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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PELLEGRINI DELLA DIOCESI DI FIESOLE

Aula Paolo VI - Sabato, 26 settembre 1987

 

1. Il mio cordiale benvenuto a tutti voi, fedeli di Fiesole, che avete voluto restituire la visita da me compiuta alla vostra Città nell’ottobre dell’anno scorso.

Saluto il vostro vescovo, il venerato fratello Luciano Giovannetti, il sindaco e tutte le autorità che, guidando il vostro pellegrinaggio alla tomba di Pietro, hanno organizzato questo incontro. A tutti rinnovo il mio saluto di pace e di benedizione nel Signore, insieme con l’augurio di ogni desiderata prosperità.

La vostra presenza qui mi riporta con la memoria alla terra di Toscana e agli incontri, tanto cordiali e pieni di entusiasmo, che ho avuto nella splendida e storica città di Fiesole.

Come non ricordare il saluto della Comunità in piazza Mino, l’incontro con i sacerdoti, i religiosi e le religiose nella cattedrale, la celebrazione eucaristica al teatro romano, dove i vostri fiorai hanno allestito un giardino straordinariamente fiorito? È proprio durante quella celebrazione che ho potuto incoronare l’immagine, da voi tanto venerata e amata, della Madonna Primerana. Mi è caro, altresì, esprimere apprezzamento per l’iniziativa della vostra carità, che si è manifestata soprattutto con l’offerta delle attrezzature sanitarie per la località della Bolivia, dove operano i missionari della diocesi. Ricordo i vostri canti e l’intensa partecipazione alla celebrazione eucaristica.

2. Sono venuto a voi, come ho detto allora, per testimoniare il Vangelo di Cristo Signore e confermare i credenti, e anche oggi vi esorto a perseverare nell’impegno che la fede esige da voi. Come tutti i cristiani “dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede” (1 Pt 1, 5), e non dovete cedere alla timidezza, quando si tratta della testimonianza da rendere al Signore Gesù.

Di fronte alle prove che oggi insistentemente premono contro la coscienza del cristiano, occorre avere una fede intrepida e coraggiosa, illuminata dalla parola di Dio e sorretta dalla sua grazia in adesione alla predicazione della Chiesa: una fede che sia un’esperienza gioiosa di Cristo, redentore dell’uomo.

La fede - occorre ricordarlo - non è debolezza o alienazione, come alcune ideologie vorrebbero inculcare. Credere significa raggiungere la verità somma e affermare la propria libertà con un impegno che non rifugge da serie prospettive morali. Credere è fidarsi di Dio e camminare alla sua luce. La fede è una forza che impegna il cristiano, ancor più che gli altri, nello sforzo di costruire una società più giusta, più pacifica, più umana. Non debolezza, dunque, ma forza dello spirito è la fede.

Ma non si tratta solo di un fatto personale: Cristo invia il credente come testimone tra i fratelli. Dalla fede che si possiede deriva la proposta che il credente rivolge agli altri in un dialogo costruttivo e amico. Essa tende, così, a divenire una forza morale che attrae verso un incontro di comunione con la verità di Dio. All’uomo, che tanto spesso oggi ha smarrito il senso di Dio e della sua presenza o intristisce in una prospettiva di vita priva di speranza, il vero credente porta il “lieto annuncio” del regno di Dio e della salvezza che viene da Cristo.

Anche se talvolta un’inquietudine percorre l’anima del cristiano quando c’è bisogno di ulteriore chiarezza, oppure perché occorre cercare espressioni più adeguate per un dialogo con i fratelli, la vitalità di una fede fondata potrà “risvegliare le migliori energie, per individuare e promuovere con generosità e creatività, dovunque è possibile, occasioni, luoghi, iniziative per annunziare a tutti la buona notizia del Vangelo” (Ioannis Pauli PP. II, Omelia nella città di Fiesole, 18 ott. 1986: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IX/2 [1986] 1073).

Attingete a piene mani dal Vangelo, meditando le parole e l’esempio di Cristo, scoprendo a questa luce il progetto che Dio ha per l’intera Comunità cristiana di Fiesole e per la vocazione di ciascuno di voi. Potrete così cooperare con tutti gli uomini di buona volontà nel promuovere tutto ciò che è vero, tutto ciò che è giusto, tutto ciò che è santo, tutto ciò che è amabile (cf. Fil 4, 8), entrando in dialogo con ogni fratello in atteggiamento di prudenza, disponibilità e zelo. Sarete solidali con tutti nella ricerca del vero bene e dell’autentica promozione umana, mentre vi impegnerete a dare dall’interno un’anima più cristiana alla vostra società fiesolana.

3. Un pensiero particolare rivolgo ora a voi, giovani, ben sapendo che proprio in voi si manifesta talvolta con singolare concretezza la fame e la sete di Dio. Non mortificate mai la freschezza, la gioia e l’originalità del vostro desiderio di conoscere Cristo; non rinunciate a cercarlo, approfondendo l’esperienza della sua parola. Lasciatevi guidare dalla fede nella via della verità, per avvicinarvi, ricchi di essa, agli altri fratelli. È la verità che salva e garantisce il vostro avvenire: la verità tutta intera, illuminante ed esigente. Siate capaci di discernimento per liberarvi dalle insidie della verità falsificate, dalle suggestioni dell’assurdo, della violenza, del materialismo edonistico.

Vi assista in questa impresa la Vergine Maria, la Madonna Primerana, vostra speciale patrona. In Maria cercate di cogliere il senso del cammino-pellegrinaggio che la vostra Comunità, insieme con tutta la Chiesa, svolge attraverso la storia e il tempo. In questo itinerario Maria è presente come colei che è “beata perché ha creduto”, come colei che avanza nella peregrinazione della fede, donando l’esempio di come si crede e come si attesta la verità del Cristo, poiché ella ha partecipato come nessun’altra creatura al mistero del suo Figlio divino (cf. Ioannis Pauli PP. II, Redemptoris Mater, 25).

La Vergine assista la vostra Chiesa particolare nello svolgimento del Sinodo diocesano, conforti e confermi nello zelo il vescovo, e i sacerdoti, sostenga lo spirito di coloro che operano per il bene comune, dia serenità a coloro che soffrono.

Con questi sentimenti ben volentieri rinnovo a tutti voi e alle persone che vi stanno a cuore la mia benedizione.

 

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