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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELLA SCOZIA IN VISITA
«AD LIMINA APOSTOLORUM»

Giovedì, 4 giugno 1987

 

Cari fratelli in Cristo.

1. “Che il Dio della speranza vi riempia di ogni gaudio e di pace nel credere, affinché abbondiate nella speranza, per la potenza dello Spirito Santo” (Rm 15, 13). Queste parole di san Paolo esprimono i miei stessi sentimenti di preghiera per ognuno di voi in occasione della vostra visita “ad limina”. Afferrano inoltre lo spirito di questo tempo presente. Durante questi giorni che precedono la solennità di Pentecoste siamo invitati a sperimentare personalmente e liturgicamente il senso della Chiesa di ardente attesa della venuta dello Spirito Santo con potenza dall’alto. Allo stesso tempo è una attesa che come sappiamo è sempre stata adempiuta nella storia come “Spirito di Dio . . . con provvidenza mirabile dirige il corso del tempo e rinnova la faccia della terra” (Gaudium et Spes, 26). È un’attesa del rinnovamento della Chiesa in ogni epoca perché essa possa dare una testimonianza universale della verità fino alla fine del tempo.

Gioisco con voi oggi, come feci in occasione della mia visita pastorale in Scozia cinque anni fa, per il dono dello Spirito Santo che lavora nelle vostre Chiese locali. Allora ho espresso la mia ammirazione e soddisfazione per l’intenso programma che i Vescovi scozzesi proposero per il rinnovamento della comunità cattolica, e anche per aiutare a garantire che i riflessi della mia visita producessero frutti abbondanti (Giovanni Paolo II, Messa a Bellahouston Park, Glasgow, 1 giu. 1982: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V/2 [1982] 2064ss.). Mi rallegro con voi rendendo grazie per il fatto che per mezzo del potere dello Spirito Santo queste speranze non sono state deluse. La Chiesa in Scozia ha preso a cuore l’esortazione del Concilio Vaticano II di cercare “purificazione e rinnovamento perché il segno di Cristo possa splendere ancor più luminosamente sopra la Chiesa” (Lumen Gentium, 15; cf. anche Gaudium et Spes, 43).

2. Fondamentale per questa purificazione e rinnovamento è la vita sacramentale della Chiesa vissuta ogni giorno specialmente la santa Eucaristia. Dalla partecipazione a questi misteri e dalla preghiera personale e di gruppo, i fedeli delle vostre diocesi traggono la forza necessaria per la loro parte nella missione della Chiesa.

Contemporaneamente, come la costituzione dogmatica Lumen Gentium ci rammenta, “non è solo attraverso i sacramenti e i ministeri della Chiesa che lo Spirito Santo santifica il popolo, lo conduce e arricchisce con le sue virtù. Spartendo i suoi doni come egli vuole (cf. 1 Cor 12, 11), distribuisce speciali grazie tra i fedeli di ogni gruppo. Con questi doni li rende capaci e pronti a intraprendere vari compiti e uffici per il rinnovamento e la costruzione della Chiesa, come è scritto, “ad ognuno è data la manifestazione dello Spirito per il bene comune” (1 Cor 12, 7) (Lumen Gentium, 12).

So che nelle vostre diocesi si sta riflettendo maggiormente sui doni conferiti ad ognuno dal Santo Spirito per il rinnovamento della Chiesa. Lo scopo è una maggior partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa da parte di tutti i fedeli, per la loro santificazione e la santificazione del mondo. In qualità di pastori, dovete essere lodati per il vostro incoraggiamento alla partecipazione dei laici e al rinnovamento spirituale di tutti i fedeli. Questi hanno raggiunto ora un livello che richiede una ulteriore valutazione così che le persone continuino a crescere nella loro comprensione e pratica della fede e nella loro coscienza di appartenenza alla Chiesa. Come sapete, l’imminente Sinodo dei Vescovi darà un contributo a questo processo di riflessione e valutazione alla luce degli sviluppi del Concilio Vaticano II. Il decreto conciliare Apostolicam Actuositatem, in particolare, esorta quelli che tra di noi sono pastori, a ricordare “che il diritto e il dovere di esercitare l’apostolato sono comuni a tutti i fedeli . . . e che nella costruzione della Chiesa anche i laici devono giocare una parte di sé. Per questa ragione i pastori lavoreranno come fratelli, con i laici nella Chiesa e per la Chiesa” (Apostolicam Actuositatem, 25).

