di altre, insieme con la diminuzione del numero dei sacerdoti impone ovviamente degli adattamenti; ma la parrocchia rimane il centro fondamentale di ogni iniziativa necessaria per una rinnovata evangelizzazione, soprattutto là dove si sono formati i nuovi grandi agglomerati umani.

6. Va poi segnalata la presenza nelle vostre regioni di numerose e fiorenti scuole cattoliche di ogni genere. In tutte le vostre diocesi esse sono frequentate da migliaia di alunni e sostenute dalla fiducia delle famiglie. A questi istituti si deve la formazione di un laicato consapevole della propria fede, formato ai principi del Vangelo. Desidero raccomandare in particolare che le scuole cattoliche elaborino un loro preciso e coerente progetto educativo, con l’impegno di tutta la comunità educante. È tale progetto che qualifica l’identità della scuola, ne esplicita l’ispirazione cristiana, ne precisa gli obiettivi. Tale progetto dovrà essere continuamente adattato alla concreta situazione delle vostre regioni e aperto ai nuovi problemi culturali che impegnano la cristianità.

7. Si nota oggi nelle vostre comunità il sorgere di varie e significative forme di aggregazione laicale.

Si tratta di un fenomeno vivace e tuttora in trasformazione, sia per quanto riguarda il rapporto con le forze vive e operanti nelle parrocchie, sia per il modo di porsi di tali movimenti all’interno della Chiesa. Oltre all’Azione Cattolica sono sorti e sorgono numerosi gruppi familiari e giovanili che, pur non essendo istituzionalizzati, suscitano una singolare vitalità pastorale. In molti casi questi gruppi sono la forza che maggiormente stimola a un continuo rinnovamento la Chiesa locale.

8. Nella maggioranza della popolazione veneta si nota in misura sempre più evidente il bisogno di una profonda cultura religiosa. Ciò è dovuto sia all’accresciuta istruzione media per l’aumentata scolarità e per il diffondersi capillare dell’informazione, sia al fatto che è venuto meno il tessuto omogeneo che faceva da supporto alla fede cattolica e all’etica individuale. È naturale che la catechesi ai fanciulli non basti più per assicurare l’alimento consapevole, necessario a sostenere la fede. Sono perciò da trovare e moltiplicare forme adeguate di catechesi ai giovani e agli adulti, per ridare ai fedeli familiarità con la Bibbia, aumentare i luoghi di riflessione, di meditazione, di spiritualità, di insegnamento.

Al riguardo è significativa nelle vostre diocesi la fioritura di scuole di formazione teologica e di scuole di base per catechisti e operatori pastorali, con una frequenza assidua e numerosa. Esse sono un segno di come le vostre diocesi intendono corrispondere con precisi impegni alla accennata esigenza. Me ne compiaccio con voi, ben conoscendo il sostegno che date a queste scuole. Tale via consente la formazione di personalità religiosamente salde e motivate, capaci di autentica testimonianza cristiana e missionaria, anche nel dialogo con altre esperienze spirituali e umane, tipiche dell’odierna situazione pluralistica. Se un forte soggettivismo ha oggi messo in crisi l’omogeneità culturale tradizionale del Triveneto, sarà la formazione culturale religiosa dei giovani e degli adulti a offrire un sostegno fondamentale per l’ampio sviluppo della fede nei nuovi tempi.

9. Ecco, cari fratelli, alcuni pensieri a conclusione di questa visita “ad limina”, tanto significativa per le notizie consolanti, ma anche tanto piena di trepidazione per il volto che in futuro potrà acquistare la vostra terra rispetto alla fede.

Operate con intelligenza e con zelo; non risparmiate fatiche nella preparazione di comunità operose e consapevoli della loro fede. Da queste nascerà, col tempo, il volto nuovo della popolazione veneta. Vi protegga la Vergine, tanto venerata e invocata nei numerosi santuari a lei dedicati nelle vostre regioni.

Sono lieto di avvalorare questi miei sentimenti con la benedizione apostolica, che imparto a voi e che desidero estendere al vostro clero, ai religiosi e alle religiose, come a tutti i fedeli delle vostre dilette diocesi.

 

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