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VIAGGIO APOSTOLICO IN POLONIA
(8-14 GIUGNO 1987)

CERIMONIA DI BENVENUTO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Aeroporto «Okęcie» di Varsavia - Lunedì, 8 giugno 1987

 

1. Ancora una volta, all’inizio del mio terzo viaggio in patria, saluto tutti i miei connazionali. Saluto la Polonia, mia patria. Ringrazio il signor Generale - nella sua qualità di Presidente del Consiglio di Stato - per l’invito rivoltomi in gennaio a nome personale e delle supreme autorità della Repubblica Popolare Polacca.

Lo ringrazio anche delle parole di benvenuto appena pronunciate. Ringrazio il Cardinale Primate per l’analogo invito a nome della Chiesa in Polonia, e, in modo particolare, dell’episcopato. Rispondendo a questo invito, vengo a voi, come nel 1979 e nel 1983, per prendere parte, questa volta, al Congresso Eucaristico Nazionale. Ringrazio in modo particolare tutti i miei fratelli-pastori delle diocesi che si trovano sul cammino del mio pellegrinaggio in terra patria.

2. Per inscrutabile disposizione della Provvidenza divina sono stato chiamato proprio da questa terra, dalla sede di san Stanislao, nella regale Cracovia, per svolgere il “servizio di Pietro”.

Siamo ormai al nono anno da quel momento. La Chiesa, durante questo periodo, è divenuta nuovamente consapevole del fatto che, in Gesù Cristo, la sua via è ogni uomo, ovunque egli viva sul globo terrestre.

Seguendo questa coscienza della Chiesa nel mondo d’oggi, consolidata con nuova forza dal magistero dell’ultimo Concilio, cerco nel mio servizio di rispondere alla chiamata dei pastori e delle comunità del Popolo di Dio nei diversi luoghi della terra. Li visito perché diventi ancor più trasparente la verità che, in Cristo, Dio ha affidato come compito alla Chiesa ogni uomo. Tutti i popoli e tutte le nazioni della terra.

3. In questa terra polacca, che ho baciato per la terza volta, salutandola, vive la nazione che è la mia nazione. Vivono gli uomini che nascono dallo stesso storico tronco, dal quale anche a me è stato dato di nascere.

In questo momento desidero dilatare il mio cuore il più possibile per abbracciare con un nuovo slancio d’amore che unisce tutti coloro che vivono nella mia terra patria.

Tutti e ciascuno. Ogni donna e ogni uomo. Le famiglie. La gioventù. Gli anziani provati dalla vita. E i bambini - anche quelli che vivono tuttora sotto il cuore delle loro mamme. Tutti gli ambienti sociali e professionali. Gli uomini di lavoro: fisico e professionale. Gli uomini di cultura. I sacerdoti e le famiglie religiose sia maschili che femminili. Coloro che nutrono e coloro che difendono. Tutti, senza alcuna eccezione.

Tutti i Polacchi che vivono in terra patria. E tutti quelli fuori dei suoi confini - ovunque essi si trovino.

Ogni uomo che vive in terra polacca, ogni uomo che nasce in essa, rimane in Cristo redentore la via della Chiesa. Il Congresso Eucaristico ce lo fa presente in un modo particolare.

4. L’Eucaristia è legata alla terra. In ogni celebrazione eucaristica noi portiamo il pane e il vino come simbolo di tutti i doni della terra - i doni del Creatore, e il frutto del lavoro dell’uomo.

Perciò, sin dal primo momento del nostro incontro, che ci unisce al Congresso Eucaristico in Polonia, desidero accogliere questo dono della terra patria e della patria fatica, ovunque esso si compia e pronunciare su di esso parole di benedizione.

O terra polacca! Terra duramente provata! Terra bella! Terra mia! Sii benedetta! Ricevi il mio saluto!

E saluto voi, connazionali, che conoscete la gioia e la sofferenza dell’esistenza in questa terra. Vi invito alla comunione, a quella comunità che viene formata durante le generazioni da Cristo. Egli non cessa di restituire un senso all’uomo affaticato, smarrito, all’uomo che soffre, che perde la coscienza di tale senso. L’Eucaristia è il sacramento di questo grande senso. Essa aiuta anche a ricostruire la fede nei giusti ideali, la volontà di vivere la speranza.

5. Ancora una volta ringrazio del benvenuto nella capitale della Polonia. Nel corso del mio pellegrinaggio cercherò di servire la mia nazione - di servire gli uomini miei connazionali, fratelli e sorelle. Chiedo a tutti di accettare il mio servizio pastorale.



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