3. Allo stesso tempo la rinnovata partecipazione dei laici non è certamente intesa a distogliere l’importanza del ministero ordinato. Come ricordavo ai preti di Scozia durante la mia visita pastorale, e condividendo il sacerdozio unico di Cristo sommo sacerdote, essi sono “costituiti in favore degli uomini in ciò che riguarda Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati” (Eb 5, 1). Nei preti noi riconosciamo “il buon pastore, il servo fedele, il seminatore che va a spargere la buona semenza, il lavoratore nel vigneto, il pescatore che getta la rete” (Giovanni Paolo II, Discorso al clero e ai religiosi, Edimburgo, 31 mag. 1982: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V/2 [1982] 2028).

So che voi, il vostro clero e la vostra gente condividete l’attuale questione delle vocazioni sacerdotali come anche delle vocazioni alla vita religiosa.

4. Per la grande maggioranza dei cattolici scozzesi il rinnovato senso di appartenenza e condivisione della vita della Chiesa è sentito particolarmente all’interno della parrocchia locale. Ma esiste anche una più ampia comunione ecclesiale che unisce i fedeli alle loro diocesi, alle altre Chiese locali ed in special modo alla Chiesa di Roma. A questo riguardo, occorre menzionare quelle diocesi che soccorrono ai bisogni dei loro fratelli e sorelle all’estero, svolgendo attività che danno una testimonianza pratica alla fede della Chiesa, e promuovendo la loro missione religiosa. Il Fondo di Soccorso Internazionale Cattolico Scozzese (SCIAF) è un eminente esempio di questa generosità, particolarmente verso i popoli dell’Africa e dell’America Latina. Di uguale importanza è la prontezza da parte di quelle diocesi in grado di mandare preti e missionari laici nelle Chiese sorelle dei paesi in via di sviluppo. Il senso di comunione è rafforzato anche dal vostro lodevole spirito di collegialità, stretta collaborazione e fraternità quali Vescovi in unione con Pietro.

5. L’amore cristiano - la misura ultima di ogni autentico rinnovamento - è anche praticato più intimamente in casa. Coloro che sono bisognosi o travagliati, poveri o soli, hanno uno speciale diritto a questo amore. Come ogni società moderna la Scozia sta vivendo cambiamenti sociali ed economici che lasciano indietro molte di tali persone, ed è verso di esse che voi avete maggiormente diretto la vostra cura pastorale. Mi sto riferendo specialmente alle vostre preoccupazioni per i disoccupati e agli aiuti per la disintossicazione dalla droga. Entrambi questi problemi, che in modi diversi minacciano il bene comune come anche la dignità della persona umana, richiedono un’attenzione continua della Chiesa. In aggiunta a questi particolari problemi esistono i malati, i poveri e persone particolarmente bisognose, come gli anziani che ricevono la cura da molte istituzioni cattoliche del vostro paese. Dobbiamo guardare all’esempio lampante di santa Margherita di Scozia, per avere la conferma che ciò che viene fatto per l’ultimo dei nostri fratelli e sorelle viene fatto per Cristo stesso (cf. Mt 25, 31-46).

La sfida alla vita moderna crea grandi tensioni per la famiglia, specialmente per i giovani. Sono certo che i vostri sforzi concordi per rafforzare il matrimonio e la vita familiare daranno frutti per il bene della Chiesa e della Scozia, e che la vostra guida e il vostro incoraggiamento dei giovani li aiuterà a vivere una vita cristiana in stretto legame con il Vangelo. Capisco come il Movimento degli Scout e delle Guide sia una delle vie nelle quali i giovani possono ricevere un solido indirizzo nella vita. Benedica Dio ogni sforzo che promuove i valori cristiani tra i giovani.

