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VIAGGIO APOSTOLICO NEGLI STATI UNITI D’AMERICA E IN CANADA

CERIMONIA DI CONGEDO DAGLI STATI UNITI

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Aeroporto di Detroit - Sabato, 19 settembre 1987

 

Signor vicepresidente,
cari amici, caro popolo d’America
.

1. Ancora una volta Dio mi ha dato la gioia di compiere una visita pastorale nel vostro Paese: gli Stati Uniti d’America. Sono pieno di gratitudine verso di lui e verso di voi. Ringrazio il vicepresidente di essere presente oggi, e ringrazio tutti voi dal profondo del cuore per la cortesia e la calda accoglienza riservatami ovunque.

Non posso lasciarvi senza esprimere i miei ringraziamenti a tutti coloro che hanno lavorato così intensamente per rendere possibile questa visita. In particolare desidero ringraziare i miei confratelli vescovi e tutti i loro collaboratori che per molti mesi hanno programmato e organizzato dettagliatamente questi giorni. La mia gratitudine va a tutti coloro che hanno garantito la sicurezza e assicurato l’ordine pubblico in modo eccellente. Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato per fare di questa visita soprattutto un’occasione di feconda evangelizzazione e di devota celebrazione della nostra unità nella fede e nell’amore.

Sono grato inoltre ai membri di altre Chiese e di altre fedi e a tutti gli americani di buona volontà che mi hanno accompagnato personalmente o attraverso i mezzi di comunicazione, mentre viaggiavo da una città all’altra. Una speciale parola di ringraziamento va agli uomini e alle donne che operano nei mezzi di comunicazione per la loro costante e diligente assistenza nel recare il mio messaggio al popolo, e per avermi aiutato a raggiungere quei milioni di persone con le quali altrimenti non avrei avuto alcun contatto. Cosa più importante di tutte, sono grato a tutti coloro che mi hanno sostenuto con le loro preghiere, particolarmente gli anziani e i malati, che sono così cari al cuore di Gesù Cristo.

Al momento della partenza, esprimo la mia gratitudine a Dio anche per ciò che sta compiendo tra di voi. Con le parole di san Paolo, anch’io posso dire con fiduciosa sicurezza “che colui che ha iniziato in voi quest’opera buona la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù” (Fil 1, 6-7). E sono anche fiducioso che l’America sarà sempre più cosciente della sua responsabilità per la giustizia e la pace nel mondo. Come nazione che ha ricevuto tanto essa è chiamata a un servizio generoso e costante nei confronti degli altri.

2. Accomiatandomi da voi, porto con me il vivo ricordo di una nazione dinamica, di un popolo cordiale e ospitale, di una Chiesa abbondantemente benedetta da una ricca varietà di tradizioni culturali. Vi lascio ricordando con ammirazione lo spirito ecumenico che spira fortemente attraverso questo Paese, il genuino entusiasmo dei vostri giovani, e le aspirazioni e speranze dei vostri immigrati più recenti. Porto con me il ricordo indimenticabile di un Paese che Dio ha abbondantemente benedetto sin dalle origini.

“America la bella!”. Sono le parole che pronunciate in una delle vostre canzoni nazionali. Sì, America, sei veramente bella, e benedetta in tanti modi:

nelle tue maestose montagne e nelle tue fertili pianure;
nella bontà e nel sacrificio che si celano nelle tue città industriose e nei tuoi sobborghi in continua espansione;
nel tuo ingegno inventivo e per i tuoi splendidi progressi; nel potere che impieghi per servire e nella ricchezza che condividi con altri;
per ciò che fai per i tuoi figli, e per ciò che fai per altri oltre i tuoi confini;
per il tuo modo di servire, per il modo in cui tieni viva la fiamma della speranza in tanti cuori; nella tua aspirazione ad eccellere e nel tuo desiderio di riparare tutti gli errori.

Sì, America, tutto questo ti appartiene. Ma la tua maggior bellezza e la tua benedizione più abbondante stanno nella persona umana: in ogni uomo, donna e bambino, in ogni immigrante, in ogni figlio e figlia nati qui.

3. Per questo motivo, America, la tua identità più profonda e il tuo carattere più autentico come nazione sono messi in evidenza dal tuo atteggiamento verso l’uomo. La prova definitiva della tua grandezza è nel modo in cui tratti ogni uomo, ma in particolar modo il più debole ed indifeso.

Le migliori tradizioni del tuo paese presuppongono il rispetto di coloro che non possono difendersi da soli. Se vuoi che ci sia giustizia per tutti, vera libertà e pace durevole, difendi la vita, America! Tutte le cause per le quali ti batti e nelle quali t’impegni oggi avranno significato solamente a condizione che tu garantisca il diritto alla vita e protegga la persona umana:

nutrendo i poveri e accogliendo i rifugiati;
rafforzando il tessuto sociale di questa nazione;
promuovendo l’autentica emancipazione della donna;
garantendo i diritti delle minoranze;
perseguendo il disarmo, pur garantendo la legittima difesa; tutto ciò riuscirà soltanto se saranno garantiti il rispetto per la vita e la sua protezione legale a ogni essere umano, dal concepimento alla morte naturale.

Ogni essere umano - per quanto vulnerabile o indifeso, giovane o vecchio, sano o handicappato o malato, utile o non produttivo per la società - è un essere di valore inestimabile, creato a immagine e somiglianza di Dio. È questa la dignità dell’America, la ragione della sua esistenza, la condizione per la sua sopravvivenza. Sì, la prova conclusiva della sua grandezza: rispettare ogni persona umana, specialmente quella più debole e indifesa, quella non ancora nata. [ . . .]

 

© Copyright 1987 -  Libreria Editrice Vaticana 

 



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