6. Durante la mia visita pastorale nel 1982, ho parlato dell’Atto scozzese sull’Educazione del 1918, con il quale le scuole cattoliche sono parte costituente del sistema statale e forniscono essenziali garanzie che si protegga l’educazione religiosa e la carica degli insegnanti (cf. Giovanni Paolo II, Discorso al “Saint Andrew’s College”, Insegnamenti di Giovanni Poalo II, V/2 [1982] 2051). Questa disposizione rispetta la diversità religiosa del vostro paese e rende possibile un’educazione cattolica per i vostri bambini e i vostri giovani. Anche la presenza di cappellani cattolici nelle istituzioni di insegnamento più elevato e l’accurata preparazione dei futuri insegnanti di religione sono importanti per il successo della missione educativa della Chiesa.

7. Infine gioisco con voi per il progresso avvenuto nelle relazioni ecumeniche a partire dalla mia visita. In quella occasione ho espresso ai rappresentanti delle altre Chiese e comunità ecclesiali il desiderio che, tra le diversità del vostro paese, il nostro pellegrinaggio sulla terra sia compiuto insieme, camminando mano nella mano (cf. Giovanni Paolo II, Messa a Bellahouston Park, Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V/2 [1982] 2064ss.). Sono felice di constatare i numerosi contatti fruttuosi che si sono avuti e i comuni sforzi iniziati da allora. Questi includono la conferenza di Saint Andrew dal tema: “Non stranieri, bensì pellegrini”, che considerava questioni sulla natura della Chiesa, il pellegrinaggio ecumenico dei capi della Chiesa a Iona, un luogo intimamente connesso con le prime origini celtiche della Chiesa in Scozia e, insieme con Whithorn, culla della cristianità nel vostro paese; e il carattere ecumenico della celebrazione degli 850 anniversari della Abbazia di Melrose e del pellegrinaggio mariano annuale a Haddington.

Questi sforzi sono una parte del rinnovamento della società e personale. Il decreto conciliare Unitatis Redintegratio ci ricorda che “il rinnovamento della Chiesa ha una notevole importanza ecumenica. Rinnovamento in varie sfere della vita della Chiesa . . . deve essere considerato come promessa e garanzia per il futuro progresso ecumenico” (Unitatis Redintegratio, n. 6). Ugualmente, “non ci può essere ecumenismo degno di questo nome senza una conversione interiore” (Ivi, 7). Dobbiamo sempre ricordare che “questo cambiamento del cuore e santità di vita, insieme alla preghiera comunitaria ed individuale per l’unità dei cristiani, devono essere guardati come la base di tutto il movimento ecumenico” (Ivi, 8).

8. Cari fratelli, la celebrazione della Pentecoste di quest’anno ha una dimensione ulteriore in quanto inaugura l’Anno Mariano. Esso serve come memoria della maternità spirituale di Maria. È, come ho scritto nella mia lettera enciclica Redemptoris Mater “una maternità nell’ordine della grazia, perché implora il dono dello Spirito Santo che suscita i nuovi figli di Dio, redenti mediante il sacrificio di Cristo: quello Spirito che insieme alla Chiesa anche Maria ha ricevuto nel giorno di Pentecoste” (Ioannis Puali PP. II, Redemptoris Mater, 44). Raccomando voi e il vostro clero, i religiosi e i laici alla Madre del Redentore che è anche nostra Madre. Sia essa modello di fede cristiana e santità, e un sicuro segno di speranza e consolazione in questo pellegrinaggio terreno, non solo per voi, ma “per tutti coloro che in dialogo fraterno con voi, desiderano approfondire la loro obbedienza della fede” (Ivi, 33). Invocando la sua materna intercessione, e nell’amore di Gesù Cristo, imparto a voi e a tutto il clero, religiosi e laici di Scozia, la mia apostolica benedizione.

 

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